L’indicazione dell’impatto ambientale di un piatto sul menu di un fast food aiuta i clienti a fare scelte più consapevoli e a orientarsi verso alimenti che hanno conseguenze meno negative sull’ambiente e sulla salute. Lo hanno dimostrato i ricercatori coordinati dalla Johns Hopkins University di Baltimora, che hanno coinvolto nello studio circa 5mila persone, proponendo loro di scegliere un piatto tra tre tipologie di menu. Come illustrato su JAMA Network Open, ogni menu è stato compilato con 14 opzioni, compresi gli hamburger di manzo e quelli vegetali di Impossible Food, oltre ai nugget, ai panini con pollo o pesce e alle insalate, con piatti e grafica del tutto simili a quelli di una grande catena di fast food (Burger King). A conclusioni simili era già giunto un altro studio pubblicato su Behavioural Public Policy da un gruppo di ricercatori britannici (ne abbiamo parlato in questo articolo).
Il primo tipo di menu era di controllo, cioè con le classiche indicazioni relative sale, zucchero, grassi, calorie e altro, tutte reperibili con la lettura di un codice QR (vedi immagine sotto). Il secondo riportava, per alcuni piatti, l’impatto ambientale positivo, indicato con un riquadro verde e la scritta: “Basso impatto climatico; questo prodotto è sostenibile dal punto di vista ambientale. È associato a basse emissioni e dà un basso contributo al cambiamento climatico”. La sostenibilità era quindi proposta promuovendo i piatti migliori (pollo, pesce e opzioni vegetali). Il terzo tipo, invece, aveva un riquadro rosso accanto ad alcuni piatti, con la scritta “Elevato impatto climatico”, accompagnato dall’indicazione “Questo prodotto non è sostenibile da un punto di vista ambientale, è associato a emissioni elevate e contribuisce in misura elevata al cambiamento climatico”. In questo caso, quindi, si sottolineavano gli aspetti negativi di alcuni piatti (manzo).
In generale, i partecipanti che avevano avuto i due menu con gli impatti avevano notato più di quelli del gruppo di controllo le diciture (il 50% contro il 20% circa) e, tra coloro che avevano notato le scritte, circa il 90% le aveva interpretate correttamente. Questi ultimi, come previsto, erano stati anche più invogliati a evitare di scegliere piatto a elevato impatto, con i valori più alti registrati tra chi aveva avuto il menu con l’indicazione negativa. Nel 61% dei casi circa, avevano infatti optato per una pietanza più sostenibile, contro il 54% di chi aveva avuto il menu a impatto positivo e il 49% circa del gruppo di controllo. Analizzando specificamente le insalate, la tendenza è risultata confermata, perché ne ha scelta una circa l’11% dei controlli, contro circa il 15% del gruppo con le etichette verdi e il 16% di quello con le etichette rosse.
Per quanto riguarda gli aspetti nutrizionali, nessuna delle opzioni disponibili era propriamente sana in base all’indice di profilazione nutrizionale (NPI), secondo il quale un alimento deve raggiungere un punteggio superiore a 64 per essere definito sano. Tuttavia, coloro che hanno dovuto scegliere su un menu con l’indicazione dell’impatto hanno preso decisioni migliori, anche in questo caso più spesso se avevano il menu ‘negativo’, con punteggi più elevati e più vicini a 64. Eppure la consapevolezza su questi aspetti potrebbe essere influenzata in maniera differente a seconda del tipo di etichetta. Mentre l’indicazione di impatto elevato sembra spingere a fare scelte migliori anche da un punto di vista nutrizionale, i risultati dello studio mostrano che quella di basso impatto ambientale potrebbe condurre sopravvalutare la salubrità del piatto scelto. Inoltre, chi aveva scelto i piatti a maggiore impatto come l’hamburger di manzo, aveva convinzioni errate, perché pensava di aver selezionato un alimento più sano rispetto ad altri.
Lo studio conferma quindi che le indicazioni degli impatti delle singole pietanze potrebbe aiutare i consumatori a decidere con maggiore consapevolezza. Va comunque ricordato che nessuno dei piatti presenti sui menu era propriamente sano, e ciò dimostra che le indicazioni ambientali da sole non bastano, se si vuole tenere presente anche l’aspetto nutrizionale. Secondo gli autori, ciò dovrebbe spingere i ristoratori o i decisori politici ad approfondire le diverse opzioni, per trovare diciture e segnalazioni che siano chiare e comprensibili e che tengano insieme i due aspetti: quello ambientale e quello relativo alla salute.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Wolfson at al. JAMA Network Open, AdobeStock
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Giornalista scientifica