La Food and drug administration (Fda) sta valutando la possibilità di autorizzare la vendita di un salmone geneticamente modificato. Questo pesce, secondo un articolo apparso sul New York Times il 25 giugno, si differenzia dal salmone di allevamento perché cresce molto più in fretta e raggiunge il peso standard in metà tempo. La storia non è proprio nuova visto che da dieci anni la società di allevamento porta avanti studi e ricerche. La novità vera è che siamo agli sgoccioli, visto che sono stati consegnati alla Fda la maggior parte dei documenti richiesti. Secondo alcune indiscrezioni il pesce Ogm avrebbe lo stesso sapore di quello di allevamento e un valore nutrizionale equivalente. Qualcuno ipotizza anche l’arrivo del nuovo salmone sulle nostre tavole dopo l’autorizzazione della Fda. Si tratta di un’impresa difficile e comunque destinata all’insuccesso, visto che in Europa la commercializzazione di animali geneticamente modificati non è ammessa.
Questa storia ricorda un po’ la vicenda del primo pomodoro Ogm apparso negli Usa 15 anni fa. Era considerato un portento, perché aveva un bellissimo colore, resisteva bene al caldo e non marciva facilmente. In tutti i convegni scientifici si parlava di questo pomodoro e la catena di supermercati inglesi Safeway provò anche ad metterlo in scatola, con scarso successo.
Anche allora si ipotizzarono scenari inquietanti sull’invasione del pomodoro di Frankenstein , ma poi si scoprì che il sapore non era proprio eccezionale e l’ortaggio fresco come pure quello inscatolato sparirono velocemente dal mercato.
E’ vero che a distanza di 15 anni il mais e la soia Ogm si usano ogni giorno in Italia come mangimi per animali, ma è altrettanto vero che in Europa esistono pochissimi prodotti alimentari con ingredienti Ogm nei supermercati. Mi riesce comunque difficile immaginare che il reparto pesce dei supermercati possa tra qualche anno esporre un salmone Ogm. Probabilmente saranno gli stessi produttori norvegesi e inglesi ad opporsi per evitare confusione tra il vero salmone allevato e quello di Frankenstein. In ogni caso basterà indicare in etichetta che si tratta di pesci Ogm e lasciare ai consumatori la libera scelta, per vedere ancora una volta respinta l’ennesima invasione di campo.
Roberto La Pira