In tutta Italia si lamenta un forte aumento della presenza del granchio blu (Callinectes sapidus), specie aliena e invasiva che sta danneggiando gravemente la produzione di vongole filippine, in particolare in Emilia Romagna e in Veneto.
Intervista all’esperta
Saša Raicevich, responsabile dell’Area per la conservazione, la gestione e l’uso sostenibile del patrimonio ittico e delle risorse acquatiche marine nazionali dell’ISPRA, il cui gruppo si occupa da tempo della diffusione di questo animale e delle specie aliene marine in ambito italiano, a riguardo spiega: “Il granchio blu è una specie che proviene dalla costa dell’oceano Atlantico occidentale, dove la sua presenza si estende dagli Stati Uniti fino all’Argentina. Si presuppone che sia arrivato tramite l’acqua di zavorra delle navi. Dopo una prima segnalazione in Laguna di Venezia nel 1949, si è diffuso sulle coste italiane già dagli inizi degli anni duemila, ma ora stiamo assistendo a una fase di espansione e di irrobustimento della presenza, che si manifesta con una vera esplosione numerica.”
“Il granchio blu ormai è diffuso nella maggior parte delle coste italiane, soprattutto negli ambienti di transizione e in prossimità delle foci dei fiumi. Nei luoghi in cui si diffonde preda in modo molto vorace. Nelle lagune del Polesine preda in particolare i molluschi, ma ci sono arrivate anche segnalazioni di predazione di pesci nella zona di Orbetello e sui banchi di telline nel Lazio. I danni che provoca sono importanti, poiché le lagune dove si sta diffondendo ospitano una buona parte della produzione nazionale di molluschi bivalvi, che a sua volta rappresenta una parte rilevante della produzione europea.”
Contrastare l’invasione del granchio blu
“Vista la pervasività della situazione è in atto un tentativo di ridurne la popolazione. Al momento sono anche state date delle autorizzazioni sia in Emilia Romagna sia nel Veneto per fare una raccolta emergenziale di granchi blu, e a questo fine nel Polesine è stato temporaneamente autorizzato l’utilizzo di un tipo di attrezzo trainato nelle aree date in concessione per l’acquacoltura. Se in passato i pescatori si concentravano sulla pesca degli esemplari maschi più grandi (siamo intorno al mezzo chilo a individuo), rigettando stadi intermedi e le femmine, ora si cerca di raccogliere anche i granchi che non hanno mercato, e che dopo la cattura devono essere smaltiti con i relativi costi annessi. Si tratta comunque di una situazione emergenziale. Il governo, con il recente Decreto Omnibus ha previsto la disponibilità di 2,9 milioni di euro per sostenere i costi associati.”
Una specie commerciale
Il granchio blu ha però un valore commerciale (il suo costo può raggiungere i 15 euro al chilo, ma la sovrabbondanza potrebbe influenzarne i prezzi) e può rappresentare una risorsa. La sua presenza nei menù dei ristoranti è ancora sporadica, anche se inizia a comparire sui banchi . “Si tratta di una specie commestibile, che incontra il favore dei consumatori. Negli Stati Uniti è una specie commerciale di alto livello, ed è molto diffuso nelle baie e nei golfi. Oltre alla produzione c’è anche un’industria che si occupa della trasformazione. Negli Usa però c’è il problema opposto, perché a causa dell’eccessivo sfruttamento e di problemi ambientali è necessario sostenere la diffusione di questa specie per salvaguardare i risvolti economici.”
“Il genere a cui appartiene il granchio blu in Italia è entrato nella lista delle specie commerciali nazionali nel 2017. C’è l’attività di pesca diffusa con attrezzi di tipo tradizionale in particolare nelle lagune e nelle acque di transizione (cioè quelle che si trovano tra acque dolci e salate, come le foci dei fiumi e le lagune), e stanno anche nascendo delle startup per valorizzare questo prodotto, sia per il consumo fresco sia come semilavorato. Inoltre sono in atto degli studi per valutare se il granchio blu possa essere utilizzato nell’ambito della mangimistica, e c’è anche chi ipotizza di esportarlo negli Stati Uniti, dove c’è già un mercato sviluppato. La commercializzazione del prodotto potrebbe anche restituire del valore a quei pescatori che nel frattempo hanno perso altre risorse.”
