Come sono cambiati i nostri acquisti di frutta e verdura dopo un anno di pandemia? Preferiamo comprare prodotti sfusi o confezionati? Quanto è importante l’origine e la stagionalità nelle nostre scelte? Sono alcune delle domande che trovano risposta nei dati dell’Osservatorio focus ortofrutta di Nomisma, presentati durante un webinar dedicato proprio al settore ortofrutticolo nel mondo dopo il Covid-19, organizzato insieme a CSO Italy (Centro servizi ortofrutticoli). Questi dati sono il frutto di un’indagine svolta nel mese di gennaio 2021 su un campione di 1.500 consumatori.
Gli italiani sono al primo posto in Europa per consumo quotidiano di frutta e al terzo per verdura, con il 90% delle persone che ne mangia almeno una porzione ogni giorno, ben al di sopra della media europea (64%). Un italiano su tre preferisce mangiare la frutta come spuntino, il 33% beve spremute e centrifugati e il 15% la consuma anche a colazione. La verdura, invece, è protagonista di pranzi e cene, soprattutto come contorno (78%), ma anche come piatto principale (33%).
A sostenere gli acquisti di ortofrutta in Italia sono soprattutto ragioni legate alla salute (indicate dal 57% dei partecipanti): perché si tratta di alimenti fondamentali per una dieta sana ed equilibrata (27%), oppure perché sono considerati prodotti salutari (23%) o consigliati da medici e nutrizionisti (7%). E forse proprio per questo motivo, la pandemia non sembra aver penalizzato gli acquisti di frutta e verdura: nonostante nei primi tempi dell’emergenza i consumatori italiani abbiano preferito cibi a lunga conservazione, nel 2020 per quasi un quarto delle persone è cresciuta la spesa per l’ortofrutta, mentre per oltre il 60% è rimasta stabile.
Dai dati dell’indagine di Nomisma emerge come l’origine e le modalità di produzione siano tra i criteri che più influenzano la scelta dei consumatori (56%), con un 23% delle persone che indica come motivo principale per l’acquisto di un prodotto la provenienza italiana. Molto importante anche la stagionalità della frutta e della verdura, nominata dal 43% degli intervistati come fattore di scelta.
A proposito di stagionalità, con l’emergenza Covid il 63% dei consumatori dichiara di aver controllato che i prodotti acquistati fossero di stagione. Era alta anche l’attenzione verso la qualità dei prodotti (56%) e lo spreco alimentare, con il 59% delle persone che afferma di aver buttato meno frutta e verdura. Oltre la metà degli intervistati dichiara di aver comprato più prodotti freschi, in parte perché preferiti rispetto ai confezionati e ai surgelati (59%), in parte perché con la pandemia è aumentato il tempo a disposizione per cucinare (50%). Il Covid, però, ha portato con sé una maggiore attenzione ai prezzi (55%), complice la crisi economica che ha investito molti settori.
Nel 2020, spinte dalla pandemia e dalla necessità di uscire il meno possibile di casa, il 22% delle persone ha acquistato frutta e verdura online, principalmente attraverso i siti e le applicazioni per smartphone delle catene della grande distribuzione (22%), ma anche da negozi specializzati e mercati rionali via telefono o internet (18%). Tuttavia, se con le restrizioni ai movimenti del 2020 (e 2021), l’acquisto online di frutta e verdura è aumentato per il 26% delle persone, a pandemia finita gli italiani prevedono di comprare di più direttamente dai produttori (25%) e nei mercati (23%).
E quando il Covid-19 non sarà più un’emergenza quotidiana, tornare a fare spese al mercato o dal contadino non sarà l’unico cambiamento di abitudini che gli italiani prevedono. A pandemia finita (o almeno quando la campagna vaccinale avrà permesso un ritorno a una certa normalità), il 45% dei consumatori prevede che l’origine italiana avrà ancora più importanza nella scelta di frutta e verdura, segue la stagionalità, che si mantiene stabile nelle priorità degli intervistati (42%). Per circa un terzo delle persone, poi, acquisteranno una maggiore rilevanza la sostenibilità del packaging dei prodotti confezionati, il km zero, la tracciabilità e la freschezza.
In tema di imballaggi e sostenibilità, dai dati dell’Osservatorio packaging di Nomisma emerge che l’impatto ambientale delle confezioni è un fattore di scelta importante per un quarto dei consumatori, con un 14% di italiani che dichiara di aver smesso di acquistare prodotti perché non aveva un packaging sostenibile. Un argomento di importanza rilevante anche nel settore ortofrutta, che dopo l’acqua in bottiglia, è il secondo per numero di confezioni vendute: 2,6 miliardi nel 2020, 80 milioni in più rispetto all’anno precedente. Un dato che, secondo Nomisma, si può spiegare con una maggiore attenzione verso igiene e sicurezza derivata dalla pandemia.
© Riproduzione riservata Foto: stock.adobe.com
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.