Le nuove linee guida dietetiche per gli americani, pubblicate pochi giorni fa dal governo statunitense, indicano esplicitamente l’olio di palma tra i grassi saturi, il cui consumo complessivo non dovrebbe superare il 10% dell’apporto calorico quotidiano. Gli alimenti ad alto contenuto di grassi saturi indicati dalle linee guida sono: burro, latte intero, carni non etichettate come magre, oli tropicali come olio di cocco e olio di palma. L’indicazione di questo limite è stata decisa perché nella popolazione statunitense si registra un eccessivo consumo di grassi saturi, che aumentano il livello di colesterolo cattivo nel sangue, con conseguente rischio di disturbi cardiovascolari.
Per la redazione delle linee guida, il governo Usa si è avvalso della consulenza di un comitato di esperti nei campi della nutrizione e della salute, nel cui documento finale si osserva che, in generale, i grassi ad alto contenuto di acidi grassi saturi sono solidi a temperatura ambiente. Alcuni oli vegetali tropicali, come quello di cocco, di palma e di palmisti, essendo ad alto contenuto di grassi saturi, ai fini nutrizionali vanno considerati come grassi solidi.
Le linee guida suggeriscono di consumare oli provenienti da piante come colza, mais, oliva, arachide, cartamo, soia e girasole. Viene anche ricordato che gli oli sono naturalmente presenti anche in noci, semi, frutti di mare, olive e avocado. Gli oli, si legge nelle linee guida, contengono un’alta percentuale di grassi monoinsaturi e polinsaturi e, anche se non costituiscono un gruppo alimentare, il loro consumo fa parte di abitudini alimentari sane, perché sono la principale fonte di acidi grassi essenziali e di vitamina E. Invece i grassi contenuti in alcune piante tropicali, come l’olio di cocco, l’olio di palmisti e l’olio di palma, non sono inclusi nella categoria degli oli, perché non assomigliano agli altri oli nella loro composizione. In particolare, contengono una percentuale maggiore di grassi saturi rispetto agli altri oli.
Dopo aver detto che l’olio di palma va incluso nella categoria dei grassi solidi e non in quella degli oli, le linee guida affermano che bisogna passare dai grassi solidi agli oli e, se possibile, nella preparazione dei cibi si dovrebbero utilizzare olio.
Queste considerazioni non sono piaciute ai produttori di olio di palma. Sul sito Palm Oil Health, in cui i produttori di olio di palma sostenibile della Malesia diffondono notizie sui benefici nutrizionali e per la salute dell’olio di palma, viene intervistato, come molte altre volte, Roger Clemens, della School of Farmacy della Southern University of California, secondo il quale “i grassi sani, come l’olio di palma sostenibile della Malesia, sono parte integrale di una dieta sana” e “l’evidenza attuale non supporta in modo chiaro le linee guida cardiovascolari, che incoraggiano un elevato consumo di acidi grassi polinsaturi e un basso consumo di grassi saturi totali”. “Non è dei grassi saturi che dobbiamo preoccuparci”, conclude l’esperto di fiducia dei produttori di olio di palma della Malesia.
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