Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la biodiversità risponde a un articolo sul land grabbing pubblicato sul nostro sito firmato da Dario Dongo.

 

 

Gentile Direttore,

Le scrivo in merito all’articolo: “La FAO adotta le Direttive volontarie per la gestione responsabile della terra, dei territori di pesca e delle foreste”, a firma di Dario Dongo pubblicato sul sito da Lei diretto.

 

Alla fine dell’articolo si legge: “L’elenco delle organizzazioni della società civile che si sono attivate per la tutela internazionale dei diritti legati alla terra è per fortuna molto lungo e corposo. Ma si notano alcune significative assenze, da Slow Food a Terra Madre…”.

 

Ci sembra giusto invece segnalarle che Slow Food si impegna da anni in una campagna internazionale di sensibilizzazione su questo drammatico fenomeno. È stata una delle prime associazioni in Italia a sollevare questa problematica e questo gli è riconosciuto sia dalla società civile sia dalle istituzioni.

Le elenco qualche esempio delle iniziative promosse finora.

Nel 2010 è stata organizzata una conferenza internazionale a Torino in occasione del Salone del Gusto e Terra Madre (evento che riunisce ogni due anni migliaia di piccoli produttori da tutto il mondo). E all’interno dello spazio espositivo è stata allestita un’area specifica sul land grabbing per distribuire materiale informativo (poster, auto-collanti e pieghevoli realizzati in diverse lingue) e raccogliere le testimonianze dei produttori presenti. L’argomento sarà ripreso anche nell’edizione in via di definizione e che si terrà dal 25 al 29 ottobre.

Sempre nel 2010, la rivista Slowfood (n. 47/2010) ha dedicato un’intera sezione a questo tema, con interventi dell’Ong GRAIN, di Franca Roiatti, Serge Michel, Nyikaw Ochalla, Jean Ziegler e Olivier De Schutter. L’argomento è stato poi riaffrontato qualche mese dopo sul numero 49/2011 ed è in calendario per il numero in uscita.

 Slow Food ha sempre cercato di dare voce alle comunità di produttori di Terra Madre: alcune di queste sono state duramente colpite dal fenomeno, come i pastori Karrayu del distretto di Fantalle, in Etiopia, il cui referente oggi collabora attivamente con l’associazione.

 

Tra le numerose prese di posizione sul tema, Slow Food ha sostenuto la protesta delle comunità malgasce contro la Daewoo e ha diffuso la petizione del Collectif pour la défense des terres malgaches.

Con la sua Fondazione per la Biodiversità, Slow Food è tra i firmatari della petizione promossa da La Via Campesina, FIAN, Land Research Action Network e GRAIN contro il land grabbing e i sette princìpi di sostenibilità promossi dalla Banca Mondiale e, attraverso alcune delle sue antenne locali (le condotte Slow Food), compare tra i firmatari di altri appelli.

 

Slow Food, inoltre, collabora con le organizzazioni attive sul tema ed è partner, con l’International Land Coalition e la Global Campaign for Climate Action, della campagna internazionale Grow promossa da Oxfam, di cui il land grabbing è uno dei temi principali. Parte del materiale prodotto e delle iniziative fatte si possono trovare sul nostro sito.

 

Carlo Petrini ha più volte denunciato il fenomeno del land grabbing sia dalle colonne dei giornali, che in convegni e interviste. Nel suo intervento all’assemblea dell’Onu di lunedì scorso ha nuovamente denunciato questo barbaro fenomeno.

Inoltre Slow Food Editore ha stampato tre libri che affrontano a vario titolo e con angolature diverse questo argomento: “Food Rebellions” di Eric Holt-Giménez e Raj Patel; “Food Movements Unite!”, raccolta di saggi a cura di Eric Hol-Giménez; e il recente “2033 – Atlante dei futuri del mondo” di Virginie Raisson.

A questo si aggiungano i numerosi progetti che Slow Food sta portando avanti in Africa con i quali si cerca di aiutare le popolazioni in loco con attività legate allo sviluppo dell’agricoltura e la tutela delle conoscenze in campo agricolo e alimentare. Tra le iniziative ne segnaliamo due i Presìdi e 1000 orti in Africa

 

Poi sicuramente non abbiamo firmato tutti gli appelli che in questi anni si sono succeduti o disertato qualche meeting (per impossibilità a parteciparvi). Ma di qui a dire che Slow Food è assente su questa tematica il passo ci sembra lungo. Quindi le conclusioni dell’articolo crediamo siano il frutto di una non completa informazione da parte di chi scrive, che purtroppo è stata trasmessa impropriamente ai vostri lettori. Per questo chiediamo gentilmente che venga rettificata sulla base di quanto sopra riportato. Nel ringraziarla per lo spazio che ci vorrà concedere, resto a Sua completa disposizione per qualunque chiarimento. 

Piero Sardo (presidente Fondazione Slow Food per la biodiversità)