In una bustina di tè si può celare un intero universo. O, almeno, un mondo di frammenti di DNA che arrivano dall’ambiente in cui è cresciuta la pianta, e raccontano una storia che può avere risvolti interessanti. Da alcuni anni sta emergendo una declinazione particolare del sequenziamento genetico: quella dedicata all’analisi del DNA ambientale (eDNA), in grado di fornire un quadro relativamente completo di tutte le specie che hanno transitato o vissuto in un certo ambiente. Le sequenze di DNA così ottenute sono analizzate da programmi in grado di attribuirle alle diverse specie, ricostruendo così i complessi ecosistemi relativi alla zona analizzata.
Sull’eDNA si sono basati anche i ricercatori dell’Università tedesca di Treviri e dell’Istituto Max Plank di Biologia evolutiva che hanno utilizzato un tipo di campione cui nessuno aveva ancora pensato: le bustine di tè. Il materiale che esse contengono, infatti, è essiccato e conservato al buio e al riparo dall’umidità, cioè in condizioni ideali per aiutare il DNA a non degradarsi, e può dunque restituire una visione interessante della zona di provenienza della pianta (questa l’ipotesi).
Come riferito su Biology Letters, per verificarla i ricercatori hanno analizzate una quarantina di campioni (tra tè e tisane, del peso di 100-150 mg), e hanno trovato tracce genetiche di una sorprendete quantità e varietà di artropodi (invertebrati che comprendono insetti e aracnidi). L’analisi ha anche trovato tracce di oltre 1.280 specie tra erbivori, predatori, parassitoidi e detrivori (organismi che mangiano i detriti altrui). In una bustina di tè verde, per esempio, ce n’erano 400 specie: tutte, evidentemente, presenti in qualche momento della vita delle piante di tè.
Questo tipo di indagini presenta numerosi vantaggi e potenzialità. Innanzitutto, i campioni non devono subire alcun trattamento oltre l’essiccazione, e l’analisi è quindi economica e facile da effettuare. Inoltre, i risultati possono aiutare a ricostruire le popolazioni di insetti presenti nei paesi di provenienza delle piante, verificando se ci sono discrepanze tra quanto dichiarato sulla confezione e la vera origine. I dati potrebbero poi essere utilizzati anche per tracciare una storia naturale di un certo sito, se si hanno a disposizione campioni della stessa zona, ma di anni diversi: una possibilità particolarmente promettente in un momento in cui si segnalano, in tutto il mondo, variazioni delle popolazioni di insetti, con scomparsa di alcune e dilagare di altre.
In particolare, questo tipo di studio è ancora al centro dell’attività degli autori, che hanno rivolto la loro attenzione ad altri depositi involontari di eDNA quali gli erbari dei musei. Anche in quel caso i campioni sono stati conservati in modo ideale per il sequenziamento, in condizioni perfette di buio e umidità costante. Fermo restando la cautela con la quale si deve prelevare questo tipo di materiale, che non deve essere danneggiato. Inoltre, molto spesso sono vecchi di decine o centinaia di anni, cioè perfetti per le ricostruzioni storiche.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, AdobeStock
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista scientifica