Coccinella su un fiore di camomilla in un prato

Il glifosato danneggia direttamente il sistema immunitario degli insetti. Questo potrebbe spiegare perché il suo impiego è associato a catastrofiche morìe di api e non solo, e perché potrebbe avere conseguenze anche su specie pericolose per l’uomo. Il nesso tra scomparsa di insetti utili e uso di glifosato è stato dimostrato da tempo, ma finora c’erano state pochissime ricerche sul meccanismo attraverso il quale si esplicherebbe questo tipo di tossicità. Ora però uno studio pubblicato su PLoS Biology dai ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora dimostra che cosa succede, almeno su due specie di insetti il cui destino è strettamente intrecciato con quello dell’uomo: la tarma della cera Galleria mellonella, detta anche camola del miele, e la zanzara Anopheles gambiae, vettore del plasmodio della malaria.

Entrambi utilizzano, per difendersi dai parassiti, una reazione chiamata di melanizzazione, mediata appunto dalla melanina, sostanza che protegge gli esseri umani dalle radiazioni solari. Negli insetti, invece, la melanina circonda i patogeni, mentre le specie chimiche altamente reattive che si formano durante la sua produzione causano la morte di batteri, funghi e parassiti di vario tipo. In presenza di glifosato, però, la sintesi di melanina è notevolmente diminuita, e questo rende l’insetto molto più vulnerabile. Inoltre l’erbicida altera pesantemente il microbiota degli insetti, indebolendoli ulteriormente.

Secondo lo studio dei ricercatori americani, il glifosato danneggia il sistema immunitario degli insetti, interferendo con un meccanismo di difesa basato sulla melanina

Nelle due specie studiate gli effetti sono immediati. L’Anopheles gambiae, infatti, diventa molto più suscettibile ai plasmodi. Di conseguenza potrebbe essere più pericolosa quando punge una persona, perché potrebbe veicolare molti più parassiti. Questo effetto, mai descritto prima, potrebbe essere molto grave, se si considera che i Paesi dove la malaria è endemica sono anche quelli dove sta aumentando l’impiego di glifosato, anziché diminuirlo. 

La tarma della cera, invece, diventa più vulnerabile alle infezioni da Cryptococcus neoformans, un lievito che compromette la salute dell’insetto e che può infettare anche l’uomo, causando infezioni polmonari potenzialmente mortali. La melanizzazione è anche il sistema di difesa delle api, e ciò lascia intuire che, con ogni probabilità, le conseguenze sulla capacità di difendersi dai parassiti (per esempio dalla varroa) colpiscano anche loro. 

I test sono stati compiuti sia con il principio attivo glifosato che con il suo principale metabolita, l’Ampa: non sembrano dunque esserci dubbi sul responsabile del danno al sistema immunitario. Per questi motivi gli autori si augurano che il glifosato faccia la fine del DDT, cioè sia presto vietato in tutto il mondo. I danni a esso associati, infatti, riguardano tutto l’ecosistema, esseri umani compresi, e potrebbero peggiorare in conseguenza dell’aumento della temperatura terrestre e della diffusione di alcune specie di insetti, come le zanzare Anopheles.

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gianni
gianni
2 Giugno 2021 17:17

Per favore qualcuno dei difensori dell’agricoltura convenzionale dica qualcosa a difesa degli scienziati ( non tutti ) che fino a stamattina giuravano che l’unico target erano le erbacce……………. giusto per confrontare le opinioni.