Che cosa offrono i sempre più diffusi distributori automatici di cibo? E in che modo vengono posizionati i diversi tipi di alimenti e bevande. Quali sono i prodotti maggiormente promossi e a quale prezzo? Se lo sono chiesto i ricercatori dell’Università dei paesi baschi, motivati da un fatto specifico: la presenza di un gran numero di distributori sul territorio spagnolo, che ne ha uno ogni 80 abitanti, rispetto a una media europea di uno ogni 180. Com’è stato dimostrato in molti studi, le persone mangiano più o meno adeguatamente anche in base a ciò che viene loro proposto nel quartiere dove vivono o lavorano. Per questo, intervenire sulla distribuzione automatica, secondo molti esperti, è uno degli approcci da approfondire ed eventualmente adottare per contrastare le conseguenze della cattiva alimentazione, come l’eccesso di peso. Per intervenire, però, bisogna prima avere un’idea chiara della situazione.
Nel caso specifico, come illustrato su Environmental Research and Public Health, sono stati presi in esame oltre 200 distributori posizionati in tre campus universitari, che contenevano un totale di poco meno di 4.000 tra alimenti e bevande. Attenendosi ai criteri indicati dall’Istituto spagnolo per la sicurezza alimentare e a quelli del Dipartimento della salute del Regno Unito, gli autori dell’indagine hanno analizzato quanto offerto e hanno dimostrato che il gruppo più rappresentato era quello dei dolci, con il 23,4% del totale, seguito dal caffè (20,3%) e dagli snack salati (11,7%).
I dati che sconcertano sono però altri: il 48,6% dei prodotti rientrava nella categoria degli alimenti e bevande di basso profilo nutrizionale e addirittura il 73,8% in quella degli ultraprocessati. Inoltre, cibi e bibite più sani sono risultati essere sempre più cari rispetto a quelli peggiori e, come se non bastasse, posti in basso, di lato, quasi sempre in posizioni difficili da vedere, tipicamente dedicate ai prodotti che non si promuovono con troppa convinzione. Inoltre, anche le pubblicità riguardavano soprattutto i prodotti più scadenti ed economici. La situazione emersa non è quindi affatto positiva. Quello dei distributori è un ambito finora poco considerato ma molto importante, sul quale è possibile intervenire senza grandi investimenti, anche solo modificandone il contenuto e la posizione dei prodotti. Un cambiamento che sarebbe opportuno mettere in atto, secondo gli autori, a maggior ragione quando, come in questo caso, si tratta di macchine poste all’interno delle università, cioè di realtà in cui gli studenti possono essere particolarmente attratti dal prezzo, più che dalla qualità, e quindi possono essere portati a consumare più prodotti di cattiva qualità, se sono quasi gli unici proposti.
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Giornalista scientifica
Si scandalizzano per i distributori di junk food posti nelle università.
Possono fare un giro anche per ospedali e centri sportivi.