L’impianto dolciario Ferrero di Arlon in Belgio che è stato l’origine di una grande epidemia di Salmonella che ha colpito l’Europa, potrebbe riaprire i battenti il mese prossimo. Le autorità belghe avevano chiesto la chiusura all’inizio di aprile dopo avere accertato le cause della contaminazione del cioccolato. Da allora sono stati ritirati dal mercato tuti i prodotti Ferrero prodotti nella fabbrica di Arlom e sono iniziate riunioni fra l’azienda, il sindacato e l’Agenzia federale per la sicurezza della catena alimentare del Belgio (Afsca) per stabilire le modalità di riapertura. Secondo una nota diramata da Food Safety News c’è la possibilità che Ferrero di Arlon possa riaprire il mese prossimo, dopo avere rivisto e sistemato il processo di produzione dell’impianto.
L’epidemia causata dai prodotti Ferrero ha colpito più di 200 persone in Europa e una negli Stati Uniti. L’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (Ukhsa) ha dichiarato la scorsa settimana che 101 casi erano collegati all’epidemia monofasica di Salmonella Typhimurium, e che la maggior parte dei pazienti aveva un’età inferiore ai 5 anni. Santé publique France ha riferito che 81 persone sono state colpite e 29 di queste sono state ricoverate in ospedale e l’età media era di 4 anni. In Belgio sono stati rilevati 61 casi. Altri pazienti sono stati segnalati in Austria, Danimarca, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna e Svezia. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare stanno raccogliendo i e il 18 maggio è previsto un aggiornamento della situazione.
Il cioccolato prodotto in Belgio è stato distribuito in almeno 113 paesi. La Salmonella Typhimurium monofasica collegata ai casi di epidemia è stata trovata nelle vasche di latticello nello stabilimento Ferrero di Arlon, in Belgio, nel dicembre 2021 e nel gennaio 2022. Il primo paziente è stato segnalato nel Regno Unito il 7 gennaio 2022, in seguito a un campionamento fatto alla fine di dicembre 2021. Il Regno Unito ha emesso due avvisi di allerta sulla piattaforma europea, il primo il 17 febbraio e il secondo il 25 marzo.
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giornalista redazione Il Fatto Alimentare