Le etichette a semaforo adottate prima nel Regno Unito e poi in Francia hanno anche ricevuto il benestare dall’Oms. Nonostante i riconoscimenti ricevuti, in Italia sono accusate di creare confusione e disinformazione da più parti. La lista vede in prima fila la lobby di Coldiretti insieme a Federalimentare, oltre ad alcune associazioni di consumatori e figure istituzionali come i Ministri della sanità (Beatrice Lorenzin) e delle politiche agricole (Maurizio Martina). Questa posizione di chiusura non è però condivisa da molti nutrizionisti e da tanti addetti ai lavori interessati alla nuova etichetta, considerata un’evoluzione rispetto ai modelli precedenti, utile per l’informazione del consumatore. Basta ricordare che negli anni ’60 le confezioni dei prodotti alimentari riportavano solo l’elenco degli ingredienti, poi negli anni ’70 è arrivata la data scadenza seguita negli anni ’90 dalla tabella nutrizionale. Adesso di fronte all’etichetta semaforo purtroppo si registra lo stesso atteggiamento miope del secolo scorso caratterizzato dalla chiusura. Per onore di cronaca va detto che, al contrario di quanto scrivono i giornali italiani, in Europa le etichette semaforo sono legali e sono previste nel Regolamento Ue 1169/2011.
Su questo tema delicato abbiamo chiesto un parere a Stefania Ruggeri ricercatrice esperta di nutrizione e dieta mediterranea del Crea-Alimenti e Nutrizione.
Cosa pensa del progetto francese del semaforo?
Da quando ho iniziato il mio lavoro di ricercatrice circa 30 anni fa ho partecipato e visto tantissimi progetti finalizzati alla definizione di un indice di qualità degli alimenti. Lo scopo era sempre lo stesso, cercare una codifica semplice per aiutare i consumatori a riconoscere la qualità degli alimenti e valutare le caratteristiche nutrizionali. È un’esigenza vera e bisogna cercare di rispondere. Presto sugli scaffali dei punti vendita italiani ci saranno prodotti francesi e inglesi con le nuove etichette a semaforo e la gente prenderà in seria considerazione l’idea di acquistare la confezione che reca il bollino di colore verde. Questo potrebbe penalizzare i nostri prodotti che non forniscono indicazioni.
Ma in Italia il mondo delle aziende alimentari ha bocciato le etichette a semaforo?
Posso immaginare la reticenza delle industrie alimentari italiane, che già altre volte hanno mostrato forti resistenze al cambiamento, ma secondo me è necessaria da parte loro una riflessione più approfondita. In Italia abbiamo molte competenze in ambito nutrizionale, e secondo la mia opinione una soluzione propositiva e creativa potrebbe essere di formare un team, una commissione formata da esperti di varie discipline (ad esempio nutrizionisti, tecnologi alimentari, economisti) e stakeholder per esaminare l’algoritmo francese, e valutare l’opportunità di crearne uno italiano che rispetti il valore dei nostri prodotti. Non possiamo limitarci a subire le innovazioni degli altri paesi europei ma bisogna interagire e trovare un algoritmo con i nostri parametri.
L’Italia sta però focalizzando gli sforzi per cercare di rendere più trasparenti le etichette indicando l’origine delle materie prime
Benissimo, ma i consumatori oltre a voler conoscere l’origine dei prodotti e delle materie prime, chiedono un’etichetta chiara e comprensibile per poter scegliere consapevolmente un’alimentazione adeguata alle proprie necessità e benefica per la propria salute.
Le nostre istituzioni come dovrebbero guardare al modello francese?
Le istituzioni pubbliche e i ministeri non possono stare fermi a guardare, ma devono avvalersi degli scienziati, degli esperti e aprire un tavolo di discussione per capire la fattibilità di una nuova etichetta e proporre cambiamenti utili per invogliare l’industria a rinnovare, vincendo così sul mercato globale la sfida della competitività. L’opinione pubblica è sempre più consapevole sia del problema obesità sia del legame tra alimentazione e malattia e l’attenzione alla propria alimentazione può costituire un fattore decisivo nella scelta d’acquisto.
Quali sono i limiti e gli aspetti positivi del Nutri-Score ?
Il nuovo sistema di etichetta colorato è un passo avanti da esaminare con attenzione. La scienza progredisce proponendo ogni volta miglioramenti e il semaforo rappresenta un passo in avanti. Il semaforo è una novità anche se non è in grado di analizzare tutti gli aspetti nutrizionali e qualitativi di un prodotto, e nemmeno considerare la sicurezza come alcuni vorrebbero. I consumatori da tempo si orientano verso prodotti considerati migliori come quelli legati al mondo del biologico, oppure ottenuti nel rispetto del benessere animale (uova di galline allevate all’aperto). C’è anche molta attenzione verso gli alimenti arricchiti con ingredienti che offrono benefit nutrizionali. Per queste categorie di prodotti le persone sono disposte a pagare di più. Si tratta di una dinamica che secondo me verrebbe applicata anche ai prodotti con un’etichetta semaforo di colore verde o giallo.
