Ci vorranno ancora dieci anni, ma McDonald’s, stando a quanto annunciato nei giorni scorsi, passerà alle uova di galline non allevate in gabbia, almeno per quanto riguarda il mercato statunitense e canadese (in totale oltre 16.000 punti vendita).
L’iniziativa si inserisce nel solco dei cambiamenti imposti alle grandi multinazionali da un’opinione pubblica sempre più sensibile sia alla qualità nutrizionale degli alimenti, sia alle produzioni sostenibili, comprese le condizioni di allevamento degli animali. E quando si muove il colosso degli hamburger, molto spesso i competitori lo seguono, preoccupati di perdere le fette di mercato costituite dai clienti più attenti. Non a caso Burger King, uno dei principali, ha annunciato che arriverà alle uova di galline non allevate in gabbia entro il 2017, cioè che ha intenzione di battere sul tempo McDonald’s.
I numeri sono imponenti: per i ristoranti canadesi, ogni anno l’azienda acquista 120 milioni di uova, per quelli statunitensi addirittura due miliardi, che vengono utilizzate per i menu della prima colazione e nelle ricette di muffin e altri prodotti da forno; di tutte queste, dal 2013 a oggi sono già state usate 13 milioni di uova cage-free. Stando a quanto riferito dall’azienda, la decisione deriva da un lavoro iniziato nel 2010 insieme con la Coalition for a Sustainable Egg Supply e volto a identificare le condizioni di allevamento migliori sia per le galline ovaiole sia per l’ambiente, e segue di pochi giorni l’altra decisione importante: quella di non usare più carne trattata con gli antibiotici né latte di animali trattati con l’ormone della crescita a partire dal 2017 e, in generale, le correzioni dei menu basate sulla riduzione dei grassi saturi e delle ricette.
Se da un lato dobbiamo valutare positivamente questi cambiamenti, altri comportamenti dell’azienda lasciano perplessi, come si è visto anche in occasione di Expo (leggi articolo). E lasciano nell’osservatore uno sgradevole dubbio: che iniziative come quella delle uova (per la quale, comunque, dieci anni appaiono davvero troppi) siano tentativi di rinnovare un’immagine pesantemente compromessa da anni.
Giornalista scientifica
a parte che in USA hanno il problema non risolto e nemmeno affrontato degli OGM, per me, semplicemente, McDonald’s non esiste.