L’offerta dei discount è sempre in evoluzione. Due importanti insegne, Ld e Dico, hanno recentemente condotto un’operazione che ha portato sugli scaffali prodotti ancora più economici rispetto all’abituale assortimento.

Già tempo fa su ilfattoalimentare.it avevamo sottolineato come alcuni supermercati e ipermercati avessero introdotto prodotti con un prezzo più basso rispetto a quelli a marca propria, per avvicinarsi ancora di più alla convenienza dei discount: si tratta dei cosiddetti prodotti “primo prezzo”.

Ora osserviamo lo stesso fenomeno anche nei discount. Insegne come  Ld e Dico, hanno deciso di inserire nell’assortimento  già classificato come “discount” e quindi con listini già ridotti all’osso articoli con prezzi inferiori.

 

Ld ha introdotto il marchio “Salvadanaio”, presentato così dall’azienda in un depliant:  

«La nostra risposta se cercate: il prodotto con il prezzo più basso sullo scaffale; la qualità garantita e costante; un assortimento base per la tua spesa quotidiana».

La descrizione di “Salvadanaio” non è molto diversa da quella della già esistente marca Ld: 

«La nostra risposta se cercate: il miglior rapporto qualità-prezzo; la qualità dei prodotti di marca a un prezzo molto conveniente; un assortimento completo, ampio e attento alle novità e alle tue richieste». I prodotti Salvadanaio, ovviamente, costano ancora meno rispetto a quelli firmati Ld, ma le due marche non sono sempre presenti con gli stessi prodotti. D’altra parte, la convenienza di Salvadanaio risulta evidente, ma questo non vuol dire che i prezzi siano inferiori anche rispetto ai discount concorrenti.

Dico ha diversificato con il marchio “Il Cesto della Spesa”. La definizione sul sito Internet non è molto chiara. Il testo dice: «Sconti sui prezzi mai sulla qualità», e si parla di prodotti freschi della tradizione italiana. Entrando in negozio e osservando direttamente i listini prezzi  si capisce che il “Cesto della Spesa” contraddistingue prodotti più economici rispetto a quelli firmati Dico e alle altre marche in assortimento.

Indicare per questi prodotti il “grado” di convenienza è complesso, anche se da alcuni confronti effettuati si evidenziano differenze notevoli. Per esempio, nella pasta di semola da 500 g il “Cesto della Spesa” ha un prezzo del 20% inferiore rispetto alla pasta Dico, mentre per il prosciutto cotto confezionato il prezzo del “Cesto della Spesa” è quasi la metà.

Il rischio di queste operazioni sta nella confusione che creano tra  i consumatori. Scoprire che esiste un prodotto più economico rispetto a quello che si è abituati a considerare  il prezzo più basso disorienta. Sembra di essere in un vortice dove il ribasso è senza limiti. Dal punto di vista di chi vende, invece, queste diversificazioni consentono di dare una risposta alla crisi economica delle famiglie  che hanno più problemi, offrendo un prodotto ancora più conveniente, senza ritoccare i listini delle marche conosciute, e senza togliere dagli scaffali gli altri con il solito listino.   C’è un altro elemento da considerare, il  confronto tra i due prezzi fatto davanti allo scaffale al momento dell’acquisto gratifica l’acquirente che valuta subito il risparmio.

Valeria Torazza

Foto: Photos.com

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dario
dario
23 Giugno 2011 12:59

Ma che ne sarà del valore del cibo, della garanzia della sua sicurezza e qualità?
E a quali condizioni saranno sottoposti i fornitori di questi alimenti ultra-discount? Possiamo immaginare che debbano tagliare su tutti i costi possibili per evitare o ritardare il fallimento. Vogliamo essere complici di tutto ciò, o chiedere chiarimenti?

Gianni
Gianni
28 Giugno 2011 11:27

Nel settore alimentare fare unâ