Latte: continua a scendere il prezzo pagato agli allevatori. Secondo Granarolo bisogna pagarlo di più per consentire alle aziende di sopravvivere
Latte: continua a scendere il prezzo pagato agli allevatori. Secondo Granarolo bisogna pagarlo di più per consentire alle aziende di sopravvivere
Beniamino Bonardi 24 Giugno 2016Granarolo è l’industria lattiero casearia dell’Unione europea che paga il prezzo più alto ai produttori di latte. È quanto emerge dall’International Milk Price Review, una rilevazione periodica commissionata dal sindacato di categoria olandese LTO e dall’Associazione europea dei produttori di latte (European Dairy Farmers). L’azienda italiana è seconda dopo la svizzera Emmi. La rilevazione del prezzo del latte alla stalla, pagato dalle principali industrie e cooperative lattiero-casearie europee, è realizzata sulla base delle fatture del latte. Secondo l’ultima rilevazione, riferita ad aprile, il prezzo medio mensile alla stalla è stato di 26,29 euro al quintale, con una diminuzione del 15,4% rispetto allo stesso periodo del 2015. La svizzera Emmi paga agli allevatori 46,24 euro per ogni quintale di latte, Granarolo 36,35, la francese Danone 31,12. L’irlandese Glanbia si aggiudica l’ultimo posto con 26,29. Purtroppo secondo gli analisti nei prossimi mesi si prevede un’ulteriore riduzione.
Secondo Confcooperative di Reggio Emilia, “ tutti che questi prezzi sono il sintomo di un forte squilibrio (forse ormai strutturale) tra domanda e offerta, e stanno spingendo l’intero mondo lattiero caseario europeo ad una forte riflessione che, se non sarà capace di tradursi in azioni decise e impattanti, e a breve termine, rischia di mettere in discussione il futuro di migliaia di produttori, soprattutto nelle aree più fragili e senza prodotti a denominazione”. Giampiero Calzolari presidente del Gruppo Granarolo precisa che “quando il latte 100% italiano si fa pagando ai produttori 0,20 €/l, non si consente agli allevatori di sopravvivere. Occorre valorizzare anche l’etica del prezzo”.
Al supermercato però il latte fresco pastorizzato intero alta qualità di marca che viene pagato agli allevatori meno di 0,35 €/l costa 1,50 €/l , mentre quello firmato dalle catene di supermercati si trova a 1,20. Il prezzo più basso spetta al latte fresco non di alta qualità che oscilla fra 0,85-0,90 €/l.
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Il latte non di alta qualità è prodotto da mucche affamate, maltrattate, malate, o handicappate?
Il latte non di alta qualità è trasportato da cisterne di bassa qualità, guidate da autisti ignoranti e mal pagati?
Il latte non di alta qualità è confezionato in latterie di bassa qualità, con impianti e capannoni fatiscenti gestito da personale incapace a basso costo?
Il latte non di alta qualità è confezionato in Tetra o Combi di scarto?
Il latte non di alta qualità, solo perché ha una piccola percentuale in meno di grassi e proteine, è indirizzato ai poveri e rende povera e non di qualità tutta la filiera produttiva?
Penso che questa scala di valori, di costi e ricavi vada completamente rivista, perché autodistruttiva e profondamente iniqua
Alta qualità nel mondo del latte significa una maggiore attenzione e controllo igiene/temperature dalla mungitura al conferimento,questo porta ad avere un latte con una CBT più bassa e permette di trattare il latte in modo meno aggressivo, risultando così sensorialmente più gradevole poichè la reazione di Maillard è meno spinta.
La qualità è soggettiva, lei nell’ intervento ha comunicato quelli che sarebbero i suoi standard di valutazione,sacrosanta opinione personale (alla base della stratificazione del mercato) che però non sono quelli applicati al caso citato.
Per Simone.
Non è come lei dice, se l’unica differenza tra un latte alta qualità e uno a bassa qualità o standard, è solamente la CBT alla mungitura, allora significa che il latte non di alta qualità è munto da mungitori sprovveduti e non formati e quindi mal pagati perché mano d’opera di bassa qualità, che squalifica tutta la filiera produttiva.
Per il latte pastorizzato, la reazione di Maillard è ininfluente in quanto la temperatura del trattamento termico è abbondantemente al di sotto della reazione stessa, che invece interviene nel latte UHT trattato comunque tutto intorno ai 140°C.
In questo caso del latte UHT, la qualità del latte finale è maggiormente dipendente da un buon impianto di sterilizzazione finale, che se è ad iniezione diretta di vapore, riduce moltissimo la denaturazione delle proteine, la reazione di Maillard e quindi l’imbrunimento degli zuccheri.
