Frutti bosco surgelati, è ancora allerta per l’epatite A. Il Ministero rilancia l’appello in rete: “non consumateli crudi”. L’epidemia va avanti, 60 casi tra agosto e settembre. Il silenzio dei supermercati
Frutti bosco surgelati, è ancora allerta per l’epatite A. Il Ministero rilancia l’appello in rete: “non consumateli crudi”. L’epidemia va avanti, 60 casi tra agosto e settembre. Il silenzio dei supermercati
Roberto La Pira 30 Settembre 2013L’epidemia di epatite A causata dall’ingestione di frutti di bosco surgelati contaminati continua a colpire consumatori ignari del pericolo. Negli ultimi cinque mesi il virus ha infettato oltre 400 persone e il picco non sembra esaurito. Nei mesi di agosto e settembre, secondo quanto registrato dal Seieva ci sono stati altre 62 infezioni. I nuovi casi si registrano soprattutto nelle Regioni del centro-nord. La situazione è critica visto che anche la task force costituita dal Ministero della salute per fronteggiare la situazione non è riuscita ad individuare la causa. Ci sono difficoltà logistiche (la documentazione richiesta ad alcuni paesi come la Polonia per definire la rintracciabilità della materia prima è arrivata solo dopo 45 giorni) ma in questo periodo la comunicazione è stata carente.
C’è di più: le analisi fatte dagli istituti zooprofilattici del Piemonte e della Lombardia sono state centinaia ma nonostante ciò le aziende coinvolte contestano i risultati e dichiarano di non avere riscontrano alcun virus nei loro lotti. Dalle analisi effettuate a Torino dal procuratore Raffaele Guariniello nel mese di agosto emerge un altro dato preoccupante. Se prima le aziende erano tre di piccole medie dimensioni, adesso l’elenco (vedi tabella) si è arricchito con un lotto di frutti di bosco firmato dai supermercati Picard e da un secondo lotto della Buitoni della linea La Valle degli Orti. La sensazione è che la lista sia destinata ad allungarsi e che il pericolo epatite A sia stato sottovalutato. Che fare? L’unica cosa è non consumare confezioni di frutti di bosco surgelati crudi. Occorre assolutamente farli cuocere per almeno due minuti. Il virus dell’epatite A, infatti, sopravvive a basse temperature, ma viene rapidamente inattivato dal calore.
Il Ministero rivolge un appello anche a gelaterie, pasticcerie, artigiani e ristoratori che producono e vendono frullati, preparazioni di frutta o che usano frutti di bosco crudi senza di farli cuocere. L’autorità sanitaria parla anche di “guarnizioni per dolci” un’espressione criptica che dovrebbe indicare i frutti di bosco crudi disposti sopra le torte di pasta frolla già cotte o sopra il gelato quando viene travasato nelle vaschette. Nessun problema invece per lo yogurt, perchè la frutta viene pastorizzata prima di essere utilizzata. Di fronte a questa situazione critica è a dir poco stucchevole la posizione delle catene di supermercati che non hanno mai pubblicato sui loro siti le fotografie dei lotti ritirati dal commercio. Anche il Ministero non ha mai pubblicato le fotografie! Gli unici supermercati che hanno informato i clienti sono stati: Auchan, Simply e Sogegross, mentre secondo le nostre fonti le insegne e i punti vendita coinvolti sono 35 (1).
(1) Simply, Auchan e Coop sono le catene che si sommano all’elenco allegato composto da oltre 300 supermercati discount della catena Dpiù (nella tabella sono indicati come Maxi Di), e altre piccole realtà locali che hanno venduto lotti di frutti di bosco contaminati ritirati dal mercato. Ecco i nomi delle insegne: Aeffe, Alice, Arca, Barazza, Bascom, Bon Achat, Centro commerciale discount, Centro commerciale Ramonda, Commerciale prima, Denti & Marazzi, Dial, El Gasto, Elenamarket, Emy Eurocommerciale, G.S.A., il Frutteto, La Meridiana, Orsini, Pietro Marcuzzi, Pozzoli Carni, Primax, Re.Ma.Ma, Rea, Real Cibo, Super Longare, Supermercati Oplà, TRe C, Unicomm, Vanilati, Villa Jardini, Vollono Vincenzo
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Tutti questi supermercati coinvolti non hanno pubblicato le immagini dei prodotti sui loro siti. Ma hanno intrapreso altri tipi di iniziative al riguardo? Hanno per esempio posto dei cartelli di richiamo nei punti vendita? Se si, sul web si trovano le immagini di questi cartelli?