Latte in polvere, Nestlé sotto accusa: informazioni nutrizionali ingannevoli e marketing scorretto. L’indagine di Changing Markets Foundation
Latte in polvere, Nestlé sotto accusa: informazioni nutrizionali ingannevoli e marketing scorretto. L’indagine di Changing Markets Foundation
Giulia Crepaldi 8 Febbraio 2018Nestlé è finita nell’occhio del ciclone per colpa del latte in polvere. La multinazionale svizzera, leader mondiale nel mercato delle formule per lattanti, è stata accusata di manipolare i consumatori fornendo informazioni nutrizionali ingannevoli e strategie di marketing poco etiche. La denuncia arriva da Changing Markets Foundation, che ha pubblicato un rapporto intitolato “Milking It”, basato sul confronto tra più di 70 marchi di latte in polvere per bambini fino a un anno, prodotti da Nestlé e venduti in 40 paesi.
L’associazione ha scoperto che Nestlé, autoproclamata “l’azienda leader di nutrizione, salute e benessere”, in alcuni Paesi vende prodotti che contraddicono le proprie indicazioni nutrizionali. Un esempio lampante è la vendita in Brasile e a Hong Kong di prodotti privi di saccarosio “per la buona salute dei neonati”, come consigliato dalle principali istituzioni, tra cui Efsa. Nonostante ciò, l’azienda in Sud Africa continua a distribuire latte in polvere con saccarosio. Sempre a Hong Kong, la multinazionale pubblicizza un prodotto come “più salutare” per l’assenza di aromi alla vaniglia, nonostante proponga formule aromatizzate alla vaniglia in altri Paesi e nella stessa Hong Kong.
Secondo il rapporto Nestlé vende in alcuni Paesi americani e asiatici prodotti con diciture che fanno riferimento agli effetti sulla salute di probiotici e prebiotici, indicazioni bocciate dall’Efsa per l’assenza di prove scientifiche. C’è di più, nel Regno Unito sono in commercio formule per “per i bambini più affamati”, un claim che non è stato autorizzato né dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare, né dal locale NHS.
Lo studio ha anche individuato prodotti presentati come “il più simile al latte materno” negli Stati Uniti, oppure con scritte del tipo “seguendo l’esempio del latte materno” in Svizzera o “ispirato al latte materno” a Hong Kong e in Spagna, ciascuno con formulazioni differenti. L’Organizzazione mondiale della sanità proibisce dal 1981 l’uso di espressioni che fanno paragoni tra il latte artificiale a quello materno. Nestlé si giustifica affermando di rispettare il Codice internazionale per il marketing dei sostituti del latte materno dell’OMS così “come recepito dai governi locali”.
L’azienda attraverso un suo portavoce ha dichiarato al Guardian, che rilancia l’inchiesta, di supportare le raccomandazioni dell’Oms in merito all’allattamento al seno, e che i prodotti sono di alta qualità, innovativi e basati su evidenze scientifiche. Nestlé sostiene di pubblicizzare il latte in polvere sempre in maniera responsabile e di usare solo claim basati su solide prove scientifiche.
Secondo l’associazione i risultati di questa indagine confermano che la multinazionale, nella formulazione del latte per l’infanzia, è guidata dal marketing e non si basa su evidenze scientifiche, come vuole far credere. La sensazione è che la società venda i suoi prodotti studiando e sfruttando le preferenze, le esigenze e le preoccupazioni dei genitori. Nusa Urbancic, della Changing Markets Foundation ha dichiarato al Guardian:“Sappiamo che le aziende manipolano le risposte emotive dei consumatori per vendere una grande quantità di prodotti, ma questo comportamento è particolarmente poco etico quando si parla della salute di bambini vulnerabili”
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.