legumi assorititi

legumiIl 98% delle lenticchie consumate in Italia sono importate. C’è di più. Per soddisfare il fabbisogno nazionale importiamo anche grossi quantitativi di altri legumi secchi. Si stima che circa due terzi dei legumi consumati in Italia siano di origine estera, il doppio rispetto alla media dell’Unione europea (33%). Lo rivela un rapporto dell’Istituto di ricerca Areté per l’Alleanza cooperative agroalimentari.

Se la maglia nera spetta alle lenticchie, che sono di provenienza estera nel 98% dei casi, anche le importazioni degli altri legumi fanno registrare numeri da capogiro. Secondo lo studio, il 95% di tutti i fagioli consumati in Italia sono di origine straniera, così come il 71% dei piselli e il 59% dei ceci. In totale, nel 2017 abbiamo importato 360 mila tonnellate di legumi.

Nonostante ciò, la produzione italiana sta facendo registrare una crescita promettente. L’espansione delle coltivazioni arriva dopo il periodo nero degli anni tra il 2010 e il 2015 (135 mila tonnellate), quando le coltivazioni nostrane avevano toccato il record negativo del -81% rispetto alle 640 mila tonnellate prodotte durante gli anni ’60. Oggi l’Italia si colloca all’ottavo posto in Europa, con 200 mila tonnellate annue di legumi secchi, quattro volte meno rispetto alla Francia, che con le sue 788 mila tonnellate è il primo produttore del vecchio continente. Numeri che impallidiscono di fronte a quelli dell’India, che da sola coltiva il 32% delle 82 milioni di tonnellate di legumi mondiali.

Nonostante il trend positivo il tasso di crescita mondiale non è sufficiente per soddisfare il fabbisogno, in costante aumento di pari passo con la crescita della popolazione e con il cambiamento degli stili di vita che si orienteranno sempre più verso il consumo di proteine vegetali. Secondo la FAO tra il 2000 e il 2014 la produzione globale di legumi è cresciuta del 17% mentre la crescita della popolazione mondiale è aumentata del 19%.

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Alessio
Alessio
18 Ottobre 2018 17:36

Appare strano che ci sia un’attenzione quasi maniacale sulle importazioni (peraltro indispensabili) di grano duro e di olio mentre in altri comparti, dove la carenza produttiva dell’Italia rispetto al fabbisogno nazionale risulta ancora maggiore, ci sia un assordante silenzio. Evidentemente ci sono importazioni e importazioni…..

ALESSANDRO
ALESSANDRO
5 Novembre 2018 20:06

UN ARTICOLO INTERESSANTE ED ASSAI APPREZZABILE. PURTROPPO NEL NS PAESE E’ ANCHE CONSENTITO DI GIOCARE SUL NOME PER CATTURARE, SECONDO ME IN MODO SCORRETTO, L’ATTENZIONE DEL POTENZIALE CLIENTE, SENZA CHE VI SIA, DA PARTE DI AUTORITA’ E ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA DEI PRODUTTORI, UN DECISA PRESA DI POSIZIONE E CONTROLLO. CORDIALI SALUTI