Con una presa di posizione che non lascia alcuno spazio al dubbio, la United States Preventive Services Task Force, ossia il panel di esperti di salute pubblica che si esprime sull’efficacia delle misure di prevenzione, ha pubblicato un documento che stronca l’assunzione di qualunque tipo di integratore di vitamine per tutte le persone senza specifiche e accertate carenze o che non sono in gravidanza. Gli esperti si esprimono anche contro la supplementazione di vitamina E, che non riduce mortalità, malattie cardiovascolari e cancro, e di betacarotene, il cui eccesso è associato a un aumento di rischio di tumore al polmone.
Il documento, che rappresenta un aggiornamento delle ultime linee guida prodotte della stessa task force nel 2014, è stato pubblicato su una delle più importanti riviste di medicina, JAMA, insieme ad alcuni editoriali che esplorano o commentano i diversi aspetti. Il pronunciamento è giunto dopo l’esame di 84 studi pubblicati negli ultimi anni, ed è specificamente riferito alla prevenzione delle malattie cardiovascolari e dei tumori. È stato elaborato per dare indicazioni al 52% di americani che, secondo un’indagine, ammette di aver assunto almeno una vitamina nel mese precedente e al 31% che ha assunto un complesso multivitaminico nello stesso periodo, alimentando così un business che, solo nel 2021, ha fruttato 50 miliardi di dollari.
I dati prodotti dalla comunità scientifica sono però chiari: nulla supporta l’idea che l’assunzione di singole vitamine o di preparati multivitaminici abbia qualunque tipo di effetto preventivo su tumori e malattie cardiovascolari. Inoltre, per quanto riguarda appunto il betacarotene e la vitamina E, i rischi superano nettamente i benefici, e bisogna dunque evitare di assumerli senza una specifica prescrizione medica. In generale, poi, anche altre vitamine liposolubili, come la D, si accumulano nell’organismo, e possono diventare tossiche: è quindi meglio evitare di assumerne senza motivo. Il documento illustra le principali caratteristiche delle singole vitamine, del selenio e del calcio sottolineando appunto che gli integratori, per esempio di vitamina D e calcio, possono avere una qualche utilità solo in condizioni specifiche come l’osteoporosi, o quando vi sia una carenza accertata con esami del sangue. Allo stesso modo, durante la gestazione è opportuno assumere acido folico per prevenire i difetti del tubo neurale del feto, ma su tutto il resto non ci sono prove chiare.
Secondo gli esperti della Northwestern University di Chicago, autori di uno degli editoriali di commento, la pressione commerciale sulle vitamine oscura i consigli su ciò che può avere davvero un impatto positivo sulla salute: un’alimentazione sana, varia e completa, e un livello costante di attività fisica moderata. Prendere un integratore, concludono, significa semplicemente sprecare denaro. Un secondo editoriale, questa volta scritto da Peter Ubel della Duke University, esplora invece i meccanismi psicologici che spingono ad affidarsi a un integratore, piuttosto che a uno stile di vita sano, e spiega come proprio questi meccanismi (tra i quali la necessità di avere risposte nette, sì/no, su ciò che riguarda la salute, e di sentirsi rassicurati da gesti così semplici come assumere una pillola) siano alla base delle strategie di marketing e ne spieghino il successo.
Come ribadito in numerosi studi negli anni scorsi, e nonostante tutti i tentativi fatti dalle aziende, i benefici che derivano dalle fonti naturali di vitamine non sono riproducibili semplicemente assumendole sotto forma di integratore, da sole o in associazione. Ciò dipende probabilmente dagli effetti sinergici delle vitamine combinate con gli oligoelementi, le fibre e gli altri componenti delle fonti originarie, impossibili da riprodurre (e in gran parte, per il momento, poco noti).
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Giornalista scientifica
L’articolo da voi citato non dice che le vitamine non servono a nulla, ma solo che non hanno lo scopo di prevenire certe malattie, quindi ciò che dite è falso. La storia della dieta equilibrata è la solita idea mistica di una qualche dieta completa che sarei curioso di sapere le percentuali della popolazione segue, visti i problemi di obesità e di alimentazione che ci sono al giorno d’oggi.
