Per motivi ancora tutti da determinare, e al momento, per quanto si sa, solo negli Stati Uniti, in laboratorio le api da miele vivono circa la metà rispetto a 50 anni fa, e anche in condizioni di normale allevamento hanno una vita media che è tra il 30 e il 40% più breve. La scoperta, illustrata in un approfondito studio condotto dagli entomologi dell’Università del Maryland, e pubblicata su Scientific Reports, oltre a fornire un elemento in più alla comprensione della morìa in atto in tutto il mondo ormai da anni, potrebbe contribuire a mettere a punto delle contromisure finalmente efficaci. Come dimostrato per altri insetti, infatti, anche le api (statunitensi, ma probabilmente non solo) potrebbero aver subito una modifica genetica che ne ha accorciato la vita. Se così fosse, si potrebbe cercare di intervenire sui geni responsabili, per riportare la situazione a quella di alcuni decenni fa.
Lo studio
Nei test effettuati, gli individui sono stati prelevati dall’alveare appena diventavano adulti, entro 24 ore dal momento in cui emergevano dalle celle di cera in cui erano stati allevati, e sono stati riposti in gabbie speciali e in condizioni controllate. Mentre i ricercatori stavano verificando le differenze tra una dieta con acqua zuccherata e una con acqua normale, è emerso che, in entrambi i casi, le api morivano molto prima rispetto alle attese, cioè in media dopo 17,7 giorni, contro i 34,3 giorni previsti dai protocolli e dalle registrazioni dei testi effettuati fino dagli anni settanta. Tra l’altro, essendo state standardizzate le condizioni di allevamento solo nei primi anni duemila, e notevolmente migliorate, si aspettavano di vedere un allungamento della vita media rispetto ai primi esperimenti. E invece hanno osservato il contrario.
La vita delle api
Va ricordato che la vita in laboratorio è molto diversa da quella nella natura, e questo potrebbe aver avuto qualche effetto, ma anche i dati degli ultimi anni provenienti dagli allevatori segnalano un invecchiamento precoce degli alveari e una mortalità solo di poco inferiore a quella vista dagli entomologi. D’altro canto, le condizioni sperimentali sono ideali per verificare eventuali effetti che prescindono dai fattori di stress ambientali come virus, parassiti, insetticidi e temperature anomale, perché le larve entrano in contatto con tutti solo nei primi giorni di vita, e quindi ne risentono molto di meno rispetto a quanto accade alle api che vivono all’aria aperta.
Eppure vivono di meno. Per questo ora gli sforzi si concentreranno su due aspetti: le indagini genetiche, per capire se c’è stata una mutazione (e da che cosa è stata causata), e quelle su popolazioni delle api di altri paesi, per verificare se anche in altri casi è successo qualcosa al genoma, e quali ne sono le cause.
Produrre il miele in laboratorio
La mortalità delle api ha impatti enormi sull’impollinazione, e questo è il problema principale. Ma influenza anche la produzione di miele, che è sempre più scarsa e, secondo alcuni esperti, destinata, se non a sparire, a diventare sempre più complicata, e il miele sempre più costoso. Anche per questo c’è chi sta cercando di produrlo attraverso la fermentazione di precisione, senza bisogno dell’intervento delle api.
È l’azienda olandese Fooditive, specializzata in aromi e in proteine e altri nutrienti realizzati con i lieviti (il prodotto di punta è una caseina, proteina del latte, del tutto vegana perché ottenuta appunto per fermentazione). Come ricorda il sito Food Navigator, che illustra il miele senza api, gli ingredienti essenziali del miele sono tre tipi di enzimi e due zuccheri, glucosio e fruttosio, combinati con essi. Fooditive ha sintetizzato ciascun enzima separatamente, e poi li ha uniti agli zuccheri e all’acqua (3% del volume, come nel miele delle api), ottenendo un prodotto che ha molte delle caratteristiche del miele delle api.
Per il momento si pensa a un utilizzo per lo più industriale, perché le aziende alimentari ne impiegano enormi quantità, e perché il prodotto ottenuto non è ancora del tutto sovrapponibile a quello delle api, e potrebbe non avere troppo successo tra i singoli consumatori. Tuttavia, se si riuscisse a soddisfare la domanda delle aziende, che in alcune aree del mondo come l’Asia è altissima, si potrebbe ridurre la pressione sulle api, e contenere il rischio di frodi.
Fooditive ha già sottoposto il dossier di approvazione all’EFSA, perché il miele senza api è un Novel Food, e ne sta studiando delle versioni con zuccheri diversi e dolcificanti, meno calorici rispetto a fruttosio e glucosio.
© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock, iStock
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Giornalista scientifica