Proposta una direttiva Ue che vieta il doppio standard per gli alimenti. Misura per contrastare la vendita di prodotti con la stessa confezione ma di diversa qualità tra i vari paesi
Proposta una direttiva Ue che vieta il doppio standard per gli alimenti. Misura per contrastare la vendita di prodotti con la stessa confezione ma di diversa qualità tra i vari paesi
Beniamino Bonardi 24 Aprile 2018La Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva denominata New deal per i consumatori, che rivede la legislazione a tutela dei consumatori e in cui è previsto il divieto del doppio standard alimentare. Si tratta della pratica denunciata dagli Stati dell’Europa centro-orientale, per cui in alcuni paesi vengono venduti prodotti che, pur avendo la stessa confezione, risultano di qualità inferiore. Le denunce presentate alla Commissione Ue evidenziano come, ad esempio, la quantità di carne o di pesce, la percentuale di grassi o il tipo di edulcorante in un prodotto possono variare da uno Stato all’altro.
Lo scorso giugno, dopo le denunce basate sulle analisi dei paesi centro-europei, la Commissione Ue aveva risposto di non aver rilevato anomalie di mercato. A fine luglio, però, il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, aveva ammesso l’esistenza del problema. In settembre, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, Juncker era andato oltre, dichiarando: “Non accetterò che in alcune parti dell’Europa vengano venduti prodotti alimentari di qualità inferiore rispetto a quella di altri paesi, nonostante la confezione e il marchio siano identici. Dobbiamo attribuire alle autorità nazionali poteri più forti per eliminare le pratiche illegali”. Due mesi fa, poi, la Commissione Ue aveva annunciato la presentazione di una metodologia sviluppata dal Centro comune di ricerca, che permetterà ai singoli Stati Ue di avviare nel mese di maggio una campagna di test coordinata.
Ora arriva la proposta di direttiva che vieta, in quanto pratica commerciale ingannevole, “qualsiasi commercializzazione di un prodotto presentato come identico allo stesso prodotto commercializzato in diversi altri Stati membri, mentre tali prodotti presentano una composizione o caratteristiche significativamente diverse”, potendo così indurre “il consumatore medio a prendere una decisione transazionale che non avrebbe altrimenti preso”. Le violazioni del divieto andranno valutate caso per caso, tenendo anche conto del diritto di adattare prodotti della stessa marca per mercati geografici diversi a causa di fattori considerati legittimi, quali disponibilità o stagionalità delle materie prime, chiare preferenze dei consumatori o strategie volontarie volte a migliorare l’accesso a cibi sani e nutrienti, nonché del diritto degli operatori economici di offrire prodotti della stessa marca in confezioni di diverso peso o volume in mercati geografici diversi.
La proposta di direttiva prevede che la violazione del divieto di doppio standard alimentare sia punita dalle autorità nazionali con ammende il cui importo massimo dovrebbe essere almeno pari al 4% del fatturato del commerciante nello Stato o negli Stati membri interessati.
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“Le violazioni del divieto andranno valutate caso per caso, tenendo anche conto del diritto di adattare prodotti della stessa marca per mercati geografici diversi a causa di fattori considerati legittimi, quali disponibilità o stagionalità delle materie prime, chiare preferenze dei consumatori o strategie volontarie volte a migliorare l’accesso a cibi sani e nutrienti, nonché del diritto degli operatori economici di offrire prodotti della stessa marca in confezioni di diverso peso o volume in mercati geografici diversi.”
Ergo, una norma così prevista non servirà praticamente a nulla!