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Al ristorante, le scelte dei genitori – specie quelle di chi va spesso a mangiare fuori, e ha disponibilità economiche limitate e un livello di scolarizzazione basso –influenzano quelle dei figli, e determinano le loro abitudini alimentari. Sarebbe opportuno tenerne conto e fornire menu che aiutino a correggere le decisioni scorrette, e che valorizzino i benefici di un’alimentazione sana, proponendo alternative valide.

Lo suggeriscono le conclusioni di uno studio pubblicato sul Journal of Nutrition Education and Behavior dai ricercatori del Department of Food Science and Human Nutrition dell’Università di Fort Collin (Colorado) nel quale sono stati valutati i comportamenti di oltre 1.100 nuclei familiari a basso reddito, frequentatori abituali di ristoranti soprattutto del tipo fast food, e con figli di età compresa tra i due e gli 11 anni.

Le tipologie di genitori e figli

A seconda delle consuetudini, i partecipanti sono stati suddivisi in tre categorie. La prima è quella dei clienti definiti senza problemi, che rappresentavano poco meno dell’8% del totale. Queste persone davano priorità alla praticità e alla convenienza, ed evitavano di cucinare a casa. Inoltre attribuivano uno scarso valore al sostegno delle imprese locali, al gusto, alle caratteristiche nutrizionali e alla socialità legata al fatto di mangiare fuori.

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Il comportamento dei genitori influenza quindi fortemente quello dei figli

La seconda categoria è quella dei clienti chiamati indulgenti, che costituivano il gruppo principale, con quasi il 55% del totale. In questo caso, la specificità era quella di attribuire una grande importanza al sapore, senza far troppo caso agli aspetti nutrizionali o a quelli etici del cibo scelto. Il terzo gruppo è quello dei consumatori definiti poliedrici, che arrivava al 37%. In questo caso, le persone mostravano di apprezzare una combinazione di qualità nutrizionale elevata, approvvigionamento locale e sicurezza alimentare, ed erano relativamente più propense a fare scelte alimentari più equilibrate e più sane per i propri figli. Il fatto di poter evitare di cucinare a casa non era una motivazione sufficiente per andare fuori.

Per quanto riguarda le inclinazioni delle generazioni successive, i figli dei clienti senza problemi si sono rivelati simili ai genitori, cioè molto meno propensi degli altri a scegliere pasti sani come pollo alla griglia o frutti di mare degli altri, e a optare per alimenti quali hamburger e pizza. I figli degli indulgenti, analogamente, hanno fatto scelte paragonabili a quelle dei genitori e solo leggermente più sane di quelle dei primi, mentre i figli dei consumatori poliedrici sono stati i migliori, come i loro genitori.

Un menu per ogni tipologia

Il comportamento dei genitori influenza quindi fortemente quello dei figli, quando si tratta di decidere che cosa ordinare da un menu. La domanda allora è: in che modo si può evitare che soprattutto i figli di coloro che, per necessità o per scarsa informazione, si alimentano nel modo peggiore, acquisiscano le stesse pessime abitudini?
Gli autori non hanno una soluzione unica, ma ritengono che le autorità sanitarie e i gestori dei ristoranti potrebbero fare la loro parte, con interventi modellati sulle tre tipologie e diretti ai bambini.

Per esempio, evidenziando la comodità e il gusto dei pasti nutrienti per i consumatori senza problemi. Per quelli indulgenti, i ristoranti potrebbero introdurre innovazioni del menu che soddisfino chi bada soprattutto al sapore, riducendo al contempo le calorie e gli ingredienti malsani. Inoltre, i consumatori poliedrici potrebbero essere attratti da un accesso ancora più ampio a opzioni alimentari locali, sostenibili e nutrienti, che consentano loro di scegliere consapevolmente, tenendo presente anche la salute dei propri figli.
Tutto ciò potrebbe avere ricadute più generali perché, come concludono gli autori “Le strategie di salute pubblica mirate alle esperienze e ai valori dei genitori potrebbero essere un modo efficace per promuovere un’alimentazione più sana nei bambini”.

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