Compassion in World Farming, una ONG internazionale che si occupa del benessere degli animali, qualche giorno fa ha accusato l’Italia e la Grecia di non rispettare la legislazione sugli allevamenti delle galline ovaiole che continuano a vivere in gabbie minuscole, dichiarate fuorilegge da oltre un anno.
Ma andiamo con ordine.
Il 3 gennaio 2012 è entrato in vigore in Italia il Decreto legislativo 267/2003 che attua la Direttiva comunitaria 74/1999 sul benessere delle galline ovaiole. Questo vuol dire che le vecchie batterie (“convenzionali”) devono essere sostituite con altre più ampie (“modificate” o “arricchite”) o abbandonate del tutto per passare ai sistemi di allevamento a terra.
Le gabbie “convenzionali” contengono di solito 4 o 5 galline e lo spazio concesso per legge a ogni volatile è di 550 cm2: si tratta, per intenderci, di un’area equiparabile di un foglio di carta A4 (= 620 cm2). Queste gabbie sono completamente spoglie (eccezion fatta per il dispositivo di somministrazione di cibo e acqua) e hanno un pavimento di rete metallica inclinato, dove le galline vivono e depongono le uova. Gli uccelli non hanno a disposizione un nido e non possono spiegare le ali, razzolare, grattarsi le unghie o appollaiarsi.
Le nuove gabbie “modificate” o “arricchite” hanno uno spazio minimo di 750 cm2 per gallina (di cui 600 cm2 utilizzabili) con un piccolo posatoio, lettiera e un nido e il numero di animali può variare. Sebbene lo spazio rispetto alle batterie “convenzionali” sia maggiore, queste gabbie rappresentano pur sempre un sistema di privazione della libertà e una forma di forte restrizione dei loro comportamenti naturali.
Più rispettosi del benessere animale sono i sistemi di “allevamento a terra” (le galline sono allevate all’interno di edifici a piano unico o a piani multipli, con una densità per legge nella UE di 9 animali per m2; gli uccelli possono muoversi liberamente negli spazi in comune e hanno nidi, posatoi e lettiera sul suolo) o di allevamento “all’aperto e biologici” (la densità di allevamento è limitata a 6/m2; alle galline non viene “spuntato” il becco e viene concesso uno spazio all’aperto anche di 10 m2 per animale).
La Direttiva Ovaiole della UE considera da oltre un anno fuori legge le gabbie “convenzionali”, ma ammette ancora l’allevamento in quelle “modificate” o “arricchite”, ma ciò nonostante la situazione presenta ancora diverse critictà.
Denuncia Annamaria Pisapia, direttrice di Compassion Italia: «Nel nostro paese, stando ai dati in nostro possesso, sono allevati circa 39-40 milioni di galline ovaiole; di queste, il 70% vive ancora in gabbia. Circa 17 milioni di galline, pari al 42,5% del totale, vive nelle gabbie illegali».
Antonio Trifilò, esperto del settore, non nutre le stesse certezze: «Nell’ultimo anno le ASL hanno intensificato i controlli per evitare affollamenti fuori norma. Solo dal numero delle multe comminate dai servizi veterinari potremmo capire quante gabbie illegali esistano tuttora. Per il momento sarei più cauto e parlerei di un parziale, lento adeguamento degli allevatori italiani».
Questa è anche l’opinione di Stefano Gagliardi, direttore di ASSOAVI (Associazione Nazionale Allevatori e Produttori Avicunicoli): «Gli allevatori italiani si stanno adeguando alla nuova normativa tra grandi sacrifici: ci vogliono tempo e soldi. Un piccolo allevamento di 50mila galline deve investire oltre 350mila euro per rispondere alle nuove direttive. Non è poco, soprattutto perché non godiamo né di aiuti economici da parte dello stato, né di agevolazioni fiscali. Nondimeno, entro giugno 2013, tutti gli allevatori saranno in regola: dopo quella data, non sarà più tollerato alcun allevamento fuori norma e i controlli a tappeto, eseguiti dalle ASL, costituiranno una garanzia per il consumatore».
Aggiunge Anna Maldini, presidente di ASSOAVI: «Entro il 2013, il 40% di tutte le uova in commercio in Italia (tutte nostrane giacché non importiamo dall’estero uova da tavola) sarà di allevamento a terra o bio».
