Guido Barilla invita a salvare l’ambiente, ma è greenwashing. Mulino Bianco continua a usare grandi quantità di olio di palma che distrugge le foreste della Malesia
Guido Barilla invita a salvare l’ambiente, ma è greenwashing. Mulino Bianco continua a usare grandi quantità di olio di palma che distrugge le foreste della Malesia
Roberto La Pira 20 Febbraio 2016Guido Barilla ha fatto un bel discorso durante la presentazione della seconda edizione di ‘Eating Planet” (volume realizzato dalla Fondazione dell’azienda per proporre soluzioni concrete ai grandi temi legati a cibo e nutrizione). Secondo quanto riferito dalle agenzie il manager ha detto che “Molte persone pensano che il nostro impatto ambientale dipenda in primis da fattori come le macchine che guidiamo o da come riscaldiamo le nostre case. In realtà la cosa più importante, il modo in cui ciascuno di noi ha l’impatto più forte sull’ambiente, è quello che mangiamo (il consumo di carne è responsabile del 12% delle emissioni totali, mentre i prodotti lattiero-caseari contribuiscono per il 5%) (*). L’adozione di una dieta sostenibile – continua Barilla – può diventare un vero e proprio volano di cambiamento per salvaguardare la nostra salute e il pianeta in cui viviamo“. La proposta è di adottare la doppia piramide alimentare, un modello che promuove la dieta Mediterranea e ne dimostra i benefici per la salute dell’uomo e l’ambiente con una riduzione del consumo di carne a favore di cereali, frutta e verdura.
Il discorso è molto bello ma c’è una nota stonata. Barilla dimentica che la sua azienda è una delle principali acquirenti italiane di olio di palma coltivato in Malesia e utilizzato per produrre biscotti e merendine con il marchio Mulino Bianco. L’olio di palma acquistato è solo da un anno certificato al 100% RSPO. Ma tutti sanno che questa certificazione risulta del tutto inadeguata a proteggere l’ambiente. Lo hanno denunciato per anni le organizzazioni ambientaliste e ora anche le multinazionali che acquistano olio di palma. Per questo motivo poche settimane fa RSPO ha dovuto coniare una nuova certificazione, basata su principi più seri ma ancora insufficienti, che nei fatti attestano la scarsa validità dei modelli precedenti. La certificazione RSPO per esempio non vietava la conversione delle foreste ad alto contenuto di carbonio e l’espansione sulle torbiere tanto che la devastazione del territorio è andata avanti per mesi nel 2015. Oltre alla distruzione di decine di migliaia di ettari e alla morte degli oranghi che lì vivono, quest’anno il fumo ha sconvolto la vita a decine di migliaia di persone costrette a evacuare intere aree. L’altro aspetto da considerare è che l’olio di palma per arrivare in Italia percorre oltre 10 mila km e questo non è proprio irrilevante da un punto di vista ambientale. Per tutti questi motivi molte aziende alimentari hanno deciso di sostituire l’olio tropicale con olio di girasole e altri grassi. In Italia ci sono già 420 prodotti palma free (l’elenco comprende biscotti, merendine, snack salati e dolci oltre che creme alla nocciola) e questo comporta un impatto decisamente minore sull’ambiente. Considerando che il 90% circa dei biscotti e delle merendine Mulino Bianco impiega olio di palma, invitiamo Guido Barilla ad avviare in azienda un cambiamento veloce degli ingredienti per salvaguardare il pianeta altrimenti viene spontaneo pensare all’ennesima operazione di greenwashing.
(*) Se consideriamo solo le emissioni di gas serra, infatti, è il cibo a dare il contributo maggiore al cambiamento climatico, con il 31% del totale, superando il riscaldamento (23,6%) e i trasporti (18,5%) – Fonte BFN.
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
l’Italia sarebbe autosufficiente per quanto riguarda l’olio di girasole o dovrebbe comunque importarlo?
Ne importiamo una quantità
Roberto La Pira Per favore, mi sa dire che possibilita’ ci sia che importando olio o semi di girasole da Stati Uniti o altri ove le culture OGM son predominanti, noi ci si ritrovi con merendine senza olio di palma, ma con olii di girasole, o altri, lietamente e perfettamente OGM ? O c’e’ una normativa italiana od europea che vieta l’uso di derivati da culture OGM ? Temo che le potentissime lobbies OGM invece riescano a farceli passare sotto al naso, e che addirittura usino l’impollinazione naturale ed il vento per rendere OGM cio’ che ancora non lo e’ , alla faccia della biodiversita’ e di madre natura; ed ovviamente alla faccia nostra, polli umani da spennare tramite operazioni di marketing di alta economia (pfui!) .
Già adesso le aziende volendo possono utilizzare ingredienti GM, ma in Italia c’è l’obbligo di scriverlo in etichetta.
Mi associo a quanto scritto nell’articolo, se si suol dire: Barilla predica bene, ma razzola male.
Grazie per la risposta.
Nel caso di produzione e successiva importazione di Girasole non ci sono problemi ambientali simili a quello di palma, giusto?
