Il digiuno intermittente che segue lo schema 8-16, cioè prevede 16 ore di digiuno e 8 nelle quali è permesso mangiare, anche se può assicurare una rapida perdita di peso, può anche aumentare il rischio di morte per eventi cardiovascolari, sia nelle persone sane che in quelle che già soffrono per una patologia cardiaca o per un tumore. E non allunga affatto la durata della vita, a differenza di quanto diversi sostenitori hanno più volte affermato. Questi responsi, presentati a un congresso sullo stile di vita e il rischio cardiovascolare svoltosi nei giorni scorsi a Chicago, arrivano dall’elaborazione dei dati di 20.000 persone di età media pari a 49 anni, seguite per un minimo di otto anni (che per alcuni sono arrivati a 17).
Si tratta quindi di dati che, pur con tutte le limitazioni del caso, sono con ogni probabilità attendibili. Inoltre, concordano, a grandi linee, con quelli emersi da uno studio completamente diverso, condotto su pochi volontari studiati nel dettaglio, pubblicato pochi giorni fa.
Lo studio sul digiuno intermittente
In questo caso, i ricercatori del Department of epidemiology and biostatistics della Jiao Tong University School of Medicine di Shanghai, in Cina, hanno attinto ai dati del grande studio statunitense di popolazione incentrato sui rapporti tra dieta e salute chiamato NHANES 2003-2018 (da National Health and Nutrition Examination Surveys), e li hanno integrati con i dati dei decessi contenuti negli archivi ufficiali del National Death Index dei Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta, relativi al periodo compreso tra il 2003 e il 2019.
I risultati sono stati chiari: in generale, chi segue il regime 8-16 ha un aumento di rischio di morte per patologie cardiovascolari del 91%, cioè poco meno di un raddoppio. Inoltre, anche se la persona soffre già di questo tipo di malattie, ed è quindi di per sé più a rischio, oppure è malata di tumore, ha un aumento ulteriore del 66% di morte per una patologia cardiaca o per un ictus.
Non ci sono, invece, effetti visibili sulla mortalità: il digiuno intermittente non allunga affatto la vita, mentre un regime che estenda su 16 e più ore il tempo in cui si mangia ha un effetto positivo sulla mortalità da cancro, per chi è malato.
I limiti dello studio
Come accade spesso in questo genere di ricerche, il tipo di regime alimentare e in generale gli alimenti consumati sono stati riportati dai partecipanti, con un rischio di errori non irrilevante. Inoltre, il NAHNES non tiene conto di altre malattie presenti, che possono aver influenzato la probabilità di morire di alcune persone. Il lavoro, poi, non fornisce spiegazioni sul perché il digiuno potrebbe danneggiare cuore e vasi, e anche secondo gli autori è importante capirlo, dedicando a questo aspetto ricerche specifiche.
Si attende comunque la pubblicazione dello studio nella sua interezza, per comprendere meglio il ruolo dei singoli alimenti o delle classi di alimenti, che sarà specificato in analisi su sotto-popolazioni (per esempio, che cosa è successo a chi aveva seguito una dieta più mediterranea e a chi una più occidentale e così via).
Infine, i dati relativi al digiuno intermittente sono ancora scarsi, perché riguardano solo pochi giorni di questo regime per partecipante (tra coloro che l’hanno sperimentato). In futuro, per confermare la tendenza negativa, sarà quindi opportuno aumentare le ore complessive di digiuno da analizzare, per verificare l’effetto sulla mortalità. Allo stesso modo, sarebbe utile capire se elementi quali lo stress, il peso, i fattori cardiometabolici abbiano influenzato l’esito, e se altri tipi di digiuno intermittente, con schedule orarie diverse, abbiano lo stesso tipo di conseguenze.
Restano quindi diversi aspetti da chiarire e da confermare.
Il messaggio
Tuttavia, ciò che continua a emergere da studi anche molto diversi tra loro, è che, al di là di una perdita temporanea di peso (che, tra l’altro, di solito si riacquista velocemente), il digiuno intermittente non sembra avere effetti positivi sulla salute né, tantomeno, sulla sopravvivenza. E per alcune persone può essere pericoloso.
In attesa che si chiariscano i numerosi punti di domanda, il consiglio degli autori è dunque quello di non avventurarsi in digiuni fai da te, magari perché pubblicizzati da personaggi famosi (e anche in Italia ce ne sono diversi esempi), ma chiedere sempre al proprio medico se l’approccio è sicuro, rispetto alla propria situazione. Senza aspettarsi risultati strabilianti, né duraturi.
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Giornalista scientifica
Certamente per comprendere gli effetti negativi, se ci sono, di questa dieta, ci vogliono studi medici seri. Posso provare a buttare là qualche ipotesi di tipo logico.
E’ improbabile pensare che questa dieta diminuisca gli alimenti ingeriti. Voglio pensare che si concentri grosso modo la stessa quantità in un più breve tempo. Se è vero che la digestione consiste in una specie di “infiammazione”, assumere più cibo per volta probabilmente provoca impegno ed infiammazione maggiori.
Faccio l’esempio di un flusso d’acqua in un tubo. Se nelle 24 ore mandiamo un flusso moderato, il tubo subirà poco stress. Se però invio la stessa quantità in un numero ridotto di ore, e magari andando oltre una portata di tipo moderato arrivando anche magari ai limiti strutturali del tubo, è probabile che il tubo abbia dei danni.
L’altro meccanismo danneggiante potrebbe essere una eccessiva oscillazione dei vari valori, tipo pressione, glicemia ecc. che una tale dieta può provocare.
Buon lavoro