Oggi un dirigibile di Greenpeace sorvola il cielo di Milano, sede di EXPO 2015, per lanciare al mondo un chiaro messaggio: “L’agricoltura industriale fa male al pianeta, invertiamo la rotta”. Con uno striscione di quasi 200 metri quadrati, Greenpeace chiede un cambiamento radicale dell’attuale sistema agricolo e di produzione del cibo. L’iniziativa di Greenpeace è in concomitanza con l’incontro dei ministri dell’agricoltura, invitati al Forum Internazionale dell’Agricoltura del 4 e 5 giugno, viene presentata la “Carta di Milano”, da cui dovrebbe scaturire il documento che aspira a diventare l’eredità di EXPO 2015.
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
E’ possibile sintetizzare quali sono le alternative proposte da Greenpeace?
Si può ottenere una buona produttività curando molto la fertilità del suolo mediante l’incremento di sostanza organica,questo presuppone però degli agricoltori pensanti ed un forte abbassamento dei profitti per i fornitori di concimi ed agrofarmaci,e volendo anche una PAC meno mirata all’industrializzazione dell’agricoltura,che lo si voglia o no i criteri di produttività applicabili ad un’impresa industriale o del terziario in agricoltura,nel lungo termine,non sono validi. Io coltivo bio da 27 anni,e la mia produttività non é così bassa rispetto al convenzionale. Impegnativo e non facile,ma possibile.
Ma quando si parla di PIANETA si pensa anche a quegli agricoltori del TERZO MONDO che sopravvivono SOLO perché riescono a vendere la loro merce ai RICCHI del primo mondo (che se ne fregano del km 0) ?
Quello che dice è vero, ma forse togliendo i contributi all’agricoltura elargiti dai Paesi del primo mondo i contadini del terzo mondo avrebbero più chance di vendere i loro prodotti
Già. Ma non è che i contadini del primo mondo nuotino nell oro. Se danneggiamo loro a favore degli altri davvero avremmo un vantaggio ?