Ragazza si fa un selfie con lo smartphone all'aperto con uno smoothie

Si chiama Food Noise, ed è un pensiero considerato patologico, o comunque capace di influire seriamente in modo negativo sulla qualità di vita, soprattutto dei ragazzi. Il termine descrive infatti i pensieri che si soffermano troppo spesso sul cibo, come un rumore di fondo sempre presente, fino a diventare intrusivi (dominanti) e a generare la ruminazione, altra parola con la quale, in psicologia, si indica quando una riflessione che insiste troppo su un unico tema, fino a diventare un’ossessione. Il Food Noise è protagonista dei discorsi dei più giovani e soprattutto dei loro messaggi sui social media, ma questo può essere un problema da diversi punti di vista.

Innanzitutto, non è sempre facile distinguere la normale sensazione di fame, la risposta a stimoli come la pubblicità o il comportamento degli amici, da pensieri che hanno una venatura patologica come quelli del Food Noise. Inoltre, se si affronta esplicitamente il tema, è molto probabile che, attraverso i social, siano veicolate informazioni prive di base scientifica, che possono diventare pericolose, soprattutto tra i più giovani. Lo segnala uno studio presentato nei giorni scorsi al congresso europeo sull’obesità svoltosi a Malaga, in Spagna, dai ricercatori della Pennsylvania State University che, nello specifico, hanno analizzato i video di Tik Tok.

I video sul Food Noise

Sulla piattaforma cinese, l’hashtag #FoodNoise, secondo Google diventato sempre più popolare a partire dal 2023, raccoglie i video di chi vuole condividere la propria esperienza di Food Noise appunto, ma anche quelli di chi suggerisce soluzioni. Le quali, spessissimo, includono commenti su farmaci. Tra questi, ovviamennte, spiccano quelli sulle molecole della categoria dell’Ozempic, cioè gli agonisti dei recettori GLP-1, nati come antidiabetici e oggi utilizzati per perdere peso. Tuttavia, gli utilizzatori di Tik Tok (più di un miliardo nel mondo) sono sovente giovanissimi, che non sono in grado di distinguere tra fonti con una qualche autorevolezza e altre che propongono rimedi privi di qualunque fondamento, con tutti i rischi del caso.

Per questo gli autori hanno selezionato i primi cento video, per visualizzazioni, sugli oltre 3.600 che avevano l’hashtag #FoodNoise, e ne hanno analizzato la provenienza e i contenuti.

Ragazza tiene in mano smartphone con TikTok aperto su un video di una ragazza con in mano una bibita
Il mondo dei social media si rivela, ancora una volta, poco sicuro, in ambiti che riguardano la salute

L’analisi

In media, i video avevano avuto (a giugno 2024) ciascuno oltre 1,1 milioni di visualizzazioni, 8.100 like e 583 condivisioni, e l’83% di essi aveva dato una definizione di Food Noise, nel 94% abbastanza in linea con quelle ufficiali. Interessante il profilo dei cosiddetti content creator, che erano quasi sempre donne (nel 92% dei casi), con 30 o più anni (82%) e per lo più caucasiche (86%).

Verificando la competenza, è però venuto fuori che solo un creator su cinque era un professionista sanitario, mentre nel 71% dei casi i video erano stati postati da pazienti. Ma è sul contenuto che è emersa la realtà, ovvero che più della metà dei video menzionano qualche farmaco, spesso per segnalare una possibile terapia contro il Food Noise, e nel 92% dei casi si parla delle varie molecole della famiglia dell’ozempic.

Non si tratta, se non in quel 5% dei casi che lo afferma esplicitamente, di pubblicità o comunque di video sponsorizzati, ma questo, da un certo punto di vista, è anche peggio. Si può infatti presupporre che le aziende cerchino di forzare i dati o la realtà scientifica, ma non conviene neppure a loro mettere online affermazioni palesemente false o del tutto scorrette “firmate”.

Sponsor o no?

Il fatto che il 95% dei video non abbia alcun legame con uno sponsor può significare sia che il creator sia una persona qualsiasi, con tutto ciò che ne consegue, sia che, invece, sia stato pagato da un’azienda, senza però dirlo pubblicamente, e impedendo quindi a chi guarda il video di usare anche la giusta dose di prudenza. Il mondo dei social media si rivela dunque, ancora una volta, poco sicuro, in ambiti che riguardano la salute.

Nei prossimi mesi il gruppo di ricercatori dovrebbe iniziare a valutare le ricadute di quei video sul comportamento di chi li guarda, per verificare la loro influenza e cercare di capire se e come intervenire per evitare che rappresenti in pericolo.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

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3 Commenti
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Tonino Riccardi
Tonino Riccardi
26 Maggio 2025 20:31

Bisogna andare SOLO dal medico. Ora ditemi voi se sui social si possono dare consigli così a capocchia. Per ora e speriamo per sempre non si paga. Dal medico ! ! !

Livio
Livio
Reply to  Tonino Riccardi
12 Giugno 2025 22:49

D’accordissimo con Tonino. Ma attenzione a certi che sono sui social: la cronaca degli ultimi tempi ha già registrato dei casi drammatici nell’ambito della chirurgia estetica.

Marilena
Marilena
12 Giugno 2025 14:34

e chi può fermare il fenomeno social?? tutti dottori, nutrizionisti etc…. per chi ci crede.. e ce ne sono, altrimenti perchè sarebbero così tanti

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