L’Autorità per la sicurezza alimentare francese, l’Anses, si è pronunciata contro il bisfenolo B, un parente strettissimo del bisfenolo A o BPA, interferente endocrino già eliminato da molti prodotti in tutto il mondo. Il derivato del BPA, che ne stava prendendo il posto in un numero crescente di materiali, alla prova dei fatti ha dimostrato di avere caratteristiche del tutto simili al progenitore, e non dovrebbe quindi essere considerato un possibile sostituto.
Il pronunciamento è arrivato dopo un attento esame della letteratura disponibile, i cui risultati sono stati pubblicati su Environmental Health Perspectives. In particolare, sono stati esaminati 36 studi, tre dei quali sull’effetto sub-cronico sul sistema riproduttivo. In base a quanto emerso nei ratti, studi di diversa durata – 28 giorni o 48 settimane – hanno dimostrato che l’esposizione causa danni all’apparato riproduttivo maschile con una diminuzione della produzione di sperma e la modifica di numerosi altri parametri legati alla fertilità. Nel pesce zebra (Danio rerio), invece, dopo 21 giorni si vede una diminuzione di produzione di uova, unita ad altre alterazioni sempre a carico dell’apparato riproduttivo. Inoltre, esperimenti in vitro hanno fatto emergere un significativo effetto sul testosterone e altre attività simil-estrogeniche, esattamente come accade per il BPA.
Chiara dunque la conclusione del lavoro: anche se i dati a disposizione al momento non sono molti, tutto ciò che si è visto finora fa sì che il bisfenolo B rientri a pieno titolo nella definizione data dall’Oms di interferente endocrino. Per questo – si legge poi sul sito dell’Anses – non dovrebbe assolutamente essere utilizzato come sostituto del BPA o dell’altro derivato, il bisfenolo S o BPS.
In alcuni paesi come gli Stati Uniti – si legge ancora sul sito – il BPB è autorizzato dalla Fda come additivo indiretto per rivestimenti che entrano in contatto con gli alimenti. In Europa invece non è autorizzato, e neanche prodotto, e non rientra nella lista Reach. Eppure lo si ritrova in campioni biologici anche di cittadini europei, così come nell’ambiente, a riprova della facilità con la quale questo tipo si sostanza si diffonde a livello mondiale, e della necessità di impiegare la massima prudenza prima di dare il via libera all’uso.
Poter definire il bisfenolo B un interferente endocrino significa scoraggiare i produttori e limitare così il pericolo che prenda il posto del BPA o del BPS, causando identici effetti negativi. Infine, tale definizione obbligherà coloro che vendono prodotti di qualunque tipo con concentrazione di BPB superiori allo 0,1% a dichiararne la presenza, almeno in Francia (per ora).
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Giornalista scientifica
I bisfenoli sono sotto indagine fin dagli anni 30 per i loro presunti (?) effetti dannosi ma chi di dovere ha sempre fatto spallucce e continuato ad usarli fino alla fine degli anni 90 quando qualche governo in ordine sparso ha cominciato a mettere limiti fieramente combattuti da entità opache che non si sa bene se siano scienziati o produttori/utilizzatori industriali , piu’ probabile alleanza tra le due categorie.
Io personalmente ho paura degli interferenti endocrini perchè non è mai stato spiegato fino a che punto le modifiche indotte da queste sostanze possano spingersi, la foglia di fico utilizzata è che se stiamo dentro certi limiti siamo al sicuro ma è un clamoroso falso perchè non si è voluto tener conto dell’effetto cumulativo di veleni assunti da fonti diverse continuativamente
nel corso dalla vita .
E qual’è la soluzione proposta dai cervelloni? Basta cambiare A con B ed è tutto a posto ?
Prima che qualcuno mi tiri le orecchie per aver affermato che viene trascurato l’effetto cumulativo , vorrei far notare che tutti gli studi sono effettuati sui topi e che nella revisione dell’EFSA del 2015 il DGT ( dose giornaliera di sostanza considerata sicura ) è sceso da 50 microgrammi/kg di peso corporeo a 4 (quattro) microgrammi/kg , un calo da niente nell’arco di 4 anni visto che il limite precedente era stato confermato nel 2011.
