Il mais geneticamente modificato Bt della Monsanto, introdotto dal 2003 e protagonista delle immense colture statunitensi, sta iniziando a manifestare grandi problemi: la supposta resistenza ai parassiti delle radici sta venendo meno, costringendo gli agricoltori a pratiche scorrette e inutili, come la dispersione di pesticidi, in teoria evitata proprio grazie al mais Bt. Per questo 22 ricercatori hanno scritto una lettera congiunta all’Environmental Protection Agency (EPA) nella quale chiedono provvedimenti urgenti, prima che la situazione sfugga di mano.

 

Il mais Bt è stato pubblicizzato come una sorta di prodotto Ogm biologico (il termine usato è stato “biopesticida”), perché la modifica consiste nell’introduzione di tossine del batterio Bacillus thuringiensis (in particolare di una proteina chiamata Cry3Bb1), che causano la morte di diversi parassiti delle radici.

 

Per questo motivo è stato accolto favorevolmente da molti agricoltori statunitensi, che sono cresciuti nel tempo, al punto che oggi il Bt (insieme ad altri semi geneticamente modificati) è utilizzato in più del 90% delle coltivazioni di mais degli Stati Uniti. Queste ultime, a loro volta, occupano migliaia di ettari e hanno rimpiazzato le altre colture, perché il mais viene destinato all’alimentazione umana, a quella animale, alla produzione di bioetanolo e ad altri scopi industriali.

 

Tuttavia, a distanza di qualche anno, ecco i primi “effetti indesiderati”. Contro di essi la Monsanto, che aveva osservato l’insorgenza di resistenza in laboratorio negli anni scorsi, consiglia di alternare la coltura di mais Bt con quella di soia o di altri mais geneticamente modificati e di spargere insetticidi a gogo. Del resto, secondo la stessa Monsanto – che afferma di seguire personalmente gli agricoltori che utilizzano le sue sementi e di lavorare insieme a loro per risolvere eventuali imprevisti – nel 2011 solo lo 0,2% dei campi coltivati con mais Bt presentava casi di perdita di resistenza ai parassiti.

 

L’EPA però, interpellato nei mesi scorsi, ha bollato il sistema di monitoraggio del colosso della chimica come “largamente inadeguato”. E gli autori della lettera ritengono che la questione abbia dimensioni assai più preoccupanti, dal momento che casi di perdita di resistenza sono stati segnalati in Iowa, Minnesota, Illinois, Nebraska e South Dakota.

 

Per questo, secondo loro, insistere con l’introduzione del mais modificato può solo aggravare la situazione. Tanto più che da qualche anno le coltura di mais Bt vengono introdotte anche in aree dove non ve ne sarebbe alcun bisogno perché la presenza di parassiti è del tutto sotto controllo.

 

Inoltre – sottolineano sempre gli autori dell’appello – utilizzare insetticidi e pesticidi su mais Ogm è del tutto sconsigliabile, non solo perché ciò fa lievitare i costi, ma anche perché distorce le dimensioni del problema e impedisce di conoscere la situazione reale, unico modo per approntare i giusti provvedimenti e le misure preventive.

 

Al di là della questione specifica, la storia del mais Monsanto rappresenta un campanello d’allarme e costituisce l’amara dimostrazione del fatto che c’è ancora molto da capire su queste piante, e ciò dovrebbe indurre a utilizzare di più e meglio il principio di precauzione, prima di permettere un utilizzo intensivo.

 

Agnese Codignola

foto: Photos.com

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Foltran Luca
Foltran Luca
14 Marzo 2012 12:36

Ma non erano proprio i fautori degli OGM ad acclamare a gran voce che questi prodotti avrebbero consentito una drastica riduzione dell’impiego di pesticidi? Sarebbe clamoroso, segno però che ciò che non si conosce a fondo (e sulla distanza, inteso come storico per poter valutare come si comporta un prodotto nel corso del tempo)può sempre rivelare sorprese inattese.

Diego
Diego
14 Marzo 2012 13:07

Al di là dei toni sensazional-allarmistici dell’articolo, chiunque abbia un po’ di conoscenze in agricoltura sa che le popolazioni di insetti si adattano agli insetticidi in modo da renderli inefficaci e costringere i ricercatori a sintetizzare nuove molecole, Altrimenti non si spiegherebbero tutte le varie "famiglie" di insetticidi che si sono succedute a partire dagli arseniati di piombo in poi. Dopo 10 anni di coltivazioni del mais BT, ci si poteva aspettare l’insorgenza di resistenze è normale!! Purtroppo gli agricoltori accecati dalle formidabili armi che la tecnologia mette loro in mano, si dimenticano di attuare quelle sane tecniche agronomiche che allontanerebbero il pericolo di resistenze (d’altronde succede anche nell’umana con antibiotici usati a sproposito e banalmente), l’istituzione di aree rifugio con mais normale dove gli insetti non avevano limiti alla proliferazione, zone con bassa incidenza di attacchi parassitari, dove il mais BT non aveva motivo di essere coltivato, sono tutti accorgimenti che avrebbero spostato il là il problema, quindi richiamare il Principio di precauzione non ha senso, perchè l’insorgere di resistenze è un fatto normale che non ha niente a che vedere con la tecnica di produzione del mais BT. Un’ultima osservazione gli insetticidi non si "disperdono", si applicano, altrimenti passa l’idea che gli agricoltori armati di secchi vadano in giro a lanciare secchiate sui campi. Siccome i trattamenti costano, ci sono macchine che applicano gli insetticidi o fungicidi a volumi bassi o ultrabassi in maniera efficace, impedendo la dispersione (in questo caso il termine è corretto)ed utilizzando quantitativi molto ridotti rispetto ad anni fa. Saluti

Sergio
Sergio
17 Marzo 2012 20:15

A proposito di applicazione di insetticidi mi sembra che in genere sia effettuata per irrorazione che non ha niente a che fare con i secchi.
I volumi bassi o ultrabassi sono tutti da verificare.