Coldiretti continua a raccontare storielle sull’etichetta a semaforo, come quella delle multinazionali del cibo Coca-Cola, Nestlè, Mondelez, Unilever e PepsiCo che hanno deciso di rinunciare al progetto di una propria etichetta nutrizionale a semaforo, la cosiddetta Evolved Nutrition Label. “I cinque colossi del cibo sono stati costretti a gettare la spugna – sostiene la Coldiretti – per le opposizioni ad un sistema informativo incompleto e fuorviante”. La realtà però è un po’ diversa.
Le multinazionali non hanno abbandonato il progetto perché le etichette a semaforo sono “un sistema informativo incompleto e fuorviante” come afferma Coldiretti, ma perché si sono scontrati con un dettaglio fondamentale del sistema da loro studiato: la mancanza di una definizione condivisa delle porzioni. La sperimentazione si basava sul modello britannico, che attribuisce un colore a diversi nutrienti (grassi, grassi saturi, zuccheri semplici e sale), ma per la singola porzione di alimento e non per la quantità standard di 100 grammi, come fa il Nutri-Score francese.
In un comunicato congiunto si legge che “la mancanza di una definizione delle dimensioni delle porzioni da parte dell’UE ha portato a un supporto e una comprensione insufficiente dello schema proposto. In questo contesto, e in assenza di dimensioni delle porzioni legalmente definite, le aziende hanno deciso di sospendere le sperimentazioni sul cibo”. Per lo stesso motivo, già lo scorso marzo, Mars aveva annunciato l’addio al progetto.
Sempre più Paesi al mondo hanno deciso di realizzare un’etichetta interpretativa per i prodotti alimentari (da noi chiamata a semaforo), e questo invito verrà quasi sicuramente rilanciato e approvato alla prossima assemblea delle Nazioni Unite di fine anno a New York. Di recente nazioni come: Canada, Brasile, Colombia hanno espresso l’intenzione di adottare un nuovo modello di etichetta per migliorare le informazioni al consumatore. Non esiste uno schema unico, ogni Paese sceglie il suo. In Europa, il semaforo francese Nutri-Score, messo a punto da una commissione composta da ministeri, produttori, distributori e consumatori, sembra quello che sta prendendo piede, come dimostra anche la scelta di Spagna e Belgio di adottarlo nei prossimi mesi.
La posizione di Coldiretti contro le nuove etichette interpretative è priva di senso. I rischi che corrono i prodotti alimentari made in Italy sono frutto di fantasia. La possibilità di utilizzare un’etichetta nutrizionale semplificata è del tutto legale, ed è prevista dall’articolo 35 del regolamento europeo 1169 del 2011 (*). La storiella del bollino rosso che verrebbe attribuito a prosciutto crudo, Parmigiano Reggiano e olio extra vergine e del bollino verde per la Coca-Cola light, rilanciata all’unisono da politici e associazioni di categoria, è un’abile messa in scena. Premesso che l’etichetta a semaforo francese Nutri-Score, indica il colore arancione e non rosso per il prosciutto crudo, l’olio extra vergine e il Parmigiano Reggiano, resta comunque scorretto confrontare tra di loro categorie merceologiche differenti come il formaggio e le bevande zuccherate. Con l’etichetta a semaforo chi deve comprare lo yogurt o i cereali per la colazione può valutare il miglior prodotto tra i vasetti esposti. Chi invece vuole comprare la Coca-Cola, confronterà l’etichetta a semaforo delle quattro tipologie proposte dalla multinazionale di Atlanta e sceglierà quella più adatta alle sue esigenze. Non capire questo concetto proponendo per l’ennesima volta il confronto tra Coca-Cola e Parmigiano Reggiano è frutto di malafede o di ignoranza, come pure quella di presentare il semaforo come una minaccia per il made in Italy.
(*) Regolamento UE 1169/2011, articolo 35
Forme di espressione e presentazione supplementari
1. Oltre alle forme di espressione di cui all’articolo 32, paragrafi 2 e 4, e all’articolo 33 e alla presentazione di cui all’articolo 34, paragrafo 2, il valore energetico e le quantità di sostanze nutritive di cui all’articolo 30, paragrafi da 1 a 5, possono essere indicati mediante altre forme di espressione e/o presentati usando forme o simboli grafici oltre a parole o numeri, purché siano rispettati i seguenti requisiti:
a) si basano su ricerche accurate e scientificamente fondate condotte presso i consumatori e non inducono in errore il consumatore come previsto all’articolo 7;
b) il loro sviluppo deriva dalla consultazione di un’ampia gamma di gruppi di soggetti interessati;
c) sono volti a facilitare la comprensione, da parte del consumatore, del contributo o dell’importanza dell’alimento ai fini dell’apporto energetico e nutritivo di una dieta;
d) sono sostenuti da elementi scientificamente fondati che dimostrano che il consumatore medio comprende tali forme di espressione o presentazione;
e) nel caso di altre forme di espressione, esse si basano sulle assunzioni di riferimento armonizzate di cui all’allegato XIII oppure, in mancanza di tali valori, su pareri scientifici generalmente accettati riguardanti l’assunzione di elementi energetici o nutritivi;
f) sono obiettivi e non discriminatori; e
g) la loro applicazione non crea ostacoli alla libera circolazione delle merci.
2. Gli Stati membri possono raccomandare agli operatori del settore alimentare l’uso di una o più forme di espressione o presentazione supplementari della dichiarazione nutrizionale che ritengono soddisfare meglio i requisiti di cui al paragrafo 1, lettere da a) a g). Gli Stati membri forniscono alla Commissione informazioni dettagliate su tali forme di espressione e presentazione supplementari.IT L 304/36 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 22.11.2011
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24