Trascorsa una settimana, proviamo a analizzare i risultati del voto al Parlamento europeo sulla proposta di regolamento UE per l’informazione al consumatore sui prodotti alimentari.
Un sentito “Grazie!” alla nostra Nazionale. Non a quella di Lippi, ormai fuori dal Mondiale, ma a quella dei nostri eurodeputati a Strasburgo. Elisabetta Gardini e Salvatore Tatarella sulla fascia destra; Giovanni La Via e Lara Comi al centro; Paolo De Castro, Vittorio Prodi e Pirillo a sinistra. Grazie a questi fuoriclasse, l’Italia ha messo a segno diversi emendamenti – tra i 350 in gioco – nella direzione degli interessi comuni ad operatori della filiera e consumatori. Hanno così riportato equilibrio su una proposta che nei dibattiti ha toccato pericolosi estremi. La palla va ora al Consiglio dei Ministri, in vista della discussione finale all’Assemblea per la seconda lettura nel 2011. Replay:
– Semplificazione. Il Parlamento chiede alla Commissione europea di raccogliere tutte le norme in tema di etichette e pubblicità degli alimenti, ovunque collocate, di verificarne la conformità ai principi generali e di metterle a disposizione del pubblico, su Internet.
– Regole comuni. La proposta della Commissione ha previsto ampi poteri degli Stati membri nell’introdurre informazioni obbligatorie ulteriori rispetto a quelle comuni. Si tratta di un grave rischio per la libera circolazione delle merci, che nell’alimentare primeggia con quasi 200 miliardi di euro di scambi all’interno dell’UE. Il Parlamento non è riuscito ad eliminare del tutto questo rischio, ma almeno a ridurlo alle sole ipotesi giustificate da dimostrata necessità. Si potrà fare di meglio, si spera in dirittura d’arrivo.Il Parlamento ha poi escluso che la Commissione possa riformare l’elenco delle informazioni obbligatorie in etichetta, poiché trattasi di parte essenziale del regolamento.
– Riforme e periodi transitori. Ogni ipotesi di riforma dovrà venire sostenuta da apposite valutazioni d’impatto, costi e benefici per operatori e consumatori. Le riforme dovranno applicarsi a intervalli di tempo determinati, per impedire la rincorsa del “nuovo che avanza” e ridurre l’impatto ambientale legato allo smaltimento di confezioni obsolete. Per una volta si potrebbe apprendere la lezione americana, ove le etichette cambiano ad intervalli predefiniti, il 1°gennaio di ogni anno pari.
– Alimenti “pre-incartati”. Escono dal limbo i prodotti pre-confezionati sul luogo di vendita (tipicamente carni, salumi e formaggi). Anche questi, salvo il caso dei cibi confezionati il giorno stesso della vendita, dovranno riportare le stesse informazioni previste sulle etichette degli alimenti preconfezionati dal produttore.
– Responsabilità. Il Parlamento chiarisce che l’operatore sotto il cui nome o marchio il prodotto viene venduto (ovvero colui che per primo commercializza un alimento in Europa) è il responsabile della presenza e della sostanziale accuratezza delle informazioni fornite (in altre parole chi mette il proprio marchio sul prodotto ne deve rispondere).Si devono comunque riportare in etichetta nome o ragione sociale o marchio registrato e indirizzo di produttore e confezionatore (per i prodotti extra-UE, bastano il nome di venditore o importatore, o quello del titolare del marchio).
– Origine. Le regole devono essere comuni, tanto per indicare l’origine “Made in UE”, quanto per citare il singolo Stato membro “Made in Italy”. Non sono state approvate deroghe o eccezioni che porterebbero solo confusione e alterazioni alla concorrenza. Il Parlamento chiede alla Commissione europea un’apposita valutazione d’impatto sull’indicazione obbligatoria d’origine per le carni, i prodotti lattiero-caseari, gli ortofrutticoli freschi e i prodotti mono-ingrediente. Su quest’ultimo punto l’emozione ha ceduto alla chiarezza, e si è giunti a qualificare come “mono-ingrediente” tutti che contengono un solo ingrediente, ma escludendo dal conteggio sale, zucchero, spezie, acqua, additivi, aromi, enzimi. Meglio sarebbe stato esplicitare le singole categorie di prodotti a cui si poteva applicare la regola.
– Tabella nutrizionale. Dopo avere escluso gli schemi nutrizionali a semaforo britannici e le serrature svedesi, il Parlamento ha definito una tabella nutrizionale obbligatoria che ricalca il tradizionale schema Big 8 (valore energetico, proteine, carboidrati, grassi, grassi saturi, zuccheri, sodio, fibre) con qualche piccola variazione. I deputati del Nord-Europa, oltre a sovvertire l’ordine dei valori in tabella, hanno avuto la meglio nel sostituire il sodio con il sale; introdurre gli acidi trans-grassi, naturali e artificiali; prescrivere la collocazione sul fronte etichetta di parte della tabella. Si confida nel ritorno allo schema consolidato dei Big 8, in un unico campo visivo, per una più agevole consultazione e comprensione.Un altro dettaglio da correggere, di non poco conto, è il divieto di riferire i dati alla sola porzione, davvero essenziale per comprendere il valore di ciò che si assume.
Dario Dongo