I danni del granchio blu
“I danni comunque non si limitano alla sfera commerciale. Oltre alla cattura dei molluschi da parte dei nuovi granchi, si vede anche una riduzione delle specie nostrane di granchi, di bivalvi e di pesci. Il problema quindi è duplice, oltre quello che interessa il reparto ittico c’è n’è uno di tipo ambientale, che va ancora quantificato. Il granchio blu è una specie molto robusta, capace di diffondersi in ambienti con climi diversi e dalla salinità variabile, quindi dalle foci dei fiumi fino al mare. Inoltre ha un ciclo vitale complesso, che comprende anche meccanismi di autocontrollo: uno dei principali predatori del granchio blu è il granchio blu stesso, perché quando il granchio muta, il suo carapace è morbido e l’esemplare è facilmente predabile, anche da altri granchi adulti.”
“Quello che sappiamo è che il granchio blu non scomparirà, ormai la numerosità ha raggiunto livelli per cui non si può eliminare. Possiamo parlare solo di contenimento. Quindi sarà sempre più importante trovare un equilibrio, anche utilizzando nel modo più efficace gli strumenti di pianificazione dell’attività di pesca utilizzando il granchio blu come risorsa, ma bisogna anche controllarne la popolazione per proteggere l’acquacoltura e l’ambiente.”
Trovare un nuovo equilibrio
“Per capire come arrivare a questo equilibrio sono necessari ulteriori studi sul comportamento dei granchi, su come si adatta alle condizioni ambientali e quali sono i punti critici del ciclo vitale da utilizzare con efficacia per limitarne la presenza. Un momento in cui si potrebbero svolgere attività di pesca mirata è quello in cui le femmine vanno a riprodursi in mare, ma serve un maggior quantitativo di dati per dare al fenomeno della loro espansione una risposta più strutturata. In questo modo il granchio potrà essere gestito dal punto di vista ittico avendo un’idea più chiara di quanti esemplari si possono prelevare pur mantenendo l’equilibrio dell’ecosistema (anche se di vero equilibrio non si può parlare, essendo gli ecosistemi dinamici)”.
“In quanto ISPRA, oltre a fornire supporto tecnico scientifico al MASE su questo tema, riceviamo molte segnalazioni da cittadini e pescatori che ci permettono di comprendere l’evoluzione della situazione, e per questo invitiamo i pescatori e gli addetti ai lavori a comunicarci quando notano esemplari alieni, soprattutto se ci si trova in un ambiente che si conosce e si frequenta. Questo non solamente nel caso del granchio blu, che non è l’unica specie aliena che si sta diffondendo; altri esempi sono il pesce scorpione, il pesce coniglio e il pesce palla maculato. Infine è importante ricordare l’importanza della salvaguardia degli ambienti per impedire la diffusione di nuovi esemplari. Più sono naturali e poco degradati, più limitato sarà il successo delle specie aliene. Gli ambienti dedicati all’acquacoltura d’altro canto mostrano ad oggi maggiore vulnerabilità perché presentano un’elevata concentrazione di prende potenziali”.
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però come ogni altro crostaceo in Italia è vietata la pesca amatoriale, almeno fate una deroga lungo le coste compreso nelle riserve marine
il granchio blu contro gli ambienti marini? mentre l’homo sapiens sta svuotando oltre che inquinando gli oceani
Mio modesto avviso, dovremmo proteggere sempre e comunque i prodotti e le specie nostrane. Quindi limitare al massimo la riproduzione di questo granchio che è di fatto molto invasivo non solo nelle lagune …