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Gli americani, si sa, vanno pazzi per gli integratori vitaminici e di altro tipo. Ma ora la situazione sta assumendo proporzioni allarmanti, perché tutti cercano in questi prodotti qualcosa che li aiuti a difendersi dal coronavirus. Ne parla il New York Times, con una panoramica che fa capire molto bene a quali rischi si stiano esponendo molti cittadini. Perché gli integratori non solo non aiutano contro il Covid-19 (nessuno ha mai dimostrato una qualche attività di questo tipo, né profilattica né terapeutica), ma possono essere anche pericolosi.

Boom di integratori contro il coronavirus negli USA

Negli Usa è in corso una fantasiosa ricerca di un salvavita, si passa dagli sciroppi di sambuco all’argento colloidale, dall’olio di origano alla kombucha, passando per ogni possibile miscela di erbe e vitamine, meglio se preparate direttamente dai farmacisti e dagli erboristi. “I numeri che stiamo vedendo sono senza precedenti” ha affermato al giornale Joan Driggs, un’analista di IRI, una società di marketing specializzata in questo tipo di mercato che tiene sotto controllo quanto accade nelle grandi catene quali Walmarts, Walgreens, Safeway e CVS.

Nella prima settimana di marzo le vendite di integratori sono infatti aumentate del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nello specifico, sono cresciute quelle di tutti i rimedi contro il raffreddore e le malattie respiratorie, con alcuni casi veramente clamorosi, come quello della vitamina C, oggetto di fake news, che ha avuto un aumento del 146%, quello dello zinco (consigliato per il raffreddore), cresciuto addirittura del 255%, quello dello sciroppo di sambuco (considerato un immunostimolante), schizzato del 415%, e quello dell’echinacea, salita del 122%; crescite significative hanno poi riguardato la vitamina D, tanto per i bambini quanto per gli adulti.

La vitamina D e gli altri

Anche se qualche studio ha dimostrato modeste attività contro il raffreddore per lo zinco se somministrato in alte dosi e per la vitamina D nelle persone con carenze, ciò non significa affatto che potrebbero avere effetto contro il Covid-19. Al contrario, troppa vitamina D può essere tossica, così come un eccesso di zinco può depauperare le riserve di rame e causare un’anemia e, in generale, moltissimi integratori possono interferire con il metabolismo di farmaci assunti per patologie croniche e a volte gravi, con esiti inattesi. Oltre a questo, per quanto se ne sa oggi, il coronavirus presenta alcune caratteristiche molto diverse da numerosi virus del raffreddore e dell’influenza, e tutto ciò che vale per queste malattie potrebbe non avere alcun effetto contro di esso.

Woman with pills and healthy food
Gli americani stanno facendo incetta di integratori nella speranza per proteggersi dal coronavirus

Aumenti del tutto atipici si sono poi avuti anche per le vendite della melatonina e dei rimedi contro ansia e stress, probabilmente a causa della preoccupazione che la situazione sta causando e che sta avendo pesanti conseguenze anche sul sonno. In tutto il paese le farmacie stanno cercando di correre ai ripari, soprattutto limitando il numero di confezioni che si possono acquistare.

La FDA smentisce l’efficacia dei rimedi contro il coronavirus

La FDA, dal canto suo, sta continuando a smentire l’efficacia dei mille rimedi proposti sui social, a cominciare da quelli più pericolosi come una soluzione che, in realtà, sarebbe candeggina diluita e che potrebbe portare a gravissime conseguenze se bevuta, o l’argento colloidale, anch’esso molto pericoloso se ingerito e senza alcuna efficacia antivirale. L’agenzia ha già spedito sette lettere di richiamo ad altrettante aziende che pubblicizzano prodotti contro il coronavirus, e istituito una specifica task force che non solo effettua un monitoraggio dei siti e delle pubblicità, ma ha già provveduto a far ritirare dozzine di preparati che vantavano immaginarie qualità anti Covid-19. Accanto alla FDA si sono subito schierate le cinque principali aziende di integratori, che plaudono la lotta al far west e soprattutto lo sforzo di tutelare la salute dei consumatori.

Più che rivolgersi agli integratori – ricordano alcuni nutrizionisti intervistati dal giornale – sarebbe bene approfittare della pausa forzata per ripensare al proprio modo di mangiare e per ritrovare il gusto di un’alimentazione sana, che assicura l’efficienza delle difese immunitarie.

In Italia non ci sono dati ufficiali, ma un articolo de Il Sole 24 ore di qualche giorno fa riportava che cosa sta succedendo in una delle principali aziende di integratori italiane, la Aboca, che utilizza solo erbe biologiche. Secondo Massimo Mercati, amministratore delegato dell’azienda, le richieste di prodotti per le malattie respiratorie e per il sistema immunitario da una parte e di quelli per migliorare la qualità del sonno dall’altra stanno raddoppiando e, in alcuni casi, triplicando. Un indizio del fatto che anche gli italiani cercano aiuto negli integratori. La speranza è che si rivolgano sempre ad aziende la cui serietà è dimostrata da anni, e non ad altre.

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