Greenpeace è scesa in piazza a manifestare per chiedere il bando dei neonicotinoidi, in difesa delle api

Un gruppo di attivisti di Greenpeace travestiti da api operaie hanno simbolicamente “scioperato”, con tanto di picchetto, davanti alla sede del Ministero delle politiche agricole, per chiedere il bando totale dei neonicotinoidi, pesticidi sospettati di essere una delle principali cause della moria globale delle api e degli insetti impollinatori.

«Chiediamo al ministro Martina di vietare i pesticidi più dannosi per api e impollinatori, a cominciare dai tre neonicotinoidi in discussione la prossima settimana e di investire in pratiche agricole sostenibili» dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia. L’appello di Greenpeace è stato firmato da più di centomila italiani e a cui si potrà aderire anche sabato 13 maggio, quando l’associazione tornerà in piazza per una giornata di sensibilizzazione sul tema.

L’Europa deve decidere se mettere al bando tre pesticidi neonicotinoidi, già limitati nel 2013

Il 17 e il 18 maggio, infatti, i paesi membri dell’Unione si riuniranno per decidere se approvare il divieto a livello comunitario per tre pesticidi neonicotinoidi proposto dalla Commissione. Si tratta del thiamethoxam (Syngenta), dell’imidacloprid e del clothianidin (Bayer). A causa del rischio per le api, l’uso di queste sostanze nella pratica agricola è stato limitato già nel 2013, ma l’Italia aveva votato contro la proposta.

Nel frattempo si sono moltiplicate le prove dei danni causati dai neonicotinoidi non solo alle api e agli altri impollinatori, ma anche a farfalle, uccelli, insetti acquatici e altre specie animali, per questo se ne chiede il bando totale. Gli impollinatori sono insetti fondamentali per le produzioni agricole e alimentari. O, come recitano gli slogan di Greenpeace, “Niente api, niente cibo”.

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ezio
ezio
21 Maggio 2017 11:52

Errare è umano anche per chi produce sostanze utili per ottenere risultati, ma quando scoperti i danni che possono provocare nell’ambiente ed alla salute, perseverare è colpevole di reati non banali ma penali.
Spesso le conseguenze prodotte si estendono nello spazio e nel tempo in modo invasivo e permanente e non c’è pena ne risarcimenti che possano rimediare ai danni prodotti.
Il fine non giustifica mai i mezzi, anche se sono il risultato della ricerca scientifica più avanzata, ma se manca la mediazione del buon senso con l’applicazione ferrea del principio di precauzione, potremo distruggere completamente l’equilibrio vitale della Terra, frutto dell’evoluzione di milioni di anni.

Claudio Buttura
Claudio Buttura
Reply to  ezio
21 Maggio 2017 18:50

È un discorso di buon senso, il suo, che mi vede assolutamente d’accordo. Grazie