Grilli o cavallette fritti in un piattino con menta ed erba cipollina, accanto a bacchette, tazza e vaso con piantina; concept: insetti commestibili

L’approvazione, da parte della Commissione europea, delle larve di Alphitobius diaperinus (detto anche verme della farina minore) congelate, in pasta ed essiccate, dopo quella della farina di grilli (Acheta domesticus) parzialmente sgrassata, ha suscitato le consuete reazioni scomposte di alcuni politici. Tra questa rientra quella, ancora meno opportuna (visto il ruolo), del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha utilizzato l’argomento ormai trito del fantomatico attacco alla Dieta Mediterranea, mostrando di ignorare che, nelle sue declinazioni nordafricane gli insetti sono presenti da millenni. Ma la popolazione europea, pur mantenendo diffidenze e perplessità, è più avanti di così, ed è conscia del fatto che gli insetti sono da considerare nuova fonte proteica, se non altro per motivi ambientali ed etici.

Lo mostra un’indagine appena pubblicata sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, condotta dai ricercatori del FoodLab dell’Università Aperta della Catalogna di Barcellona, su un campione di oltre mille persone, dal quale emerge come il 58% ritenga che gli insetti diventeranno una fonte alternativa di proteine ed entreranno a far parte dell’alimentazione di tutti. E questo nonostante solo il 13% del campione affermi di avere anche solo assaggiato un prodotto contenente insetti. 

Permangono, nella popolazione, sentimenti di disgusto (nel 38% degli intervistati), così come si vedono la mancanza di abitudine (segnalata dal 15%), i timori sulla sicurezza (9%) e le motivazioni culturali e religiose (6%). Talvolta, poi, si manifesta la neofobia, cioè la paura di mangiare qualcosa mai consumato prima e che si percepisce come anomalo. In realtà, come ricordano gli autori, la storia di tutti i paesi del Mediterraneo mostra che anche a queste latitudini gli insetti sono stati parte integrante della dieta degli esseri umani e degli animali per migliaia di anni, per poi essere abbandonati.

Quando poi si chiede alle persone se sono pronte a far entrare davvero gli insetti nella loro dieta, la situazione non migliora, anzi: solo il 16% si dice disponibile, mentre l’82% non lo è, per il momento. Inoltre, sette su dieci non vorrebbero preparare pietanze con insetti nella loro cucina: solo poco meno di uno su tre lo farebbe. Le stesse percentuali si trovano anche in relazione ai ristoranti: tre quarti dei partecipanti non offrirebbe pietanze con insetti, se dovesse decidere un menu, soprattutto perché, per l’81% di loro, le (altre) persone non sono ancora pronte e non accoglierebbero favorevolmente una simile offerta.

Larve su un piatto con erbe, acanto a forchetta e cucchiaio; concept: insetti commestibili
Secondo uno studio catalano, quasi sei persone su dieci ritengono che gli insetti saranno una fonte proteica alternativa e sostenibile in futuro

Tutto, però, migliora se si proiettano le domande nel futuro prossimo. Un intervistato su due pensa infatti che le proprie inclinazioni potrebbero cambiare, se venissero fornite informazioni corrette ed esaurienti, e che questo potrebbe indirizzare le sue scelte verso un atteggiamento più positivo. Inoltre, emerge ciò che è già venuto fuori in altri studi simili: il 70% si dice disponibile all’assaggio, purché non si vedano gli insetti interi, ma si tratti di farine, paste o altri derivati. Il derivato più accettabile, poi, è la farina (23%), seguita dai biscotti o cracker (6%) e dalle barrette (5,8%). Solo il 10% afferma che pietanze con insetti interi sarebbero più attraenti, perché stimolerebbero la loro curiosità.

In definitiva, si vede che aumenta la consapevolezza generale, ma ci sono ancora non poche perplessità, ed emergono così gli aspetti sui quali lavorare per migliorare il livello di accettazione: la neofobia, la familiarità, le norme sociali, l’esperienza sensoriale e la comprensione dei benefici ambientali.

