prodotti ortofrutticoli brutti, carote

Dimezzare lo spreco alimentare pro capite e ridurre le perdite di cibo lungo tutta la filiera in poco meno di dieci anni, è questo l’ambizioso obiettivo formulato dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per contribuire in modo significativo alla lotta contro il cambiamento climatico e mantenere l’aumento delle temperature al di sotto dei 2°C entro la fine del secolo. Guardando al solo reparto ortofrutta, in Italia e nel resto d’Europa, il 21% dello spreco di frutta e verdura avviene direttamente nei campi (dati Fao). Alimenti che vengono scartati, lasciati sui terreni o utilizzati per fare compost, spesso a causa di imperfezioni, di mancata adesione agli standard che l’industria alimentare ha imposto in un primo momento, ma che è poi diventata una condizione essenziale per l’accettazione da parte dei consumatori.

Il 5 febbraio ricorre la giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, un’occasione importante per fare il punto sulla questione, evidenziare le iniziative in corso e metterne in campo di nuove. Secondo l’Osservatorio Waste Watcher International, fra le strategie anti-spreco nelle case degli italiani prevale ancora il buon senso. Una delle ‘tecniche’ anti-spreco più diffuse, spicca quindi la realizzazione di una lista della spesa piuttosto che l’attenzione a verificare e consumare prima i cibi a ridosso di scadenza, accertandosi di averli disposti in evidenza. È pratica diffusa nei Paesi europei e anglofoni, mentre è meno diffuso in Italia,  l’assaggio del cibo appena scaduto, per accertarsi se sia ancora consumabile prima di gettarlo. Fra le strategie di approvvigionamento del cibo una linea comune sembra quella di privilegiare confezioni di piccolo formato. Al ristorante, invece, italiani ed europei in generale risultano ancora piuttosto timidi nella richiesta della ‘doggy’ o, meglio, ‘family’ bag, quando non riescono a consumare il pasto. Tra gli europei, infatti, lo chiedono in media da quattro avventori su 10.

spreco alimentare, donazione di cibo
A casa, tra gli alimenti più sprecati, spiccano frutta e verdura fresche

A casa, tra gli alimenti più sprecati, spiccano frutta e verdura fresche, mentre, a livello di composizione famigliare, sono i single le persone che sprecano più cibo, con un 50% in più rispetto alle famiglie numerose. Non sono però solo i cittadini a essere impegnati per la riduzione dello spreco, ci sono anche le iniziative prese dalle aziende e, soprattutto dalle catene di vendita. Tra queste spiccano in particolare NaturaSì e Coop. “Il concetto stesso di spreco alimentare va contro uno dei valori fondanti dell’agricoltura biologica e biodinamica” commenta Fausto Jori, Amministratore delegato di NaturaSì. Per questo motivo NaturaSì, ha avviato numerose attività.

Da oltre un anno porta avanti con Legambiente la campagna CosìperNatura. “Portiamo in negozio – spiega Jori – anche i prodotti un po’ più grandi o un po’ più piccoli o semplicemente dalla forma insolita, ma buoni lo stesso perché contenenti le identiche proprietà nutritive di qualsiasi altro prodotto biodinamico e biologico, coltivati nel rispetto dell’ambiente e del lavoro degli agricoltori. Un vantaggio per tutti: con questo progetto passiamo da un 20% circa di prodotto scartato sui campi a un 4%. I prodotti CosìperNatura, inoltre, sono venduti con una riduzione di prezzo che arriva fino al 50% rispetto agli altri”. Nel 2021 nei negozi NaturaSì sono state vendute 650 tonnellate di frutta e verdura CosìperNatura. “L’obiettivo è aumentare la quantità di frutta e verdura recuperate, evitando di sprecare quello che abbiamo coltivato e per cui sono stati impiegati acqua, energia, lavoro, risorse. Uno schiaffo all’ambiente ma anche all’etica e alla sostenibilità sociale”, dice l’Ad di NaturaSì.

spreco
Anche Coop ha portato avanti iniziative anti spreco interessanti come il progetto “Buon Fine”

