agrumi pompelmo donna frutta salute Depositphotos_198348702_L

La dieta per favorire un invecchiamento in salute dovrebbe prevedere sempre elevati quantitativi di flavonoidi, gli antiossidanti contenuti – tra l’altro – nelle mele, negli agrumi, nella frutta in genere, compresi i frutti di bosco, in numerose verdure e nel tè nero. Chi ne consuma abitualmente di più sembra infatti essere protetto dalla fragilità, dalla perdita di forza muscolare e dal declino cognitivo associati all’età. È quanto emerge da una ricerca condotta dagli esperti della Chan School of Public Health dell’Università di Harvard (Boston) appena pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition, che mette ancora una volta in risalto il ruolo benefico di queste molecole.

Le donne più favorite

Lo studio è partito dai dati di due dei principali studi di popolazione condotti negli ultimi decenni negli USA: quello sulle infermiere e quello sul personale sanitario di sesso maschile. In questo caso, i dati riguardavano oltre 62.000 donne e oltre 23.000 uomini, seguiti per un periodo medio di 24 anni, e per i quali erano disponibili sia informazioni relative alle abitudini alimentari, sia dati medici.

Per verificare, nello specifico, il ruolo dei flavonoidi antiossidanti, a ogni partecipante è stato attribuito un punteggio dedicato, chiamato Flavodiet Score. Il risultato dell’incrocio dei dati è stato che, nel caso delle donne, coloro che avevano ottenuto i punteggi più alti avevano avuto anche una diminuzione dei tre fattori di rischio che più definiscono una vecchiaia in salute. In particolare, avevano avuto un calo del 15% del rischio di diventare anziani fragili, termine che illustra la presenza di più malattie contemporanee (come, per esempio, patologie cardiovascolari, diabete, osteoporosi, deficit renali e così via) che peggiorano la condizione generale di salute, oltre ad arrecare danni specifici.

Inoltre, avevano avuto una riduzione del 12% del rischio di avere uno scadimento della situazione prettamente fisica e, quindi, della forza muscolare, dell’equilibrio e in definitiva della possibilità di rimanere autosufficienti. Infine, avevano avuto un vantaggio anche a livello neurologico, concretizzato in un -12% del rischio di sviluppare un deficit cognitivo.

caffè, tè, due donne di età diversa con tazza in mano
I flavonoidi sembrano diminuire i tre fattori di rischio che più definiscono una vecchiaia in salute

Gli uomini

Per quanto riguarda gli uomini, per motivi ancora da chiarire, le prime due associazioni sono risultate meno evidenti, mentre quella con le performance intellettive e in generale con la salute del cervello si è vista con chiarezza (-15% del rischio di scadimento). Ora le indagini proseguono, per cercare di capire se la differenza tra uomini e donne sia dovuta a specificità dei due studi o se invece vi sia qualcosa, nelle donne, che le rende più sensibili all’azione dei flavonoidi. Allo stesso modo, si cercherà di capire se qualcuno di essi, in particolare, sia più potente.

La consapevolezza crescente

Tra i consumatori, la consapevolezza dei benefici associati a una dieta a base vegetale, dove la frutta e la verdura abbiano un ruolo preponderante, sta aumentando. Non così tra i medici, che ancora stentano a trasferire ai propri pazienti i giusti messaggi sull’importanza di un’alimentazione corretta come arma efficace di prevenzione. Eppure, come dimostra lo studio di Harvard, la dieta è fondamentale per cercare di invecchiare nel modo migliore.

Che la situazione sia in questi termini lo ha confermato un sondaggio pubblicato (https://www.pcrm.org/news/news-releases/half-us-adults-acknowledge-health-benefits-eating-plant-based-diet) a pochi giorni di distanza dal Physician Committee for Responsible Medicine, condotto su 2.200 adulti americani nello scorso mese di aprile. Dalle risposte è emerso che uno su due sa che una dieta a base vegetale previene le patologie croniche e migliora lo stato di salute generale: il pubblico è quindi sempre più informato e consapevole. Se però di valutano i curanti le cose cambiano, almeno per ciò che percepiscono i loro pazienti.

Più della metà degli intervistati, infatti, riferisce che il proprio medico non ha discusso con loro sui benefici di una dieta a prevalenza vegetale, solo uno su cinque afferma invece che il medico lo ha fatto. Tra l’altro, il 65% degli intervistati riferisce di essere disposto a provare un’alimentazione di questo tipo: un’apertura che andrebbe valorizzata e sfruttata molto più di quanto non accada oggi.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.

Dona ora

5 5 voti
Vota
Iscriviti
Notificami
guest

2 Commenti
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Angelo
Angelo
3 Giugno 2025 13:42

Interessante articolo, come i precedenti in materia.

Emilia Accomando
Emilia Accomando
4 Giugno 2025 09:05

Ottimo articolo, forse sarebbe stato più completo con un elenco più articolato delle verdure che contengono flavonoidi

2
0
Ci piacerebbe sapere che ne pensi, lascia un commento.x