La Fao, ricordano ancora gli autori, ha iniziato a promuovere l’impiego degli insetti come fonte proteica per tutti dieci anni fa, nel 2013, e non ha mai smesso. Oggi, alla necessità di avere proteine per otto miliardi di esseri umani e di ottenerle abbattendo le emissioni, si aggiunge quella di avere filiere alimentari più resilienti ai cambiamenti climatici e agli eventi estremi, oltre che agli eventi politici, come la guerra in Ucraina ha drammaticamente ricordato a tutti. 

Come hanno mostrato gli stessi autori in una revisione del 2022, la produzione di insetti è associata a una diminuzione delle emissioni di gas serra del 95% e del consumo di energia del 62% rispetto a quella di carne di manzo. Anche se restano alcuni aspetti da chiarire come la possibilità di reazioni allergiche, nei modelli animali, il consumo di insetti è associato a una diminuzione dei livelli di colesterolo (grazie agli acidi grassi polinsaturi presenti in grandi concentrazioni) e di glucosio, a un miglior controllo del peso e a una maggiore biodiversità del microbiota intestinale, mentre negli esseri umani (dove sono stati condotti ancora pochi studi) a una diminuzione del livello generale di infiammazione, a benefici per l’intestino e a un aumento di amminoacidi nel sangue, dovuto all’elevato contenuto proteico.

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Gina
Gina
27 Gennaio 2023 00:30

Disgusto…Provo necessariamente un forte disgusto al solo pensiero di poter mangiare inconsapevolmente prodotti con farina SGRASSATA di ACHETA DOMESTICUS ( o farina di grillo).Amo e acquisto il made in Italy da sempre ,possiedo un alta concezione della qualità delle materie prime e del cibo e questo inappropriato regalo di ” natura morta”che la Fao e l Europa ci hanno imposto desidero rispedirlo necessariamente al mittente…

Simonetta Galante
Simonetta Galante
Reply to  Gina
2 Febbraio 2023 19:59

Mi pare una reazione emotiva dettata dalla paura di assaggiare qualcosa di diverso. Ma diverso quanto? In fondo mangiare granchi, aragoste e gamberi non è molto diverso, appartengono allo stesso philum tassonomico. Il rifiuto dipende solo da questioni culturali.

Gina
Gina
Reply to  Simonetta Galante
3 Febbraio 2023 18:20

Buonasera sign. Galante.. no non è assolutamente una reazione emotiva data dalla paura di assaggiare qualcosa di diverso, ma vero e proprio disgusto. Io nn mangio *esseri viventi*,..sono vegetariana da 40 anni.

michele piacentini
michele piacentini
Reply to  Gina
3 Febbraio 2023 12:04

Ma nessuno ti impone di mangiarli. Ma è tanto difficile da capire? Continua a mangiare il prosciutto di Parma dop fatto con suini polacchi o la bresaola valtellinese IGP fatta con materia prima proveniente dal Sud-America

Gina
Gina
Reply to  michele piacentini
3 Febbraio 2023 18:36

Buonasera sign. Piacentini (mi scusi il gioco di parole ) ma forse “piacerà” a lei il Prosciutto di Parma. o la bresaola .. Io non mi nutro dell’ agonia provata dal suino durante la macellazione, così come nn mi nutro della sofferenza né di un aragosta, né di un polpo, né di un pesce e i grilli mi piace sentirli cantare nelle afose serate estive Mi dispiace deluderla, ma la *natura amo ascoltarla viva*..

claudia
claudia
Reply to  Gina
14 Febbraio 2023 10:19

Risposta perfetta!! Invece di puntare sui legumi come proteine alternative aggiungiamo altro sfruttamento animale.

angelo
angelo
14 Febbraio 2023 20:15

Ritengo alquanto bizzarro che da più parti si cerca di convincere con degli incentivi le famiglie a procreare, eccezion fatta per i governi italiani che da decenni lo fanno solo a parole, quando poi si vorrebbe implementare un’alimentazione avente tra gli ingredienti base gli insetti. Personalmente me ne guarderò dal farlo. Come anche che, per ridurre l’emissione di CO2 molto impattante per l’ambiente, cosa molto giusta per carità, si cerca di introdurre del carburante per le auto alternativo a quelli fossili, senza considerare che spesso, almeno qui in Italia, si hanno problemi di approvvigionamento di corrente elettrica. Come la mettiamo nel caso in cui dovesse accadere? Si lasciano le auto in garage? Oppure ci si sposta in aereo? Già l’aereo, il cui utilizzo smodato tra quelli di linea, quelli PRIVATI e quelli MILITARI, utilizzati per manifestazioni e per guerre di potere egemonici, stanno intasando i cieli con buona pace dell’ambiente che, nei casi elencati, l’emissione di CO2 diventa salutare per l’organismo e l’ambiente stesso. E poi ci si lamenta della decadenza della società. VIVA L’IPOCRISIA.

