Chi soffre di diabete di tipo 1, la forma autoimmune di diabete, potrebbe trarre benefici significativi da una dieta vegana a basso tenore di grassi. Un’alimentazione vegetale controllata sembra infatti tradursi in un miglioramento della sensibilità all’insulina, in una diminuzione del colesterolo e in una perdita di peso, con ripercussioni anche sugli indici di rischio delle principali malattie associate a questa condizione.
Lo suggerisce uno studio appena pubblicato su Clinical Diabetes dai ricercatori e medici aderenti al Physicians Committee for Responsible Medicine (PCRM) di Washington e di alcune università statunitensi. Da esso si deduce infatti che, prima dei farmaci, o in supporto a essi, ai diabetici potrebbe essere consigliata una dieta che non preveda proteine animali e che abbia pochi grassi.
Dieta vegana versus dieta onnivora
Nello studio, una trentina di adulti con il diabete di tipo 1 sono stati invitati a seguire per 12 settimane una dieta vegana a basso tenore di grassi ma senza altre limitazioni (per esempio sulle calorie o i carboidrati totali). La composizione del menu, lasciata libera, doveva prevedere il 75% di calorie dai carboidrati, il 15% dalle proteine e il 10% dai grassi, e includeva legumi, cereali, verdure a foglia, frutta, con l’invito a dare spazio agli alimenti a basso indice glicemico, e a escludere tutti i derivati animali, compresi quelli che possono nascondersi tra gli additivi.
Un numero uguale di diabetici aveva invece seguito la dieta di controllo, composta per il 60-70% da carboidrati e acidi grassi monoinsaturi, dal 15-20% di proteine, da meno del 7% di acidi grassi saturi e da 200 milligrammi al giorno di colesterolo. Questa dieta era a porzioni controllate, studiate in modo da assicurare una buona stabilità nei livelli di zuccheri, e prevedeva una diminuzione dell’apporto totale di calorie per coloro che erano in sovrappeso. Tutti i partecipanti, inoltre, potevano bere solo una porzione al giorno di alcolici se donne, due se uomini, e assumevano un’integrazione di vitamina B12.
I risultati
Alla fine dei tre mesi, chi aveva seguito la dieta vegana aveva avuto una diminuzione della necessità di insulina del 28%, e un aumento di sensibilità alla stessa del 127% rispetto a chi aveva seguito la dieta di controllo. In altre parole, la risposta delle cellule all’insulina, fortemente ridotta nei diabetici, e influenzata dall’apporto di grassi con la dieta, era più che raddoppiata.
Probabilmente, il miglioramento era dovuto al fatto che chi aveva seguito la dieta vegana aveva assunto più fibre e zuccheri, e meno grassi e proteine, due fattori che, come dimostrato anche in altri studi, migliorano appunto la sensibilità all’insulina. Oltre a ciò, i “vegani” avevano perso in media 5,9 kg di peso, mentre gli appartenenti al gruppo di controllo erano rimasti stabili.
Anche il profilo dei lipidi del sangue era migliorato sensibilmente, tra i “vegani”: il colesterolo totale era sceso di 32,3 milligrammi per decilitro di sangue, mentre nel gruppo di controllo la diminuzione media era stata di 10,0 mg/dl. Analogamente, la forma “cattiva” di colesterolo, ovvero le LDL, erano scese di 18,6 mg/dl, contro nessuna variazione significativa tra gli altri.
Non solo diabete
Ancora, la dieta vegana ha avuto conseguenze su cuore e vasi: la diminuzione della necessità di insulina è risultata associata a un decremento del rischio cardiovascolare del 9%, il calo dei valori di emoglobina glicata (uno dei parametri principali del diabete) a un decremento del 12% di attacchi cardiaci e dell’8-12% di patologie cardiovascolari. Infine, la diminuzione delle LDL si è tradotta in un abbassamento del 20% del rischio di un evento cosiddetto maggiore, cioè un infarto o un ictus.
Tutto ciò ha portato la coordinatrice dello studio Hana Kahleova a commentare: “La nostra ricerca mostra che una dieta vegana a basso contenuto di grassi senza limitazioni sui carboidrati può essere utile per ridurre il fabbisogno di insulina, gestire i livelli di zucchero nel sangue e migliorare la salute del cuore nelle persone con questo tipo di diabete. E ai vantaggi sulla salute va aggiunto quello economico, visto l’elevato costo delle insuline”.
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Giornalista scientifica