Ma ormai tutti gli impianti di confezionamento di latte UHT, se vogliono lavorare, sono aggiornati con trattamenti che non danneggiano più dell’indispensabile il latte di alta e bassa qualità.
Sicuramente per non scrivere un romanzo nella contrazione della risposta non mi sono spiegato in modo adeguato.
Non è questione di essere sprovveduti o sottopagati, servono investimenti, impianti, logistica farevole,lungimiranza per mantenere la carica microbiologica bassa. Ognono può produrre come meglio crede, entro i limiti cogenti di legge.
Meno il trattamento di pastorizzazione è invasivo con relazione tempo-temperatura,minore sarà l’impatto sul latte, che se pastorizzato normalmente senza arrivare all’UHT sa di cotto, se così non fosse nessuno ricercherebbe il latte fresco ai distributori.
Comunque per scrupolo e non discutere oltre…il latte ad alta qualità non è un alimento opinabile come la nuda parola “qualità” in se…ma è normato per legge e deve rispettare determinati parametri, se ha voglia legga (Legge.169/89 e D.M. 185/91).
caratteristiche:
Autorizzazione specifica dell’ Azienda Sanitaria Locale per la stalla che produce il latte crudo destinato alla produzione del latte fresco pastorizzato di Alta Qualità
Quantità di cellule somatiche nel latte crudo inferiore o uguale a 300.000 cellule per ml – Carica batterica del latte crudo inferiore o uguale a 100.000 germi per ml di latte
Refrigerazione immediata dopo la mungitura e consegna del crudo allo stabilimento di lavorazione con automezzo dedicato
Unico trattamento di pastorizzazione entro le 48 ore dalla mungitura
Tenore in grasso non inferiore al 3,6% peso/volume nel prodotto finito
Tenore in proteina non inferiore al 3,2% peso/volume nel prodotto finito
Contenuto in siero proteine non denaturate superiore al 15,5% delle proteine totali.
Con Rispetto e senza velleità di polemica
Simone vedo che approfondendo il tema, siamo d’accordo praticamente su tutto e penso lo siamo anche nello standardizzare il massimo d’igiene nella mungitura, refrigerazione immediata e conferimento di un latte sano all’origine, con una bassa CBT.
Per non squalificare il risultato del proprio lavoro e tutta la filiera, che sarà di alta qualità comunque, anche per rispetto delle persone che ci lavorano e perché no anche delle vacche!
Io bevo latte fresco di pezzata rossa e lo paga 1 euro per 1.06 litri di latte. Dopo avere bevuto questo latte sento molto la differenza del latte fresco delle frisone. Il latte dei supermercati è proprio differente.
Bovine controllate n. 47.105; produzione di latte: 6.081kg al 3,9 % di grasso e 3,42 % di proteine.
Sta al consumatore premiare il buon latte o meno: un acquisto uguale un voto.
Posso chiederti dove trovi riesci a trovare il latte fresco di pezzata rossa? Supermercato o direttamente dal distributore alla spina? E in che regione?
Grazie
Nella mia regione ci sono pure allevamenti di mucche che si nutrono solo di erba e fieno al pascolo. Basta cercare. Il problema è che per il latte alla spina è indispensabile che il distributore sia vicino a casa propria, non si possono fare 20 chilometri per prendere un litro di latte, si spende più di benzina che di latte!
Volevo precisare con la mia frase buttata la da un copia&incolla che 47 mila mucche di pezzata rossa fanno 6 mila kg di latte all’anno con una produzione media di 16 kg al giorno il che dimostra la differenza con le frisone che arrivano a 50 kg al giorno.
Ma la mucca per natura non produce latte solo quando gravida e solo per nutrire il proprio figlio, come tutti gli esseri viventi?
Tutti gli allevatori devono garantire più igiene nella produzione del latte e più benessere degli animali. Il prezzo sarebbe uguale anche per quelli che non lo fanno?
A mio parere chi non è in grado di garantire l’igiene nella mungitura e conferimento di un latte sano, dovrebbe cambiare mestiere, perché ci sono delle condizioni imprescindibili per svolgere qualsiasi lavoro o attività; in ambito alimentare l’igiene e la sicurezza dell’alimento prodotto, sono le prime caratteristiche d’idoneità per esserne abilitati.
Sulla salute e benessere degli animali, trovo altrettanto scontato che chi non è in grado di allevare animali in modo rispettoso del loro benessere, non dovrebbe svolgere questo lavoro se non capace, formato ed assistito, perché oltre alle sofferenze che crea agli stessi, produce danni economici prima a se stesso e poi squalifica tutta la filiera.