Però ogni volta che leggo la storia che la vitamina d fa male mi fa incazzare: senza tante ricerche sempre su Jama (https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2791031?resultClick=1) c’è questa ricerca nel quale dicono che persino nei bambini da 0 a 6 anni una dose 10 volte superiore a quella massima raccomandata è ben tollerata, lascio a voi le conclusioni per un adulto. Sempre sulla vitamina d sono usciti diversi studi sull’importanza di avere valori adeguati per combattere il covid e che buona parte della popolazione è carente.
La strategia è quella di insinuare il dubbio, mai diranno chiaramente che la D fa male, ambiguamente però dicono che nel caso 1 succede ciò, nel caso 2 succede ciò ecc.ecc. Il bicchiere lo presentano sempre mezzo vuoto. L’ignoranza fa il resto.
Fenomeno soprattutto statunitense ma non solo.
https://www.ice.it/it/sites/default/files/inline-files/Scheda%20Settoriale%20Integratori%20Alimentari.pdf
————A differenza dei prodotti farmaceutici come i farmaci da prescrizione o da banco, gli integratori alimentari non devono essere approvati dalla FDA come sicuri ed efficaci prima di poter entrare nel mercato, anche se i produttori devono garantire che tutti gli ingredienti siano sicuri e che tutte le indicazioni sull’etichetta sono veritieri e non ingannevoli———
Controintuitivamente si scopre che nonostante le regole esistenti, ma applicate male e a spudorato favore delle aziende produttrici, le maggiori catene di distribuzione vendono integratori che non contengono in pratica quello che dichiarano in etichetta e sui benefici presunti non si capisce molto……….
La vendita totale dei medesimi ha raggiunto nel 2021 quasi 50 miliardi di dollari, l’ottanta percento della popolazione li assume e la previsione è in grande crescita nei prossimi anni, tutto ciò è molto utile all’economia invece molto meno alla salute in generale, e logica conseguenza l’aspettativa di vita negli states, al netto delle differenze razziali ed economiche, è relativamente più bassa confrontata con nazioni dello stesso livello economico o anche di poco inferiore.
Il ragionamento di fondo è che qualcosa non funziona e se si pensa di avere qualche piccola tensione si dovrebbe ricorrere a nutraceutici e se si è malati certificati con carenze si dovrebbe ricorrere ai medicinali sicuramente molto più controllati ed efficaci (molto probabilmente) di qualsiasi integratore.
In generale nessuno si sognerebbe mai di dire che le vitamine non sono utili e non è la prima volta che si verificano malintesi sui limiti consigliati ufficialmente di diverse vitamine fondamentali, di recente anche sulla C si è svelato un errore clamoroso.
Quello che si fa fatica a capire bene è che le sostanze agiscono in equilibrio le une con le altre e che l’eccesso di una sola sconvolge il ritmo di decine di altri micronutrienti a cascata.
Riguardo alle vitamine liposolubili il margine di immagazzinamento negli organi interni è piuttosto consistente e quindi si spiega facilmente il fenomeno citato nel commento, e inoltre il bisogno può essere aumentato dal fatto accertato che della stessa vitamina se ne può sprecare grandi quantità a causa di malattie e anche a causa di medicinali di uso comune………..ma per azzardare un parallelismo vorrei chiedere se riterremmo utile portare in spalla un boccione da venti litri di acqua da bere in un ambiente ricco di fontanelle di acqua potabile a disposizione, rinunceremmo a bere dai rubinetti perchè ci è scomodo?????
Credo che la generalizzazione sua stata ben spiegata dalla PNL, senza che mi applichi io. Parlare in generale di integratori è un discorso che può far comodo solo alle aziende farmaceutiche. Tuttavia, vista la povertà di vitamine presenti nel cibo industriale, conservato per settimane, un integratore di grande qualità, può fare la differenza. Ma solo se è di grande qualità, perché la maggior parte degli integratori sul mercato è scarsa e assolutamente inutile.
In effetti in questo caso mi sembra che sia l’articolo che il titplo rispecchino la fonte.