I cittadini di 11 Paesi europei, e quindi presumibilmente anche quelli di tutti gli altri, sono esposti a quantità estremamente elevate di bisfenolo A (BPA), rispetto ai limiti considerati sicuri, rivisti al ribasso nello scorso mese di aprile 2023 dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Rispetto alle precedenti indicazioni, che nel 2015 avevano fissato la quantità massima quotidiana a 4 microgrammi per chilo di peso corporeo (µg/kg pc) e che erano state riviste nel 2022 per quanto riguarda i rischi di genotossicità e di squilibri del sistema immunitario, le raccomandazioni di aprile avevano drasticamente abbassato i valori, portandoli a 0,2 nanogrammi per kg di peso corporeo (ng/kg pc), cioè circa 20mila volte meno rispetto al 2015.
Gli studi sul bisfenolo A
La motivazione risiede negli studi pubblicati negli ultimi anni, che avevano mostrato da una parte un numero sempre crescente di effetti negativi sulla salute, tra i quali, oltre a quelli sul sistema immunitario, quelli sullo sviluppo cognitivo e sul peso alla nascita dei bambini, quelli sul sistema cardiovascolare e ormonale, sulla fertilità, sugli occhi e un aumento del rischio di allergie e di tumori, e dall’altra la crescente diffusione di questa sostanza. Il BPA è infatti presente quasi ovunque, nel packaging alimentare e nei contenitori di policarbonato, ma anche nelle resine utilizzate per impermeabilizzare le tubature dell’acqua e in ambito non alimentare in alcuni materiali usati in odontoiatria, nella carta termica degli scontrini, in numerosi prodotti e lavorazioni industriali, ed è molto diffuso anche nel terreno: anche se sono stati presi alcuni provvedimenti a livello europeo, la situazione dal 2015 non è cambiata molto.
Il monitoraggio dell’Agenzia europea dell’ambiente
E ora arriva la conferma, da un comunicato dell’Agenzia europea dell’ambiente che ha reso noti i risultati dell’iniziativa HBM4EU per il monitoraggio di alcune sostanze chimiche nell’organismo dei cittadini del continente. In questo caso, le urine di oltre 2.700 cittadini di Germania, Francia, Repubblica Ceca, Svizzera, Islanda, Croazia, Finlandia, Danimarca, Lussemburgo, Polonia e Portogallo, raccolte tra il 2014 e il 2020, non hanno lasciato dubbi: nel 92% dei casi le concentrazioni rinvenute erano molto superiori al limite, fissato per le urine a 11,5 ng/l. Nei singoli Paesi, il superamento del valore soglia variava dal 71% dei campioni della Svizzera al 100% di Lussemburgo, Francia e Portogallo, mentre Polonia, Repubblica Ceca e Islanda erano solo di poco inferiori (attorno al 98-99%), la Germania all’83% e la Danimarca all’86%.
Le alternative al bisfenolo A
Nel tempo, via via che cresceva la preoccupazione per il BPA, sono state proposte alcune alternative, tra le quali quella di maggiore successo è stata il bisfenolo S, molto simile a quello di tipo A e accompagnato dagli stessi problemi. Approvato anche per uso alimentare, è stato inserito in molti tipi di carta termica, al punto che, si stima, nei materiali cartacei prodotti in Europa ce ne sono già 200 tonnellate. Secondo i risultati delle urine, quindi, è presente nel 67% degli europei, mentre un altro analogo molto diffuso, il bisfenolo F, nel 62%. L’esposizione al BPS varia a seconda dei Paesi, con una quota dallo 0,5 al 19,2% di cittadini che superano i valori guida, perché la sua diffusione non è ancora omogenea, ma i dati indicano una crescita media costante tra il 2014 e il 2021, rispetto alle rilevazioni precedenti, eseguite tra il 2010 e il 2012.
Ma la tendenza all’aumento potrebbe rallentare, perché nel 2022, il BPS è stato inserito nell’elenco delle sostanze chimiche estremamente preoccupanti candidate all’autorizzazione secondo il regolamento (CE) n. 1907/2006 Reach (registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche) perché interferisce con i sistemi endocrino e riproduttivo, mentre il BPF è fortemente sospettato di essere interferente endocrino per gli esseri umani. La soluzione, evidentemente, non risiede nell’utilizzare molecole praticamente identiche al BPA, come sostengono anche diversi studi che Il Fatto Alimentare ha documentato più volte in passato (ad esempio in questo articolo).
Le iniziative europee
Le iniziative prese finora a livello europeo hanno riguardato il divieto in biberon e stoviglie per la prima infanzia, così come nei giocattoli che possono entrare in contatto con la bocca dei bambini, restrizioni per la carta termica e abbassamento della quantità massima che può migrare nel cibo a 0,05 mg/kg, ma bisogna fare di più. Tra le raccomandazioni proposte da diversi Paesi vi sono un ulteriore abbassamento dei limiti fino a 10 ppm (parti per milione, cioè lo 0,001% in peso), il divieto di impiego di oltre mille sostanze in tutti i materiali che entrano a diretto contatto con la pelle, tra i quali tutti i bisfenoli, e quello per tutti i materiali che entrano in contatto con gli alimenti.
Permangono, comunque, dubbi e polemiche sugli effetti sulla salute, sugli accumuli e sulla dispersione nell’ambiente, dovuti al fatto che spesso sono state impiegate metodologie diverse e non facilmente confrontabili, anche da parte di agenzie nazionali per la sicurezza alimentare e non solo. L’unico dato su cui non ci sono discussioni è quello certificato ora, e cioè che tutti gli europei hanno elevate concentrazioni di Bpa nel loro organismo e che è opportuno almeno provare ad abbassarle.
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Giornalista scientifica
Sempre molto interessante
“Anche le lattine alimentari e le bottiglie di plastica possono contenere tracce di BPA a causa del rivestimento interno” (https://www.microbiologiaitalia.it/salute-pubblica/bisfenolo-a-bpa/).
Sempre questo sito riporta la premura del divieto (2009) ma … solo per i cosmetici!!! Una scelta incomprensibile se si pensa ai problemi citati nell’articolo a seguito dell’ingestione; BEN PIU’ GRAVE DEL CONTATTO.
ALTROCONSUMO suggerisce: “L’Istituto superiore di Sanità e i nostri esperti suggeriscono alcuni consigli.
Il primo è quello di consumare i pasti, quando possibile, utilizzando materiali come il vetro, la ceramica o l’acciaio inossidabile, limitando la plastica. Non scaldare mai gli alimenti al microonde con contenitori di plastica non appropriati. Se si tratta di un alimento pronto, controllare che il contenitore fornito sia adatto alla cottura al microonde (di solito è indicato direttamente sul contenitore). Per quanto riguarda i bambini molto piccoli, fare attenzione ai giochi di plastica e controllare che non li mettano in bocca.
Per quanto riguarda, infine, l’esposizione da contatto attraverso i tessuti, meglio scegliere indumenti realizzati con fibre naturali, come cotone, lana o seta, chehanno meno probabilità di contenere BPA o altri bisfenoli.
Mi rimane un dubbio: la plastica che riveste l’interno delle padelle antiaderenti contiene qualche tipo di bisfenolo? Ringrazio per la risposta.