Un’alimentazione troppo ricca di cibi ultra-trasformati e, in particolar modo, di grassi e zuccheri, compromette la capacità dell’intestino di combattere le infiammazioni e altera il microbiota. E ora si è capito anche in che modo lo fa. Per arrivare a questo risultato i ricercatori della Washington University School of Medicine e della Cleveland Clinic, dopo aver analizzato i i dati relativi a 400 persone, hanno condotto una serie di esperimenti su modelli animali. Sono giunti così a ricostruire cosa accade quando si segue per periodi prolungati la cosiddetta “dieta occidentale”, molto simile a quella media del Nord America.
Per quanto riguarda la parte sui modelli, per otto settimane hanno sottoposto degli animali geneticamente predisposti all’obesità (perché incapaci di sentire il senso di sazietà) a due tipi di alimentazione: una “occidentale”, con il 40% di grassi ed elevato tenore di zuccheri semplici, oppure una dieta più equilibrata, definita “standard”. Come riferito su Cell Host and Microbe, alla fine hanno visto che tutti gli animali erano diventati obesi, ma quelli di controllo non mostravano squilibri evidenti nella composizione del microbiota né nelle caratteristiche delle cellule intestinali.
Al contrario, gli animali che avevano seguito la dieta occidentale, avevano profonde modifiche in un tipo di cellule intestinali chiamate di Paneth, specializzate nel contrasto alle infezioni e nel controllo delle infiammazioni. Inoltre mostravano livelli elevati di acido desossicolico, prodotto da specifiche specie batteriche presenti nell’intestino a partire dagli acidi biliari. Questa sostanza, a sua volta, aumenta l’attività dell’interferone 1 e del recettore nucleare Farnesoide X, che riducono la funzionalità delle cellule di Paneth. Oltre a ciò, le loro pareti intestinali avevano acquisito una permeabilità maggiore rispetto ai controlli: un’altra caratteristica ben nota per essere tipica delle infiammazioni di quel tratto, e che ha come esito l’ingresso, nell’intestino appunto, di specie batteriche e relative tossine di solito assenti.
Per quanto riguarda la parte sulle persone, i ricercatori hanno analizzato i dati di 400 adulti e hanno scoperto che più aumenta l’indice di massa corporeo, più compaiono cellule di Paneth anomale, sia nelle persone che non hanno patologie intestinali, sia in quelle che soffrono di morbo di Chron, un’infiammazione cronica dell’intestino di origine autoimmune. In questo caso, quindi, emerge un legame tra alterazioni e obesità, che nelle persone è spesso favorita proprio da una dieta di tipo occidentale. La contraddizione tra i risultati osservati negli esseri umani e negli animali è soltanto apparente, secondo gli autori.
Va detto che una dieta di otto settimane data ai modelli animali non è perfettamente assimilabile a ciò che una persona mangia per anni, fino a diventare obesa. Di solito, infatti, per raggiungere quel poco auspicabile traguardo, ci vogliono almeno 10-20 anni di dieta squilibrata. Tuttavia è importante aver dimostrato negli animali l’associazione tra l’alterazione delle cellule di Paneth e un’alimentazione troppo ricca di grassi e zuccheri, perché si suppone che si verifichi anche negli esseri umani dove peraltro ci sono riscontri. E lo squilibrio immunitario sarebbe poi la via preferenziale per tutte le altre patologie associate all’obesità.
In definitiva, quindi, ciò che hanno evidenziato molti studi epidemiologici si conferma anche in questi esperimenti, che hanno iniziato a chiarire i meccanismi che sottendono il danno. Un’ulteriore conferma di quanto sia importante evitare il più possibile alimenti troppo grassi, troppo ricchi di zuccheri e di solito troppo processati.
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Giornalista scientifica
“Di solito, infatti, per raggiungere quel poco auspicabile traguardo, ci vogliono almeno 10-20 anni di dieta squilibrata.”
Basta indirizzarli da piccoli… e se non diventano obesi o sovrappeso avranno a che fare con permeabilità intestinale e a cascata con tutto il corollario della sindrome metabolica.