L’azienda si è inoltre attivata per ottimizzare lo smaltimento della merce eccedente all’interno dei magazzini, collaborando con 22 Onlus sul territorio nazionale attraverso donazioni di prodotti non più commercializzabili, pari circa a 250 tonnellate nel 2021. Un passo ulteriore è stata l’adesione, con circa 100 negozi, all’app contro lo spreco To Good To Go che ha permesso nel 2021 la vendita di 65.000 magic box equivalenti ad altrettanti chili di cibo ‘salvato’. La collaborazione con Too Good To Go, inoltre, ha portato a 33 i prodotti NaturaSì esposti con “l’etichetta consapevole” ovvero l’indicazione “Spesso Buono Oltre: osserva, annusa e assaggia” sull’incarto di alcuni prodotti a marchio, come cereali, bevande, paste, sughi (*).

Anche Coop ha portato avanti iniziative anti spreco interessanti come il progetto “Buon Fine”.   Nel 2021 le derrate alimentari donate in solidarietà ammontano a 5.642 tonnellate, una quantità in grado di generare oltre 11 milioni di pasti– per un valore pari a oltre 27 milioni e mezzo di euro. A beneficiarne 938 associazioni di volontariato in tutta Italia. Il 70% delle donazioni interessa prodotti freschi e freschissimi e questo spiega la particolarità del modello Coop rispetto ad altri. Un modello di donazione a chilometro zero perché immediatamente dai 680 punti vendita coinvolti  si raggiunge attraverso la rete delle associazioni e al lavoro congiunto di dipendenti e dei soci la destinazione individuata (mensa, case di accoglienza etc).

Inoltre, a fianco delle donazioni, Coop ha sviluppato nel tempo “Mangiami subito”, attraverso la vendita di prodotti prossimi alla scadenza a prezzi scontati del 50% a fine giornata. Queste ultime nel corso del 2021 ammontano a 38 milioni di euro su 836 punti vendita coinvolti.

(*) Un invito a osservare più attentamente le etichette e in particolare il Termine minimo di conservazione (Tmc), spesso confuso con la data di “scadenza”. La data che riporta la dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro” (Termine minimo di conservazione) indica infatti una stima del produttore sul periodo di migliore qualità del prodotto. Superata questa indicazione non significa che il prodotto costituisca un rischio per la nostra salute ma potrebbe iniziare a perdere gradualmente le proprietà organolettiche (aroma, fragranza, gusto).  Ecco perché “l’etichetta consapevole” invita il consumatore a usare i propri sensi per verificare eventuali variazioni delle confezioni (come il rigonfiamento), del colore, dell’odore, della consistenza o eventuali sedimentazioni.

© Riproduzione riservata – Foto: NaturaSì e Coop

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Claudia
Claudia
6 Febbraio 2022 18:23

Ottime iniziative .Il cibo non va mai sprecato e trovo giusto che le eccedenze di frutta e verdura scartate, perche'” ritenute imperfette”( avrei da ridire a questo proposito , la natura non e’ mai imperfetta ,ma noi siamo divenuti schiavi di scelte basate sulla perfezione “) siano comunque vendute a meta’ prezzo e non vadano lasciate sul terreno.C’e ancora troppa gente da sfamare.

Giova
Giova
Reply to  Claudia
8 Febbraio 2022 10:51

sì, peraltro una perfezione stupida: la mela lucidata, la melanzana ibridata per togliere quel leggero gusto “piccantino” e amarognolo, le pesche a pelle liscia e lucida (ma dure come sassi e prive di gusto), i limoni incartati e a momenti infiocchettati (ma trattati!), le noci lavate con la candeggina (salvo poi fregarsene del fatto che l’eccesso di umidità le ha avariate) ecc. ecc.

Sere
Sere
8 Febbraio 2022 08:19

Sono ottime iniziative! Io mi reco spesso a questi due supermercati e mi capita di fare una spesa intera di prodotti al 50%, che spesso non presentano alcuna ammaccatura o segni di deperimento. Consiglio a tutti di provare, è anche un ottimo modo per risparmiare