Mario
Mario
14 Febbraio 2023 23:49

In questi giorni impazza su FB un dibattito sulle farine di grillo, e oltre il 60% delle persone che sono più ferocemente contrarie… sono convinte che siano farine DA PANIFICAZIONE destinate a sostituire la farina dei nostri buoni italianissimi GRANI ANTICHI.

Questo nonostante l’articolo che ha originato la polemica spieghi con estrema chiarezza che la farina di grillo potrebbe gradualmente sostituire le farine di CARNE E DI PESCE; sui grani antichi sorvolo per carità cristiana.

Daniela Curcumi
Daniela Curcumi
15 Febbraio 2023 01:04

La mia domanda resta: “Perché?”. Abbiamo fonti proteiche vegetali collaudate da millenni, es. le innumerevoli varietà di legumi, che nutrono, oltre agli umani, anche i terreni dove crescono. Eppure dobbiamo sperimentare. Viene trattato marginalmente, come un modesto aspetto “ancora da chiarire”, il problema delle reazioni allergiche, come se non fosse potenzialmente mortale. A occhio, gli insetti possono essere assimilati ai crostacei e in effetti questi sono nelle liste degli allergeni! Inoltre: cosa sappiamo delle malattie degli insetti? Abbiamo veterinari specializzati in malattie degli insetti? E sulla trasmissibilità all’uomo? O fra poco saremo alle prese con un nuovo inspiegabile virus letale che ha fatto, chissà poi perché, il salto di specie, e chissà da quale essere arriva. Si parla spesso del risparmio energetico: c’è sicuramente, se andiamo a caccia di insetti nei prati, un po’ meno se allestiamo capannoni a temperatura e umidità costante e ci occupiamo della giusta alimentazione per mantenere gli ospiti in salute. Mi stupisce vedere quanto si è disposti a investire per inseguire “novità”, anziché ad esempio, smettere di avvelenare i terreni, bonificarli e riportarli alla produzione agricola. Io non mangerò insetti, non ne vedo la necessità. O forse li mangerò inconsapevolmente nelle farine, che anche per uso alimentare umano tollereranno la presenza delle larve, probabilmente rese invisibili da apposito trattamento di essiccazione e sfarinamento, con minor spreco alimentare…
Poi c’è questa velata ipocrisia alimentare, per cui ci possiamo nutrire dell’impossibile, purché non si capisca cos’è, quindi: insetti sì, ma solo se non identificabili. Con una benda sugli occhi, poco di manca a diventare pure cannibali!

Giancarlo
Giancarlo
15 Febbraio 2023 10:17

Ottimo sistema per riciclare farine andate a male. In secondo luogo, io non capisco perché non si debba lasciare la gente libera di scegliere, piuttosto che dichiarare ammissibile la presenza di insetti nelle farine alimentari. Si dichiara apertamente: “questo prodotto contiene insetti” e poi, chi vuole, se lo mangia, senza che si debba impedire ad altri di approvvigionarsi di fonti proteiche più tradizionali (carne, pesce, uova, formaggi, legumi, ecc.). Altro discorso ancora riguarda gli studi: possibile che esistano solo studi a favore? Io ho sentito ricercatori come Loretta Bolgan sollevare seri dubbi sulla digeribilità degli insetti, che contengono chitina (nemmeno paragonabile alla fibra alimentare quanto a indigeribilità) e, inoltre, la mancanza di studi sugli effetti allergici o di intolleranza, in particolare per chi è allergico agli acari della polvere o ai crostacei.
In conclusione: Io continuo con la mia alimentazione tradizionale, fatta anche di bistecca e vino rosso.