Una persona mangia un'insalata di cereali, verdure e legumi, mentre tiene in mano uno smartphone con app conta calorie; concept: dieta

Chi si trova in una condizione di diabete (di tipo 2) può modificare il proprio rischio di evoluzione della malattia intervenendo sulla dieta. Analogamente, chi non ha ancora alterazioni dei parametri tipicamente associati alla malattia, può continuare a tenere bassa la probabilità che la situazione cambi, con le opportune scelte alimentari.

Questi i due aspetti del ruolo dell’alimentazione sul rischio di sviluppare una delle malattie più diffuse e in aumento degli ultimi anni, il diabete di tipo 2, emersi in due studi molto diversi tra loro, resi noti negli stessi giorni, che rafforzano le prove a favore dei benefici di un’alimentazione sana, a base prevalentemente vegetale e che rispetti alcuni principi fondamentali.

La dieta DASH

Nel primo è stata sperimentata una variante di una dieta già approvata per combattere l’ipertensione, chiamata DASH (da Dietary Approaches to Stop Hypertension), che prevede frutta, verdura, latticini magri, carni bianche, pesce, cereali integrali, pochi grassi saturi e poco colesterolo. La versione attuale, proposta dai nutrizionisti e diabetologi della Johns Hopkins University di Baltimora, e descritta su JAMA Internal Medicine, è stata modificata per il diabete di tipo 2, e prevede un abbassamento dei carboidrati e un aumento dei grassi insaturi, più un basso apporto di sodio, ma anche di potassio, per proteggere i reni, che nel diabete spesso sono danneggiati.

I partecipanti allo studio (un centinaio di persone), tutti con valori di pressione minima inferiori a cento millimetri di mercurio (mm Hg) e massimi compresi tra 120 e 159 mm Hg, e già in cura con farmaci antipertensivi, sono stati invitati a seguire uno tra quattro regimi alimentari per cinque settimane, per poi cambiare gruppo:

  • la DASH modificata con basso sodio;
  • la DASH modificata con sodio normale (più alto dei limiti indicati dalle linee guida);
  • la dieta tipica americana ma con basso sodio;
  • la dieta tipica americana, caratterizzata da quantitativi di sodio in media doppi rispetto ai massimi suggeriti.

I risultati

Rispetto alle tre diete di controllo, la DASH con basso sodio ha ridotto i valori di pressione in misura più marcata e, nello specifico, in media di 4,6 mmHg la massima (sistolica) e di 2,3 mmHg la minima (diastolica). L’effetto si è visto soprattutto nelle prime tre settimane, ed è attribuibile anche al basso tenore di sodio. Una DASH studiata appositamente si conferma quindi efficace nelle persone che hanno già un diabete di tipo 2, e per le quali il controllo dell’ipertensione è di fondamentale importanza.

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La dieta si conferma quindi davvero importante per prevenire e poi contrastare il diabete di tipo 2

Il ruolo dei fitosteroli

Se invece si vuole tenere bassa la probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2, bisognerebbe cercare di consumare soprattutto fitosteroli, gli analoghi vegetali del colesterolo presenti in molte verdure. Secondo uno studio presentato al congresso Nutrition 2025, svoltosi nelle settimane scorse a Orlando, dai nutrizionisti della Chan School of Public Health dell’Università di Harvard, infatti, c’è una chiara associazione tra consumi elevati di fitosteroli e diminuzione del rischio.

In questo caso i ricercatori hanno lavorato sui dati di oltre 206.000 persone seguite per un periodo medio di 36 anni contenuti negli studi sulle infermiere e sul personale sanitario, che all’inizio non avevano diabete né malattie cardiovascolari. Durante il periodo di osservazione, però, 20.100 di loro hanno sviluppato il diabete di tipo 2, e 15.800 una patologia cardiocircolatoria. Analizzando le abitudini alimentari, gli autori hanno dimostrato che chi aveva assunto più fitosteroli (e cioè 4-5 porzioni di verdura, 2-3 di frutta, due di cereali integrali e mezza di frutti a guscio al giorno) in genere aveva avuto anche una diminuzione del rischio di sviluppare il diabete dell’8%, e una malattia cardiovascolare del 9%, rispetto a chi ne aveva consumato di meno.

L’analisi

In questo caso, però, i ricercatori di Harvard sono andati oltre, analizzando il ruolo specifico di tre tra i fitosteroli più diffusi, e cioè il beta sitosterolo (β-sitosterolo), il campesterolo e lo stigmasterolo, e hanno così visto che l’effetto è evidente con il primo, molto meno con gli altri due.