No la resa per ettaro è inferiore ma non ci sono problemi di ambiente e di acidi grassi saturi
Mi perdoni ma La resa per ettaro è inferiore ma non ci sono problemi per l’ambiente mi sembra una contraddizione.
Solo perché l’olio di girasole è prodotto su terreni già deforestati non significa che questi terreni non possano essere convertiti a bosco. MI sembra che vogliamo elevarci a salvatori dell’ambiente impedendo ad altri stati il loro sviluppo industriale ma riforestare noi per primi no eh?
Il problema ambientale delle foreste che vengono distrutte per lasciare spazio alle coltivazioni di palma è immenso e gli incendi di questa’autunno sono un disastroso esempio. Quel tipo di foresta non si può ricreare facilmente.
Sono prefettamente daccordo con questo pensiero. Un tempo la pianura padano rra un bellissimo bosco….noi abbiamo avuto il diritto di deforestare e ora ci scandalizza che anche altri paesi facciano lo stesso
concordo nel giudizio su Barilla. come olio di girasole, preferirei quello bio, dato che subisce meno lavorazioni ed è decisamente più sostenibile
Barilla, che delusione se continua ad ignorare il problema! Altro che famiglia felice
Marco
Vi chiedo per favore di verificare la frase “olio di palma utilizzato per produrre biscotti e merendine con il marchio Mulino Bianco”
Ero certo che questa affermazione fosse vera ma solamente questa mattina ho letto l’etichetta dei Pan Goccioli e di un altra merendina di cui non ricordo il nome, entrambe Mulino Bianco, ed erano prive di olio di palma.
Che sia in corso un cambio della ricetta in casa Barilla?
Sarebbe molto interessante oltre che giusto.
Vi segnalo anche questo:
guardatustesso.barilla.it/
Non avrei mai creduto di dover “difendere” Barilla, ma sono solito apprezzare gli sforzi verso il miglioramento.
Che Barilla voglia davvero cambiare?
Io lo ritengo possibile….
Cosa ne dite voi?
LO abbiamo scritto in due articoli che ci sono 25 prodotti Mulino Bianco palma free. Si tratta però di prodotti minori che non fanno i grossi numeri di Barilla. Dopo la nostra campagna qualche cosa sta cambiando a Parma ma veramente poco.
Chiedo alla redazione come mai non vengono presi in considerazione i prodotti con olio di colza. Ormai la selezione delle piante permette di ottenere un olio di colza a bassissimo contenuto di grassi saturi e senza la componente tossica che aveva una volta. Non potrebbe essere una valida alternativa insieme all’olio di girasole?
Grazie
Nelle tabelle infatti ci sono numerosi prodotti con olio di colza.
Per l’elenco dei biscotti visualizzare questo articolo: “Olio di palma, la lista dei biscotti “senza”. Ecco le 225 segnalazioni dei prodotti che contengono solo burro, olio di girasole o di oliva”
http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-biscotti-tab.html
Per l’elenco delle merendine visualizzare questo articolo: “Olio di palma, la lista delle merendine “senza”. Le prime 50 segnalazioni dei prodotti che contengono solo burro, olio di girasole o di oliva”
http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-merendine-senza.html
Per l’elenco delle creme spalmabili alla nocciola e cacao visualizzare questo articolo: “Gli italiani amano la Nutella un prodotto con troppo zucchero, poche nocciole e troppo olio di palma. L’elenco di altre 60 creme preparate solo con ingredienti di qualità” http://www.ilfattoalimentare.it/nutella-palma.html
Barilla dimentica di dire che è provato da studi scientifici che, calcolando in base ai valori nutrizionali e non ai kg prodotti ( che non hanno alcun valore come indice per valutare il fabbisogno alimentare), la carne è l’ alimento meno impattante sul’ ambiente. Semplificando: è vero che ci vuole molta più acqua per produrre 1 kg di carne rispetto a 1kg di insalata, ma con un kg di carne mangi in 5 nutrendoti in modo completo e con 1 kg di insalata neanche sfami una persona. Idem per cereali in genere. Fa solo i suoi interessi, la sua piramide è una trovata pubblicitaria spacciata per studio scientifico.
Mi risulta che Barilla, ma anche molti altri utilizzatori in Europa, usino olio di palma certificato RSPO, una certificazione che garantisce la coltivazione nel rispetto dell’ambiente.
Quindi il problema ambientale non sussiste.
Per quanto riguarda l’aspetto salutistico, tanti sono gli studi scientifici pro olio di palma, tanti quelli contro. L’olio di palma ha più o meno la stessa quantità di acidi grassi saturi del burro, di cui ci siamo nutriti per decenni scampando fino a 90 anni.
Veramente non capisco questa campagna chi possa avvantaggiare.
Tutto ma in quantità ridotte, è il mio motto.
La certificazione RSPO sbandierata dalle aziende è più meno una foglia di fico Legga questo articolo dove spieghiamo bene la questione
http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-sostenibile-rspo.html
“Olio di palma sostenibile! RSPO lancia una nuova certificazione più severa ma lascia immutata la prima. L’illusione di un cambiamento impossibile”