L’Unione Europea ha diramato il 2 marzo un documento che chiarisce attraverso il sistema domande/risposte alcuni interrogativi sulla decisione di autorizzare la coltivazione di patate Ogm . Il documento (tradotto dal Ce.I.R.S.A. dell’Asl di Torino) dice che l’autorizzazione per la patata Amflora risale al 2006 e che la questione è stata esaminata nuovamente nel giugno 2009.
Secondo l’UE la patata Amflora difficilmente si potrà diffondere in modo incontrollato sul territorio perchè si riproduce per via vegetativa. Per la questione della resitenza agli antibiotici (kenamicina) il dossier sottolinea che si tratta di un aspetto poco rilevante essendo antibiotici scarsamente utilizzati per curare l’uomo. Alla domanda sui provvedimenti adottati per evitare l’incrocio tra patate convenzionali e Ogm, si risponde che le operazioni di semina, coltivazione, raccolta, stoccaggio, trasporto e manipolazione devono essere fisicamente separate da quelle delle patate destinate all’alimentazione umana o a mangime per animali. C’è di più, le patate tradizionali non possono essere piantate nello stesso campo dove l’anno precedente sono state seminate patate Ogm.
E’ comunque previsto che i tuberi di Amflora siano consegnati “esclusivamente ad impianti designati per la trasformazione della patata in amido industriale all’interno di un sistema chiuso”. La patata Amflora comunque non è adatta ad essere cucinata (non è buona ), viene impiegata solo per estrarre amido e la norma concede la possibilità di usare le bucce come mangime per animali. Si tratta di particolari importanti per evitare confusione.
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