Quindi hanno fatto un passo ulteriore, controllando alcuni metaboliti presenti in 11.000 campioni, e altri marcatori metabolici, tutti indicativi di parametri quali le infiammazioni, la sensibilità all’insulina e così via, in altri 40.000 campioni, e anche in quel caso hanno confermato che si vedono effetti positivi su marcatori e metaboliti in chi assume i quantitativi più elevati sia di fitosteroli totali che di β-sitosterolo. Queste sostanze potrebbero quindi agire abbassando l’infiammazione e migliorando l’attività insulinica.

Il microbiota intestinale

Infine, gli autori hanno voluto studiare anche il microbiota intestinale, e lo hanno fatto sui campioni di oltre 450 partecipanti. Ancora una volta, hanno dimostrato che esso cambia in funzione di ciò che si mangia, e che chi consuma i quantitativi più elevati di fitosteroli ha percentuali maggiori di batteri coinvolti nel loro assorbimento come Faecalibacterium prausnitzii, noto per produrre un tipo di enzima che metabolizza i fitosteroli.

La dieta si conferma quindi davvero importante per prevenire e poi contrastare il diabete di tipo 2, e non solo per quanto riguarda gli zuccheri assunti. Nei due studi, questi ultimi non sono stati oggetto di interventi specifici, e anche per questo l’efficacia degli altri nutrienti (principalmente i vegetali) è apparsa con grande chiarezza.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.comdonazione giallone 4 giugno dona ora

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gianni
gianni
30 Giugno 2025 09:32

Le fonti naturali di beta sitosterolo includono germe di grano, crusca di riso, palma nana, avocado e alcuni arbusti, come l’olivello spinoso.
Si trova anche nei semi di cumino nero, semi di zucca, semi di lino, arachidi e semi di soia.

Osvaldo F
Osvaldo F
Reply to  gianni
1 Luglio 2025 06:02

E chi di noi non mangia tutti i giorni codesti alimenti…

Osvaldo F
Osvaldo F
1 Luglio 2025 06:07

“hanno dimostrato che chi aveva assunto più fitosteroli (e cioè 4-5 porzioni di verdura, 2-3 di frutta, due di cereali integrali e mezza di frutti a guscio al giorno) in genere aveva avuto anche una diminuzione del rischio di sviluppare il diabete dell’8%, e una malattia cardiovascolare del 9%, rispetto a chi ne aveva consumato di meno.”
Mah. Pensavo si ottenessero miracoli. Si tratta di diete molto complicate da seguire (e anche di non poco costo), le percentuali mi paiono basse, al limite dell’errore statistico, o forse correlate alla propria costituzione naturale. Poi che mangiare sano sia meglio che mangiare male, è ovvio

gianni
gianni
1 Luglio 2025 23:05

https://tesi.univpm.it/bitstream/20.500.12075/10623/1/TESI%20MAZZARIELLO%20PDF-A.pdf

Benchè Efsa abbia rifiutato di approvare alcuni claim questo tipo di steroli ha (anche) un’azione ipocolesterolemica, che potrebbe indirettamente contrastare sia i problemi legati
all’obesità che quelli legati al diabete.
Si calcola, a braccio, che ci siano dagli 800 ai 900 milioni di persone affette da diabete, quasi 5 milioni solo in Italia……se le percentuali riportate non fossero un margine di errore ma avessero invece un valore riguarderebbero un bel mucchio di gente sofferente.
Per i miracoli ci pensano già le statine abbracciate dall’industria farmaceutica e da EFSA, ma si consideri nel bilancio anche un elevato volume di effetti avversi….ci muoviamo tanto ma siamo sempre li, la solita manfrina……
Invece, considerata l’assenza di effetti collaterali sulla salute dell’uomo nell’assumere questi fitosteroli ( solo limitazioni quantitative ), una dieta
basata su questo tipo di alimenti ( alimenti e non integratori…Garattini, tardivamente, docet ) può prevenire l’insorgenza del diabete o malattie coronariche, come l’aterosclerosi.
Dal mio punto di vista poi nutro un molto particolare interesse per la pianta di olivello spinoso, uno dei tanti vegetali dimenticati dalla grancassa.

gianni
gianni
2 Luglio 2025 17:07

Questo non è altro che un piccolo tassello della contesa che si gioca sulla salute.
Da una parte coloro che cercano di sfruttare le risorse disponibili per la prevenzione primaria,
dall’altra coloro che vendono prodotti e rimedi pieni di contraddizioni guadagnando ad ogni passaggio.
Non c’è nessuna difficoltà insormontabile nello studio di strategie difensive, anche se capisco che delegare agli esperti è sempre molto comodo e de-responsabilizzante.

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