Nello studio di Seralini et al. sugli ogm, gravi vizi di progettazione e metodologia comportano che esso non soddisfi standard scientifici accettabili e che non ci sia necessità di riesaminare le precedenti valutazioni sulla sicurezza del mais geneticamente modificato NK603.”

Si apre così, con questa presa di posizione durissima, il comunicato dell’Efsa in merito al discusso studio pubblicato in ottobre da Gilles-Eric Seralini  il ricercatore francese che aveva trattato dei ratti con il mais geneticamente modificato della Monsanto NK603 e con il glifosato, erbicida cui l’NK603 è resistente, concludendo che l’assunzione del mais aumentava significativamente il rischio di sviluppare alcuni tipi di tumori).

 

A parte le prese di posizione scontate dell’azienda, molti ricercatori avevano notato evidenti lacune metodologiche nello studio, pubblicato da una rivista ritenuta attendibile (Food and Chemical Toxicology) ma, in modo un po’ sospetto, poche settimane prima del referendum californiano sulla Proposition 37 (il quesito sull’obbligo di indicare in etichetta la presenza di ingredienti OGM, perso dagli ambientalisti il 6 novembre).

 

Secondo i critici i ratti trattati erano pochi, appartenevano a un ceppo suscettibile al cancro, le dosi di mais non erano paragonabili a quelle assunte con una normale dieta dall’uomo, le formulazioni dei mangimi non erano dettagliate, i metodi statistici usati non erano adeguati e i dati in generale erano poco chiari e convincenti.

 

L’EFSA, il cui parere è stato subito invocato, al pari di quello di altre autorità per la sicurezza alimentare come quella tedesca BfR (vedi articolo), ha chiesto quindi a diversi panel nazionali di esperti di valutare il lavoro e di esprimersi, per poter fornire un giudizio motivato.

 

Il risultato è stato una stroncantura su tutta la linea, e senza possibilità di appello. I ricercatori di Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia e Pesi Bassi hanno infatti formulato valutazioni del tutto sovrapponibili,  sottolineando come “le conclusioni non possono essere accolte a causa dell’inadeguatezza della progettazione, della descrizione e dell’analisi dello studio”.

 

Come se non bastasse, l’Agenzia ha fatto sapere che, a fronte delle richieste di chiarimenti e di dati supplementari, Seralini non è stato in grado di fornire alcun elemento interessante, limitandosi a pubblicare, lo scorso 9 novembre, una risposta generica alla reazioni suscitate dall’articolo in tutto il mondo, nella quale l’Efsa non ha rilevato alcuna delle risposte richieste.

Non solo: ha evidenziato una contraddizione plateale, perché Seralini, nella risposta, dichiarava che le dimensioni dei campioni dei loro gruppi sperimentali erano troppo piccole per permettere di trarre conclusioni in merito alla cancerogenicità e mortalità a lungo termine. Un’ammissione che, secondo l’Agenzia, è incompatibile con le conclusioni riguardo i tumori e la mortalità.

 

L’EFSA, infine, ha affermato di non ritenere necessario riesaminare la precedente valutazione del mais NK603 né prendere in considerazione questi dati sul glifosato per la valutazione sull’erbicida che al momento è ancora in corso. Al di là della conclusione, la vicenda dimostra come tutto ciò che riguarda i vegetali geneticamente modificati possa diventare oggetto di forzature e strumentalizzazioni, quando l’argomento andrebbe invece trattato con la massima serietà e delicatezza.

 

Non si capisce come mai le lacune emerse subito agli occhi di tutta la comunità scientifica, non siano state sottolineate dalla rivista che ha pubblicato lo studio e che di solito, come tutte le riviste, verifica questi aspetti, sottoponendo i lavori a comitati di esperti indipendenti.

Il secondo punto interrogativo, riguarda il fatto di come un ricercatore stimato, anche se discusso, si sia esposto a un discredito planetario: se avesse tratto conclusioni meno drastiche forse il suo lavoro sarebbe stato considerato in modo diverso.

 

Gli effetti sulla salute dell’uomo degli alimenti GM non sono ancora stati determinati, soprattutto per assunzioni sul lungo periodo, e probabilmente non è così che si può dare un contributo importante a un tema che tutti dovrebbero trattare con il massimo scrupolo.

 

Agnese Codignola

Foto: Photos.com

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ezio
ezio
6 Dicembre 2012 10:31

Proprio perché:"Gli effetti sulla salute dell’uomo degli alimenti GM non sono ancora stati determinati, soprattutto per assunzioni sul lungo periodo, e probabilmente non è così che si può dare un contributo importante a un tema che tutti dovrebbero trattare con il massimo scrupolo", i signori "ignoranti" il principio di cautela lo dimenticano completamente e si accaniscono su tutti quelli che timidamente sottopongono a lor signori, qualche dubbio critico alle loro convinzioni preconcette e poco scientifiche, se è vero e lo ripeto, perché lo condivido in pieno: "Gli effetti sulla salute dell’uomo degli alimenti GM non sono ancora stati determinati, soprattutto per assunzioni sul lungo periodo, e probabilmente non è così che si può dare un contributo importante a un tema che tutti dovrebbero trattare con il massimo scrupolo".
S’intende da parte di tutti tutti, o l’affermazione vale solo per i prudenti ed i previdenti?