In aprile, la Commissione europea presenterà la metodologia sviluppata dal Centro comune di ricerca della Commissione, che permetterà ai singoli Stati Ue di avviare nel mese di maggio una campagna di test coordinata. L’iniziativa, che ha avuto il sostegno di 16 Stati membri e delle parti interessate, è stata annunciata a Praga per contrastare la pratica del doppio standard alimentare. Il problema denunciato dai paesi dell’Europa centro-orientale, è che in alcuni Paesi vengono venduti prodotti che pur avendo la stessa e la medesima confezione risultano di qualità inferiore.
Le prove chimiche e sensoriali riguarderanno un paniere di prodotti commercializzati nella maggior parte degli Stati europei. L’obiettivo è di avere i primi risultati entro fine anno.
Secondo la commissaria europea per i consumatori, Vĕra Jourová, la partecipazione al progetto di 16 Stati dimostra che il problema delle differenze non è una questione che divide Est e Ovest. “La revisione della legislazione Ue a tutela dei consumatori, il cosiddetto New deal per i consumatori, che presenteremo ad aprile, renderà inoltre più difficile e costoso per le imprese fuorviare i cittadini. Mi aspetto che l’industria si dimostri all’altezza delle aspettative offrendo prodotti di pari qualità in tutta l’Ue”, ha aggiunto la commissaria Jourová.
La messa a punto di una metodologia comune e della campagna, fa seguito a quanto dichiarato lo scorso settembre dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, che nel suo discorso sullo stato dell’Unione aveva detto: “Non accetterò che in alcune parti dell’Europa vengano venduti prodotti alimentari di qualità inferiore rispetto a quella di altri paesi, nonostante la confezione e il marchio siano identici. Dobbiamo attribuire alle autorità nazionali poteri più forti per eliminare le pratiche illegali”.
La denuncia dell’esistenza di un doppio standard di qualità degli alimenti all’interno dell’Unione europea è stata portata avanti dai quattro paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria), oltre a: Bulgaria, Romania, Croazia e Slovenia. Le denunce evidenziano come, ad esempio, la quantità di carne o di pesce, la quantità di grassi o il tipo di edulcorante in un prodotto possono variare da uno Stato all’altro. Lo scorso giugno, dopo le denunce basate su analisi dei paesi centro-europei, la Commissione Ue aveva risposto di non aver rilevato anomalie di mercato. A fine luglio, però, Juncker aveva ammesso l’esistenza del problema .
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