EFSA dice che ha calcolato molte variabili per regolare il limite della sostanza proveniente anche da altre fonti varie , però ammette che certe determinazioni sono difficili da fare per scarsità di studi da cui prelevare regole di calcolo certe , alla faccia …..sono solo 90 anni che la sostanza è nel mirino!
https://www.efsa.europa.eu/it/topics/topic/endocrine-active-substances
Siamo potenzialmente esposti a un’ampia varietà di sostanze attive sul sistema endocrino, che possono essere presenti nella nostra dieta naturalmente o come conseguenza di attività umane. Esempi di sostanze naturalmente presenti negli alimenti che possono esercitare effetti ormonali sono i fitoestrogeni come gli isoflavoni, presenti nelle noci, nei semi oleosi e nei prodotti a base di soia. Un altro esempio è l’acido glicirretico della liquirizia, che può interferire con la regolazione ormonale del bilancio di sali minerali e fluidi corporei (o ‘equilibrio elettrolitico’) nel sangue e nei vari organi, importante per la regolazione della pressione sanguigna. Esempi di sostanze attive sul sistema endocrino, a volte presenti in alimenti e mangimi, sono alcuni pesticidi, alcuni costituenti dei materiali a contatto con gli alimenti come il bisfenolo A (BPA), così come inquinanti ambientali quali diossine e PCB. Alcune sostanze attive sul sistema endocrino sono usate intenzionalmente nei farmaci (pillola anticoncezionale, sostituti degli ormoni tiroidei), a causa della loro azione sul sistema endocrino.
L’Unione Europea ha selezionato 564 sostanze sospettate di essere interferenti endocrini. Di queste 147 possono essere persistenti nell’ambiente o prodotte in grandi volumi. Di queste solo 66 è provato che possano agire come interferenti endocrini (categoria 1) mentre di 52 c’è solo qualche prova che siano potenziali interferenti endocrini (categoria 2).
Il 16 dicembre 2015 la Corte Generale dell’Unione Europea, in un caso sollevato dal governo svedese contro la Commissione europea ha stabilito che la Commissione europea deve affrontare al più presto(?) il problema dell’impatto sulla salute umana dei biocidi, cioè le sostanze chimiche impiegate in pesticidi, insetticidi, disinfettanti e in molti altri prodotti non alimentari come le vernici. Il Tribunale Ue ha stabilito che l’esecutivo comunitario “è venuto meno agli obblighi” imposti dal regolamento europeo che prevedeva “la definizione dei criteri scientifici” per definire i cosiddetti “interferenti endocrini” entro il 13 dicembre 2013.
Qualcuno potrà pensare che ANSES sia una organizzazione estremista , ma quanto scritto sopra viene da EFSA e da comunicati ufficiali EU quindi faccio i miei auguri a chi determina l’algoritmo da applicare per stabilire i limiti sicuri ma permettetemi di avere qualche dubbio.
Lo sapevo che dopo il bisfenolo A saremmo arrivati al B…
Quante cose ancora non sappiamo sugli additivi delle plastiche…
ricavato da https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/tools-della-salute/glossario/interferenti-endocrini
L’Unione europea ha selezionato 564 sostanze sospettate di essere interferenti endocrini. Di queste, 147 possono essere persistenti nell’ambiente o prodotte in grandi volumi; solo di 66 sostanze è stato provato che possano agire davvero come interferenti endocrini, mentre di 52 c’è solo qualche prova che siano potenziali interferenti endocrini. Ecco una guida dei principali interferenti endocrini e delle possibili fonti a cui sono più spesso associati (fonte: «Interferenti endocrini, ambiente e malattie dell’uomo», Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita).
