Sugar-replacing tablets spoon on orange and red background

White pills dolcificantiStando ai dati oggi disponibili, non ci sono prove sufficienti per affermare che la sostituzione del normale zucchero con dolcificanti sia associata a benefici per la salute o a perdita di peso, anche se non ci sono neppure evidenze che tali sostanze facciano male. E il motivo è chiarissimo: gli studi fatti sono stati spesso di scarsa qualità, e hanno sovente seguito protocolli diversi; ciò non permette, oggi, di trarre conclusioni univoche.

Questo, in sintesi, è quanto emerge da una metanalisi effettuata dal gruppo Cochrane (il circuito internazionale di esperti che valuta gli studi al fine di trarne messaggi validi e scientificamente fondati) dell’Istituto per l’evidenza in medicina dell’Università di Friburgo, in Germania, pubblicata sul British Medical Journal. Nell’analisi sono state prese in esame 56 ricerche, 35 delle quali erano però di tipo osservazionale, cioè basate su comportamenti reali dei partecipanti e non progettate per studiare l’effetto di un certo intervento rispetto a un gruppo di controllo.

I risultati sono stati netti: in un piccolo numero di ricerche si vede una modestissima diminuzione dell’indice di massa corporeo o Imc (-0.6), e da altri si evince che a dosi minori di dolcificante, è minore anche l’aumento di peso nel tempo, rispetto a dosi più alte. Per tutti gli altri parametri considerati – il controllo della glicemia, la salute dei denti, il comportamento alimentare e non, le patologie cardiovascolari, renali e tumorali, la predilezione per il gusto dolce, l’umore, le capacità intellettive e i possibili eventi avversi o tossicità – non ci sono differenze statisticamente significative tra chi fa uso o meno di dolcificanti e tra diverse dosi di questi ultimi. Non si nota neppure una qualche azione tra gli adulti che stanno cercando attivamente di perdere peso, mentre nei bambini l’effetto sembra essere l’opposto di quello atteso, ovvero l’uso di dolcificanti sembra collegato a un leggero aumento di Imc rispetto a quello dello zucchero, senza che tuttavia ciò abbia ripercussioni sul peso.

Dunque i dolcificanti non apportano alcun beneficio? Non proprio. Intanto, come hanno fatto notare alcuni dei molti commentatori critici della revisione, se si vanno a verificare solo gli studi controllati, compresi molti effettuati nel passato e non inclusi nella metanalisi tedesca, la differenza si vede, soprattutto per chi consuma abitualmente bevande dolci. Per esempio, tra i 318 partecipanti a quattro trial randomizzati, coloro che erano stati assegnati a un dolcificante hanno assunto ogni giorno 254 calorie in meno rispetto a chi continuava a consumare zucchero, mentre in un’altra ricerca su individui obesi o in sovrappeso è stato dimostrato che il ricorso a un dolcificante era associato alla perdita di circa due chilogrammi. Allo stesso modo, diversi studi su bambini hanno dimostrato un effetto positivo assai significativo dalla sostituzione dello zucchero con un dolcificante. E anche per quanto riguarda le singole voci, sembrano esserci dati convincenti sul fatto che i dolcificanti proteggano dai rischi associati a un eccesso di zucchero per quanto riguarda il diabete di tipo 2 e alcune patologie renali e metaboliche.

Sweetener dolcificanti
Secondo il gruppo Cochrane, non ci sarebbero prove di effetti positivi per la salute e la perdita di peso dalla sostituzione dello zucchero con dolcificanti

Ma, soprattutto, ci sono gravi limiti metodologici, inusuali per uno studio targato Cochrane (che tuttavia sta attraversando un momento delicato, contrassegnato da discussioni interne molto accese). Su tutti, il fatto di aver messo insieme indagini diversissime come quelle osservazionali (di solito escluse da queste metanalisi) e altre randomizzate, generando confusione nei risultati. Poi non aver chiarito quale tipo di dolcificante è stato oggetto dei singoli studi, dal momento che ne esistono moltissimi, e ognuno ha le sue caratteristiche. Infine, aver messo insieme trial che confrontano dolcificanti con placebo a calorie zero, con altri che li confrontano con lo zucchero.

È evidente – commenta Vasanti Malik, nutrizionista di Harvard e autore dell’editoriale pubblicato sullo stesso numero della rivista – che dati così diversi non permettono di giungere a conclusioni davvero chiare, neppure per quanto riguarda la sicurezza. E anche che, finora, i trial condotti sono stati probabilmente di qualità scarsa: sarebbe il caso di colmare queste lacune, vista anche la crescente diffusione di questi prodotti in moltissimi alimenti. Infine, la revisione è stata effettuata anche per costituire una solida base per il documento di indirizzo specifico su cui sta lavorando l’Oms, che dovrebbe essere completato nel giro di pochi mesi. Ma il dubbio sorge spontaneo: ha senso basarsi – anche per le fondamentali valutazioni sulla sicurezza – su numeri considerati poco chiari per orientare la politica in materia di dolcificanti di moltissimi paesi?

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