A conti fatti, non si conosce di preciso la percentuale di gabbie illegali presenti in Italia, ma in ogni caso sono troppe. Non tutte le notizie sono cattive: ce n’è anche una buona, in compenso.
Negli ultimi anni la ONG Compassion ha selezionato e premiato alcune grandi aziende alimentari italiane che hanno fatto del benessere animale un valore della loro responsabilità sociale di impresa e sono andate oltre i requisiti di legge, eliminando del tutto le uova da allevamento in gabbia.
Tra le aziende premiate, Pavesi (che dal 2011 ha scelto di passare alla fornitura esclusiva di uova da galline allevate a terra), Mulino Bianco ed Emiliane Barilla (utilizza solo uova da galline allevate a terra), Lazzaroni (utilizza solo uova di galline allevate all’aperto), Coccodì (già dal 1998 tutta la gamma è preparata con uova di animali non in gabbia).
Per quanto concerne le catene di ristoranti, vanno segnalati Ristò, Autogrill e Ikea, mentre per la grande distribuzione si qualificano NaturaSì (premio Good Egg 2008), CRAI (premio Good Egg 2011), Coop (premio Good Egg nel 2010), Esselunga e IPER che commercializzano col proprio marchio solo uova di galline non allevate in gabbia.
Iprezzi delle uova cambiano notevolmente in relazione alla stato di benessere delle galline. Ecco una tabella di confronto rilevata in un supermercato milanese
– 6 uova di allevamento biologico € 2,0
– 6 uova di galline allevate all’aperto € 1,80;
– 6 uova di galline allevate a terra € 1,69;
– 6 uova di galline allevate in gabbia € 1,00.
Per quanto riguarda la qualità delle uova, emerge un dato interressante. Nello studio svolto da Margherita Rossi e Luigi Guidobono Cavalchini, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche dell’Università degli Studi di Milano, si legge: «Il confronto con studi precedenti rafforza la convinzione che per quanto riguarda la qualità dell’uovo quello che conta realmente non è il sistema di allevamento per se, ma piuttosto la capacità di chi lo gestisce di operare le migliori scelte possibili. Si tratta quindi di una questione di affidabilità del produttore».
Comprare uova di un tipo di allevamento piuttosto che un altro non comporta un sostanziale miglioramento sul piano della qualità delle uova. È una scelta etica che riguarda il benessere animale. I consumatori non devono dimenticare che scegliendo uova di un tipo possono esercitare una considerevole influenza sulle aziende. È vero che le uova allevate in modi diversi non hanno prezzi simili. Ma qual è il prezzo di una vita in gabbia?
Anissia Becerra
Il solito metodo all’italiana, ci si doveva adeguare al 1° Gennaio 2012, invece le multe costano meno delle nuove gabbie e si finirà per incorrere nell’ennesima infrazione europea con costo per la collettività. Intanto chi si è adeguato per tempo e con pesanti investimenti deve prevedere tempi di rientro dell’investimento sempre più lunghi. A Giugno 2012 si doveva controllare, e gli allevamenti irregolari sequestro immediato delle ovaiole.
Mi preme evidenziare che, dal 1° ottobre 2011 ( se non ricordo male), nei supermercati Coop, tutte le uova provengono da allevamenti a terra, non sono quelle della private label. Grazie alla proficua collaborazione dei fornitori.Nell’ottica di una sempre maggiore attenzione al benessere animale.
precisazione: ” NON SOLO QUELLE DELLA PRIVATE LABEL “.
Gentile Roberto,
Ha ragione, la Coop si è distinata più volte per l’impegno adottato verso il benessere animale, aggiudicandosi numerosi riconoscimenti internazionali. Segnaliamo due articoli sull’argomento: il primo riguardo le uova, il secondo i polli.
http://www.ilfattoalimentare.it/coop-dice-basta-alle-ovaiole-allevate-in-gabbia.html
http://www.ilfattoalimentare.it/polli-coop-allevamento-terra-benessere-animale-good-chicken-premio.html
Acquistare SOLO UOVA BIO, sono quelle che provengono da creature lasciate (per quanto possibile) libere di razzolare all’aperto e nutrite con cibo non ogm. Non si può risparmiare sulla sofferenza !
una semplice domanda: perchè non ESISTE UNA SOLA COSA CHE FUNZIONA IN MANIERA POSSIBILE?…è una domanda legittima che bisogna farsi…non è possibile pensare che tutto quello che accade sia sempre negativo…sarebbe il tempo di cominciare A PENSARE…