carne ormoni
Il regolamento europeo sugli ormoni vieta il loro utilizzo

Passiamo al caso degli ormoni nell’allevamento degli animali, che in Europa sono vietati, mentre negli Stati Uniti sono consentiti. Il timore, da parte di chi si oppone al TTIP, è che si riconoscano automaticamente entrambi i sistemi, il che significherebbe l’arrivo in Europa di carne trattata con ormoni.

Questo non è possibile, perché il regolamento europeo sugli ormoni vieta non solo il loro utilizzo negli animali ma anche l’importazione della carne di animali che, in qualche fase della loro vita, siano stati trattati con ormoni, anche se in quel momento non sono rilevabili. Abbiamo difeso questa regolamentazione in sede di Organizzazione mondiale del commercio (Omc), perdendo una prima volta e vincendo il ricorso, con il riconoscimento che la nostra legislazione rispetta le regole dell’Omc. Questa regola non può essere cambiata dal TTIP. L’Europa non darà mai il permesso di utilizzare ormoni nell’allevamento. Questo rischio non c’è perché le possibilità che i legislatori europei cambino i principi basilari della nostra produzione animale e modifichino questa legislazione sono inesistenti.

Sugli antibiotici, invece, la questione mi pare diversa?

È diversa perché, dopo un certo tempo, la presenza dell’antibiotico scompare dalla carne. Ma, per garantire la sicurezza degli alimenti, l’Europa vieta l’importazione di carne che ha residui di antibiotici superiori a determinati limiti. Questo è valido già adesso, non solo per la carne proveniente dall’America ma da tutto il mondo.

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l’Europa vieta l’importazione di carne che ha residui di antibiotici

In questo caso, l’obiezione è che riconoscere l’ammissibilità del trattamento degli animali con antibiotici favorisce il diffondersi della resistenza animale e umana ai farmaci

Non è che con il TTIP l’Europa riconosca il trattamento con gli antibiotici, è che le leggi europee si applicano al territorio dei 28 paesi e vale la extra-territorialità. Nel caso degli ormoni è stato possibile, perché nei residui non si può distinguere un ormone artificiale da uno naturale dell’animale. Con gli antibiotici non è stato possibile. Comunque, con il TTIP non cambia nulla. Per spingere gli americani a ridurre il consumo di antibiotici negli allevamenti abbiamo altri strumenti, come la task force internazionale UE-Usa sulla resistenza antimicrobica, che tratta anche dell’uso degli antibiotici nella medicina umana.

Una volta sottoscritto ed entrato in vigore il TTIP, non sarebbe possibile contestare la normativa sugli ormoni, perché da considerare come un ostacolo non tariffario al libero scambio?

Non è possibile, perché non è prevista nel TTIP la revisione di leggi esistenti. Come ho già detto, l’Europa non negozia con gli Usa il contenuto delle nostre norme sanitarie.

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Il legislatore decide quali osservazioni accogliere e quali no, senza alcun obbligo

Nella risoluzione approvata dal Parlamento europeo si fa riferimento a un comitato per la normazione, previsto dal TTIP, che dovrebbe esaminare preventivamente le nuove normative che le due parti, Ue e Usa, vorranno introdurre nel corso del tempo.

Gli Stati Uniti hanno un sistema secondo cui le nuove proposte legislative devono essere sempre sottoposte a un processo di consultazione pubblica, con raccolta dei commenti. Anche l’Unione europea adotta questo tipo di consultazioni ma non si tratta di una procedura formalizzata. Il comitato per la normazione previsto dal TTIP consentirebbe alle due parti di essere informate preventivamente sulle nuove proposte legislative e regolamentari, e di fare le proprie osservazioni. Poi, il legislatore decide quali osservazioni accogliere e quali no, senza alcun obbligo. La procedura di proposizione e di adozione delle decisioni legislative da parte dell’Unione europea rimarrebbe immutata.

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Alberto Zoratti
Alberto Zoratti
7 Agosto 2015 15:03

Le regole, ad esempio suglio Ogm, rimangono. Ma se non sono coerenti con gli standard internazionali considerati, per quanto riguarda il capitolo SPS (misure sanitarie e fitosanitarie) si tratta di quelli del Codex Alimentarius, allora se troppo stringenti possono essere considerate distorsive del mercato e quindi sanzionabili. Con cosa? Con meccanismi come l’ISDS, che possono permettere alle imprese di citare in giudizio i Governi che, ad esempio, abbiano scelto di bandire le coltivazioni Ogm sul proprio territorio. Non viene messo in discussione il diritto di regolamentazione, ad esempio il bando sulle coltivazioni può rimanere, ma nel caso di giudizio del panel di arbitri in cui la politica del Governo in questione viene definita come “distorsiva del mercato” ci sarà da dover pagare salate compensazioni con i soldi dei contribuenti. Senza aggiungere che il TTIP, come trattato, non cambia le regole attuali, ma il Regulatory Cooperation Body che vedrà la luce a trattato concluso, potrà lavorare sull’armonizzazione delle normative e su quello la chiarezza è molto meno evidente.

marcello frigieri
marcello frigieri
Reply to  Alberto Zoratti
9 Agosto 2015 07:46

il ttip è un trattato “liquido” che è concepito in modo da esplicare le proprie conseguenze nel tempo. Non è prevista una conclusione o un termine nella parte del trattato che verte sulla convergenza regolatoria ma una sua prosecuzione fino al raggiungimento di una sostanziale identità nelle regole operanti nei rispettivi paesi. Considerate le attuali forze in campo assolutamente sbilanciate dalla presenza massiccia delle lobby dell’industria agroalimentare la valutazione degli esiti è assolutamente sbilanciata verso le lobby delle multinazionali del cibo tossico. La signora Paola Testori Coggi dice cose che a me sembrano decisamente false. Certo è sospetta la posizione verso un trattato che sia nel complesso e in ciascuna parte ha manifestamente interesse solo per le multinazionali agroalimentari e nessun interesse ma proprio nessuno per i consumatori europei.

Paoblog
10 Agosto 2015 14:24

Inizialmente mi è sembrato che le risposte disinnescassero parte delle preoccupazioni dei consumatori per questo negoziato, ma ci sono alcuni passaggi che mi danno da pensare.

“Vorremmo il riconoscimento totale delle nostre denominazioni di origine protette. Non so se ci riusciremo …quel che riusciremo ad ottenere per quanto riguarda i prodotti alimentari Dop e Igp dipenderà anche dall’andamento dei negoziati su altri aspetti del TTIP, che non riguardano l’agroalimentare. ”

Ricordo ad esempio un articolo letto tempo fa nel quale si raccontava che: “l’industria chimica spera nel trattato TTIP per mandare a monte il regolamento europeo sugli interferenti endocrini e commerciarli liberamente.”

C’è quindi da sperare che la tutela degli alimenti d’eccellenza non passi attraverso concessioni su pesticidi o Ogm, anche se le parole di Testori Coggi sembrano smentire questa possibilità: “gli investitori stranieri non potranno addurre dei pretesti, per attaccare le nostre leggi sanitarie”, resta il fatto che un negoziato si basa su un tira e molla fra le parti e mi sembra che la UE sia la parte debole, tanto più se lo scopo di entrambi si concretizza nel voler aumentare le esportazioni verso l’altro mercato.

Va da sè che se ci sarà uno scontro fra Soldi e Qualità, sappiamo già chi prevarrà…