È uscito a maggio 2018 per Castelvecchi “L’Italia truccata”, nuovo volume di Antonio Lubrano, giornalista e storico conduttore di “Mi manda Lubrano”, poi divenuto “Mi manda Raitre”, programma di inchiesta e di denuncia delle frodi a danno dei cittadini. In linea con il suo percorso di difensore dei consumatori è anche quest’ultimo libro, in cui l’autore rievoca in modo ironico tante vicende di ieri e di oggi collezionate in 60 anni di mestiere, piccoli raggiri e grandi frodi, spaccati di vita quotidiana che disegnano un Paese, l’Italia, “dove l’assurdo diventa regola e il paradosso è pane quotidiano”.
In questa carrellata di aneddoti e stravaganze, trovano spazio anche appunti su tematiche alimentari: nel capitolo “Il fascino subdolo del 9”, l’autore ironizza sulla diffusa pratica dei prezzi che “finiscono per 9”. Ma dallo scherzo nasce lo spunto serio: i cosiddetti prezzi-civetta sono inganni da cui tuttora il consumatore si deve cautelare; e anche, nel capitolo “Pane e lavoro”, gli sconcertanti numeri dell’invenduto buttato via a fine giornata dai panettieri italiani sono l’input per riflettere su come il pane abbia perso oggigiorno il suo valore simbolico; e ancora, nel capitolo “A nozze con l’oro alimentare” si racconta di come cospargere la torta nuziale di polvere d’oro sia divenuta una moda attuale che fa un po’ a pugni con gli strascichi della recente crisi economica.
Al termine del libro, in questo quadro bizzarro di inganni e ingannati, viene davvero da chiedersi se l’italiano, il furbo per eccellenza, sia egli stesso “vittima della sua conclamata furberia”.
“L’Italia truccata”, di Antonio Lubrano. 160 pagine. Castelvecchi, 2018.
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Ogni furbo venditore italiano di fontane di Trevi è a sua volta furbo compratore ingannato di altre fontane, in un gioco di ruoli alterni dove non si salva nessuno ed il saldo è quasi sempre in pareggio, salvo la faccia nazionale.
L’idea di andare ad acquistare il libro e leggerlo mi attira. Anch’io sono testimone di frodi, furbizie e raggiri, a cui assisto percorrendo le strade e muovendomi sui mezzi di trasporto pubblici, fra ‘inganni e ingannati’. Ma da quello a cui assisto “l’italiano, il furbo per eccellenza” non è egli stesso “vittima della sua conclamata furberia”, è, invece, un compiacente cultore della materia.
Mi piace la definizione di “compiacente cultore della materia” di cui siamo specialisti ed anche esportatori abituali e ben conosciuti in tutto il mondo.
Come vittime a fasi alterne pensavo all’avvocato difensore dell’artigiano, che a sua volta quando va dal meccanico/falegname/idraulico/assicuratore/bancario… e via vendendo, solo per fare un banale esempio e senza offendere nessuna categoria in particolare, escludendo naturalmente tutti quelli onesti che ci leggono e le loro associazioni di categoria impegnate nel far rispettare i codici etici di comportamento degli affiliati.
Ma penso proprio che Lubrano abbia mille ragioni ed esempi da proporci e che leggerò sicuramente.