Durante il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura dell’Unione europea del 14 marzo, l’Italia ha posto in discussione la questione dell’etichetta a semaforo, adottata a livello volontario dalla Gran Bretagna (contro la quale si sono schierati 15 paesi: Croazia, Belgio, Cipro, Spagna, Grecia, Slovenia, Portogallo, Lussemburgo, Bulgaria, Polonia, Irlanda, Romania, Germania, Slovacchia e Lettonia).
Lo schieramento contrario all’etichetta a semaforo chiede alla Gran Bretagna di rivedere la scelta e alla Commissione UE di intervenire per rimuovere questo “elemento distorsivo del mercato”, che secondo il Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, provoca “danni economici e d’immagine ai nostri prodotti e nessun beneficio ai consumatori… e non promuove una dieta sana e un equilibrio nello stile alimentare, classificando i cibi con parametri discutibili e approssimativi”. Nell’ottobre 2014, la Commissione europea ha deciso di aprire una procedura d’infrazione nei confronti del Regno Unito, che per ora è allo stadio di messa in mora.
L’etichetta nutrizionale con i tre colori del semaforo è stata introdotta in Gran Bretagna come strumento volontario nel giugno 2013. È raccomandata dal Ministero della salute britannico ed è stata ampiamente adottata da molti supermercati (98% di adesione). L’etichetta a semaforo prende in considerazione le calorie, i grassi, gli zuccheri e il sale presenti in 100 grammi di prodotto. Quando in un determinato alimento uno dei componenti supera una certa concentrazione, in etichetta viene indicato con un bollino rosso, mentre se è presente in quantità basse il colore è verde, e nei casi intermedi giallo.
Nomisma (società italiana che conduce ricerche economiche) ha condotto uno studio sugli effetti dell’etichetta a semaforo sul mercato inglese, prendendo in considerazione tre prodotti (prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano e Brie francese). La ricerca ha evidenziato un calo nelle vendite e nelle quote di mercato di questi prodotti etichettati con il sistema a semaforo, mentre si registra un incremento delle vendite quando non sono etichettati. Si va dal -8% del Brie al -13% fatto registrare dal Parmigiano Reggiano Dop porzionato, fino al -14% per il Prosciutto di Parma Dop. In precedenza, un sondaggio condotto da YouGov aveva messo in luce che il 70% dei consumatori interpreta il bollino rosso come un invito a “non comprare”, piuttosto che “da consumare con moderazione”.
Due esempi di etichetta semaforo ricavati dal sito di Tesco, una delle catene più importanti in Inghilterra.
Le etichette a semaforo adottate in Francia, chiamate Nutri-Score, sono il miglior sistema per aiutare il consumatore a capire le caratteristiche nutrizionali di un prodotto. Lo schema è molto semplice: il rosso indica un alimento da assumere con moderazione, il verde un cibo sano mentre il giallo invita a consumare il prodotto senza esagerare, per mantenere una dieta equilibrata. Le etichette sono state accolte con entusiasmo dall’OMS e dalle associazioni dei consumatori. In questo dossier di 19 pagine spieghiamo come funziona il Nutri-Score e perché nutrizionisti e società scientifiche che si occupano di alimentazione non possono che essere favorevoli all’adozione anche in Italia.
I lettori interessati a ricevere l’ebook, possono fare una donazione libera e ricevere in omaggio il libro in formato pdf “Etichette a semaforo”, scrivendo in redazione all’indirizzo ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it
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La verità fa male
Se al crudo di Parma attribuiscono un semaforo rosso, ai terrificanti salumi autoctoni dovrebbero darne dieci! Forse che esàgero?! Mah…non conoscono i cibi genuini, è evidente.
E’ solo un modo diverso di presentare la tabella nutrizionale, completandola con i dati delle RDA giornaliere.
Forse i colori sono giudizi drastici che colpiscono la cattiva coscienza dei golosi, ma possono aiutare!
Basta insistere.