LA RICERCA SCIENTIFICA
Tutti i composti elencati possono teoricamente provocare danni all’organismo, spesso non immediatamente percepibili, perché in dosi minime non producono effetti di tossicità acuta. Queste interferenze possono, sempre teoricamente, provocare difetti alla nascita e altri disturbi dello sviluppo, in particolare difficoltà di apprendimento, disturbo da deficit di attenzione, problemi cognitivi, problemi di sviluppo sessuale, “”femminilizzazione”” del sesso maschile. Gli studi su modelli animali supportano tali ipotesi ma i dati sull’uomo sono spesso ancora inconcludenti. Lo stato delle conoscenze nel settore degli interferenti endocrini è così riassumibile.
Negli animali, gli interfenti endocrini possono agire sul sistema ormonale e compromettere la riproduzione. In alcuni casi è stato dimostrato un rapporto di causa-effetto nella fauna selvatica e anche in animali di laboratorio. Attualmente, non è ancora stato dimostrato che gli interferenti endocrini presenti nell’ambiente possano compromettere la riproduzione negli animali selvatici. Un aumento dei casi di disturbi riproduttivi, di alcuni tipi di cancro, di malattie metaboliche come l’obesità e il diabete e le malattie cardiovascolari è stato messo in relazione alla presenza di interferenti endocrini.
Nei fatti non è stato possibile documentare una relazione causale tra l’esposizione a una sostanza con attività endocrina e l’effetto sull’organismo umano. Occorrono ulteriori ricerche per eseguire una valutazione completa dei rischi, in particolare per quel che concerne gli effetti tossici a bassa concentrazione e l’effetto-«cocktail». Alcuni interfenti endocrini noti sono già disciplinati dalla legislazione per motivi che esulano dalla loro attività ormonale (tossicità generale, cancerogenicità, tossicità riproduttiva). La notevole eterogeneità dei composti inclusi tra gli interfenti endocrini contribuisce a <> l’identificazione di un meccanismo d’azione comune.
Chiedo scusa ma riesco a fatica ad esprimere concetti di questo genere senza rischiare il politicamente scorretto ma questi scritti di enti scientifici mi mettono il terrore addosso.
Nel nostro piccolo mondo l’ISS istituto superiore sanità ha autorizzato l’uso della triptorelina per congelare lo sviluppo sessuale di bambini che non manifestano un chiara espressione sessuale concordemente con il sesso ricevuto dalla natura alla nascita. Il medicinale si somministra intorno agli otto anni e il trattamento dura un paio di anni in modo da chiarire il quadro al bambino stesso e alle figure di contorno che debbono aiutare la decisione di come proseguire per la salute fisica e mentale dei protagonisti.
Il fatto che se ne occupi l’ISS per me sta a significare che non si tratta di numeri insignificanti ma di un problema di un qualche peso quantitativo.
Visto da questa prospettiva il dibattito su tasse sì o no alla plastica assume un valore diverso , credo che gli utenti tengano molto alla comodità d’uso ma credo anche che sarebbero ben gradite regole nuove e certe , poche regole e non un groviglio di norme comunali , regionali o anche statali molto variegate e soprattutto una solida presa di responsabilità di tutti gli attori,
dalla scienza che dovrebbe certificare meglio i materiali , dai produttori e commercianti che non devono spacciare materiali che non hanno le caratteristiche dichiarate e i consumatori che
devono esigere prodotti sicuri e facilmente riconoscibili nello smaltimento.
Un discorso a parte per le aziende che smaltiscono e riciclano o bruciano. Mi scoccia molto differenziare e poi scoprire che le aziende per problemi diversi rimettono insieme molta parte dei rifiuti perchè la loro tecnologia non gli permette di fare bene i loro compiti.
Per tornare alla tassa , chi si oppone teme perdite di posti di lavoro , ma ricovertire , ristudiare i prodotti e rimodularne l’uso è un obbligo , mi sa che ci siamo già dimenticati il problema.
Io mi domando , ma se sparissero tutte le droghe dal mondo ci preoccuperemmo delle perdite di posti di lavoro tra gli spacciatori o dovremmo preoccuparci di tutte le vittime di queste sostanze? Appunto.