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Il grafico che indica la situazione in Italia secondo gli studi di Passi e Iss

Il 41,9% degli adulti italiani è in eccesso ponderale, il 10,2 % in particolare viene classificato come obeso. L’eccesso di chili è più frequente nelle persone di una certa età, in particolare tra gli  uomini con  difficoltà economiche e  un basso livello di istruzione. C’è anche una maggiore frequenza di sovrappeso fra gli uomini italiani rispetto a quelli di cittadinanza straniera, mentre i chili in eccesso sono più frequenti fra le donne straniere rispetto alle italiane. Le percentuali maggiori si riscontrano nelle regioni meridionali, mentre calano in quelle del centro e del nord-est, e ancor di più nel nord-ovest. Per fortuna da noi a quota di persone in eccesso ponderale resta stabile rispetto alla costante crescita che si registra nel mondo occidentale.

I dati sono forniti dal sistema di sorveglianza Passi (Progressi delle Aziende sanitarie per la salute in Italia), coordinato dall’Istituto superiore di sanità, che osserva come le persone in sovrappeso o obese spesso non si rendono conto. Generalmente, le donne sono più consapevoli del problema rispetto agli uomini. Anche se non sono molte le persone in eccesso ponderale che dichiarano di seguire una dieta dimagrante. Nell’ambito del sistema di sorveglianza Passi, sovrappeso e obesità vengono calcolati in base ai dati riferiti dagli intervistati relativi a peso e altezza. Questo implica la possibilità di una sottostima del fenomeno, perché una forma di autostima induce spesso a aumentare di qualche centimetro l’altezza e a ridurre i chili.

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Il consiglio di un medico di mettersi a dieta è fondamentale, perché incoraggia chi lo riceve a metterlo in pratica, ma gli operatori sanitari non sembrano attenti

Un elemento critico è rappresentato dalla scarsa attenzione degli operatori sanitari verso il problema. Solo la metà degli intervistati  riferisce di aver ricevuto il consiglio di seguire una dieta per perdere peso. In realtà, osserva l’Istituto superiore di sanità, il consiglio di un medico di mettersi a dieta è fondamentale, perché incoraggia chi lo riceve a metterlo in pratica. Infatti, la quota di persone in eccesso ponderale che dichiara di seguire una dieta è tre volte maggiore tra le persone che hanno ricevuto il consiglio dal medico.

Da segnalare che l’attenzione degli operatori è più scarsa proprio dove ce ne sarebbe più bisogno, come nelle regioni meridionali. Ancor meno frequente sembra  il consiglio di praticare attività fisica.

L’Organizzazione mondiale della sanità stima che, a livello mondiale, siano 3,4 milioni gli adulti che muoiono ogni anno per cause correlate a sovrappeso e a obesità. Si stima che il 44% dei casi di diabete, il 23% delle malattie ischemiche del cuore e tra il 7% e il 41% di alcune forme di cancro siano attribuibili all’eccesso ponderale.

 

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Luca
Luca
16 Luglio 2015 16:46

Con i tagli sempre maggiori ai fondi per l’SSN ormai i medici di base hanno qualsi “l’ordine” di prescrive il meno possibile esami clinici/terapie. In questo contesto è sempre più difficile che si possa prescrivere una visita dietologica senza un evidente caso urgente. Ormai è sempre questione di costo trascurando che costerà di più alla stato un caso di obesità grave che una prevenzione o una cura prima.

Filippo
Filippo
Reply to  Luca
30 Luglio 2015 10:06

Per fare una diagnosi di obesità bastano 1 bilancia e un altimetro e teoricamente potremmo farcela anche senza medico. Se poi si volesse fare una cosa più completa si potrebbe misurare la circonferenza vita e quella fianchi. In entrambi i casi il costo per il SSN è zero. Però questo richiede del tempo e il medico di base spesso non lo ha, perché fuori c’è la gente che fa la fila. Ma il vero problema è culturale, nei 6 anni di Medicina la nutrizione umana è studiata poco o nulla, per cui il medico non è stato formato a prestare attenzione all’obesità e alla dietetica. Ha difficoltà a dare consigli alimentari perché conosce poco l’argomento, lo hanno addestrato a prescrivere farmaci e quello fa. Lascia correre per poi intervenire dopo. Ma non è colpa sua, è il sistema formativo universitario ad essere inadeguato.

giovanni
giovanni
31 Luglio 2015 12:07

Basterebbe una legge che prevedesse che il medico di base, a seguito della prima visita al proprio paziente, informasse lui e la asl di competenza della situazione ponderale dell’assistito e, nel caso ne avesse bisogno.
prescrivesse una cura e una dieta da seguire. La legge poi dovrebbe prevedere che dopo un periodo di tempo stabilito, dopo tale visita e prescrizione di cura e dieta, l’assistito si debbe presentare per controllare l’effetto di quanto prescritto. La norma dovrebbe inoltre prevedere che, nel caso il paziente continui a essere obeso (o sovrappeso) ciò venga comunicato all’Agenzia delle Entrate che obblighi il paziente a pagare una maggiorazione di tasse per l’assistenza medica in quanto le persone obese richiedono maggiori interventi da parte del servizio sanitario. Quando si minaccia di toccare la gente nel portafoglio, la maggioranza si adegua………….