Si potrebbe anche non intervenire?
Se non si avrà la volontà a livello istituzionale di valutare e adottare un’etichettatura simile al semaforo, saranno le catene di supermercati a mettere bollini blu o verdi sulla base di criteri scelti secondo la propria convenienza, come hanno iniziato a fare in modo autonomo la catena di supermercati Auchan Italia e il Gigante. I produttori useranno la pubblicità per declamare la bontà di un prodotto senza seguire un percorso condiviso, avvalendosi di consulenti e nutrizionisti privati e da loro pagati. Questa situazione è già stata sperimentata in Francia, dove prima del Nutri-Score ufficiale sul mercato erano presenti 4 tipi di semaforo. Per questo si è arrivati a un modello unico ottenuto da un lavoro di un team istituzionale a cui hanno partecipato esperti e istituzioni.
Ci sono altri problemi ?
Se non si procede con delle etichette a semaforo istituzionali, assisteremo sempre più all’invasione di personaggi televisivi come Lemme o Panzironi o a proposte di diete come la Dukan e altre che cercano di vendere i loro prodotti. Si tratta di modelli alimentari a volte pericolosi per la salute con proposte molto distanti dalle linee guida per una sana alimentazione. Dove non ci sono indicazioni e manca una comunicazione istituzionale c’è spazio per nuovi modelli ambigui.
Le etichette a semaforo penalizzano i prodotti di eccellenza del Made in Italy ?
Le argomentazioni ufficiali che equiparano il semaforo verde della Coca-Cola al rosso del Parmigiano Reggiano dimostrano una certa confusione. Per questo è necessario un tavolo di lavoro tutto italiano che non penalizzi le eccellenze. Occorre spiegare al consumatore che ci sono prodotti di alta qualità che comunque non possono essere assunti giornalmente e il Nutri-Score italiano potrebbe valutare altri nutrienti oltre che grassi, zuccheri e proteine. L’ideale sarebbe trovare un sistema in grado di considerare anche questi aspetti. L’Italia deve affrontare la questione per non ritrovarsi poi in minoranza, costretta a subire regole del gioco decise da altri.
Dopo la pubblicazione dell’articolo il 1 febbraio 2018 abbiamo ricevuto questa precisazione del Crea
“L’intervista rilasciata nei giorni scorsi dalla dottoressa Stefania Ruggeri rispecchia opinioni strettamente personali che non trovano riscontro nella posizione istituzionale del CREA, che è invece fortemente critica sul tipo di etichetta in questione.
Salvatore Parlato, Presidente CREA
Elisabetta Lupotto, Direttore Centro Alimentazione e Nutrizione CREA
Le etichette a semaforo adottate in Francia, chiamate Nutri-Score, sono il miglior sistema per aiutare il consumatore a capire le caratteristiche nutrizionali di un prodotto. Lo schema è molto semplice: il rosso indica un alimento da assumere con moderazione, il verde un cibo sano mentre il giallo invita a consumare il prodotto senza esagerare, per mantenere una dieta equilibrata. Le etichette sono state accolte con entusiasmo dall’OMS e dalle associazioni dei consumatori. In questo dossier di 19 pagine spieghiamo come funziona il Nutri-Score e perché nutrizionisti e società scientifiche che si occupano di alimentazione non possono che essere favorevoli all’adozione anche in Italia.
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Concordo in pieno con tutte le considerazioni della Ruggeri e le sue indicazioni per un sistema a semaforo italiano ed un nostro algoritmo istituzionale, che sia completo dei valori nutrizionale e qualitativi della nostra eccellente Mediterranea.
Non si può e non si deve lasciare il compito all’approssimazione, o peggio all’auto attribuzione dei singoli produttori, in una giungla di simboli e valori fatta su misura ognuno per se.
I produttori hanno già tutta la libertà di pubblicizzare i loro prodotti e strumentalizzare un simbolo unificante non credo debba essere concesso alla loro libera iniziativa ne interpretazione.
Vivo a Londra da più di dieci anni e le etichette semaforo sono veramente utili specialmente per chi nn è espertissimo di nutrizione o per chi vuole migliorare la propria alimentazione! Sapere quanto grassi o quanto zucchero (quanto!!) è presente in un determinato cibo può davvero fare la differenza nella scelta di un prodotto piuttosto che di un altro!
Andate a correre, prendete le scale anziché l’ascensore, non piazzate i vostri figli davanti alla tv tutto il giorno e non ci sarà bisogno di nessun algoritmo per vivere meglio. Perché colpevolizzare gli alimenti ? Loro non hanno un cervello, noi dovremmo…
Concordo con Marco sull’utilità del sistema semaforico inglese, applicato in tabella nutrizionale è semplice immediato ed indica al consumatore la ragione del giudizio.
Ma anche ragione di Alessandro, che è la vera e sacrosanta prevenzione per uno stile di vita sicuramente salutare nonostante l’alimentazione odierna.