“Dieta Mediterranea” è un termine generico usato per descrivere il modello alimentare degli individui che vivevano nei Paesi lungo la costa del Mar Mediterraneo, tra cui Grecia, Italia, Francia meridionale, Creta, Spagna e parti del Medio Oriente, nel periodo pre-globalizzazione. Prima che il commercio su larga scala diventasse disponibile a metà del secolo scorso, le persone mangiavano infatti ciò che era a loro disposizione in base alla loro geografia, creando una variabilità stagionale per la maggior parte. Per cui ognuna delle popolazioni dei Paesi attorno al Mediterraneo aveva la sua Dieta Mediterranea, ma tutte avevano in comune principalmente una dieta a base vegetale con l’apporto di prodotti di origine animale composta da pesce e pollame, con una quantità limitata di latticini.
La versione moderna della dieta utilizza una percentuale maggiore di carne rossa e alimenti trasformati anche se l’impianto principale rimane lo stesso: a base vegetale con grassi sani. Forti evidenze dimostrano che modelli dietetici come quelli della Dieta Mediterranea caratterizzati da verdure, frutta, legumi, noci, cereali integrali, oli vegetali insaturi e pesce, carne magra o pollame, negli adulti e negli anziani sono associati a un ridotto rischio di mortalità per tutte le cause. Questi modelli hanno anche relativamente basse presenze di carne rossa e lavorata, latticini con alto contenuto di grassi e carboidrati raffinati e dolci, ma possono includere con moderazione anche bevande alcoliche come il vino.
L’abbandono della Dieta Mediterranea
Già negli anni 1985-1986 e 2005-2006 in Italia si rilevano segni che indicano come gli italiani stanno abbandonando la loro tradizionale Dieta Mediterranea (riduzione del consumo di olio d’oliva), con un cambiamento più evidente nei giovani che negli anziani. Si assiste a questo allontanamento dal modello alimentare in molti Paesi mediterranei, contribuendo in questo modo al sovrappeso e all’obesità di una sempre maggiore percentuale di persone, soprattutto giovani. In particolare, in Italia, la percentuale di sovrappeso e obesità è del 29,7% nei bambini, del 22,6% negli adolescenti e del 42,90% negli adulti.
Recenti studi nella letteratura scientifica stanno dimostrando che nelle popolazioni dei Paesi mediterranei, compresa l’Italia, soprattutto in questi ultimi dieci anni vi è un progressivo allontanamento dal modello alimentare tradizionale della dieta mediterranea da parte degli adulti, ma soprattutto dei giovani. Questo avviene soprattutto tra gli adolescenti, che saranno gli adulti del domani, tra i quali le abitudini alimentari sono considerevolmente cambiate a causa della globalizzazione e dell’occidentalizzazione. Studi sulla popolazione giovanile italiana indicano che solo il 5% dei bambini delle scuole primarie e il 16% degli studenti delle scuole superiori seguono un’alimentazione confacente alla Dieta Mediterranea.
Il tramonto della Dieta Mediterranea è un fenomeno complesso
Quali sono le cause dell’abbandono della Dieta Mediterranea? Indubbiamente si tratta di un fenomeno molto complesso, le ragioni sono certamente diverse e tra queste i fattori socioeconomici e i cambiamenti degli stili di vita svolgono un ruolo importante nel passaggio dalla dieta mediterranea a diete più occidentali. Certamente la dieta mediterranea rientra in uno stile di vita familiare in rapido cambiamento che sempre più vede alimentazioni dove prevale l’uso di alimenti parzialmente lavorati o cibi pronti e soprattutto di diversa e anche lontana origine.
Allo stile di vita e alimentazione familiare oggi sono sostituiti nuovi stili di vita e di alimentazione non più in famiglia, ma fuori casa, dalla colazione al bar ai pasti ai fast-food, tavola calde, pizzerie e apericena, frequentati soprattutto dai più giovani, meno dagli adulti e anziani.
La Dieta Mediterranea era legata a ritmi di vita diversi da quelli odierni e mentre altre diete erano un tempo viste più o meno negativamente, oggi rappresentano stimolanti occasioni per esperienze considerate giovanilistiche. Inoltre se un tempo si fondava su cibi di limitato se non (apparente) poco costo, come quelli dell’orto, del piccolo frutteto o degli animali della bassa corte, oggi molti dei cibi simbolo della Dieta Mediterranea italiana, uno tra tutti l’olio extravergine di oliva, devono subire la concorrenza di disponibilità e di prezzo di altri alimenti della globalizzazione. Di indubbia, non ultima importanza è l’avvento di una produzione e distribuzione di alimenti in parte o totalmente trasformati in cibi pronti all’uso da parte di una industria alimentare che operando su vasta scala supera le limitazioni che vi erano in una produzione solo locale dove nascono si sviluppano le diete mediterranee tradizionali.
Una nuova identità?
La Dieta Mediterranea in ogni Paese aveva un’identità diversa nelle cucine libanese, greca, tunisina, spagnola, francese dell’area mediterranea e italiana, e ora ne stiamo vedendo, se non la perdita, la progressiva riduzione e i profondi cambiamenti che ne fanno presagire un tramonto. Fenomeni non nuovi, come quando la Dieta Mediterranea è cambiata durante le antiche lente e limitate aperture commerciali e culturali accogliendo la melanzana, la patata e il pomodoro. Oggi indubbiamente i cambiamenti in una rapidissima mondializzazione sono massicci e potrebbero anche essere demolitori di una cultura alimentare che sta andando verso nuove identità. Idea questa per molti sconvolgente, ma che non è possibile rifiutare.
Bibliografia
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Professore Emerito dell’Università degli Studi di Parma e docente nella Facoltà di Medicina Veterinaria dal 1953 al 2002
Rifiutare la cosiddetta nuova identità è possibile, basta evitare i cibi pronti e il junk food, che peraltro spesso coincidono. Una tassa sui cibi troppo ricchi di zuccheri e grassi aiuterebbe, il governo ci pensi e resista alle pressioni delle lobby.
E’ proprio la complessità ovviamente in senso positivo, che secondo me ha contribuito come effetto al tramonto della dieta mediterranea. Il consumatore adesso ha cambiato totalmente abitudini di consumo e di percezione delle informazioni. Vuole sapere immediatamente per esempio se un prodotto fa bene o fa male e a questa sua domanda rispondono ovviamente in maniera fuorviante i social e gli altri mezzi di informazione rapidi. Se si vuole che la dieta mediterranea resisti, occorrerebbe una strategia di comunicazione nuova non più basata sul politichese ma su canali di informazione moderni. Quante volte e da quanti anni abbiamo sentito parlare di.. educazione alimentare, programmi politici di difesa della dieta mediterranea, ecc..?? La mia domanda è: hanno sortito qualche effetto positivo o sono piuttosto i soliti proclami che poi si scontrano con la realtà oggettiva dei consumi? Questa è la mia riflessione
Tutto molto umano, il conformismo, ma il guaio è che la maggioranza è stata imbrogliata.
Da noi una volta era “il sistema” compatibile e realmente sostenibile molto prima ancora che le ricerche affermassero che come stile di vita era salutare.
Ora paradossalmente da una parte se ne dichiara la positività ma dall’altra si afferma che, innegabilmente, ci si sta allontanando verso forme pubblicizzate di stili di vita anche alimentari non altrettanto salubri.
Ma le mode non nascono spontaneamente dal nulla e hanno precise responsabilità, tutto il sistema obbedisce con vari gradi di complicità al fine di vendere molto più del necessario, sempre di più con pochissimi scrupoli, le prove abbondano.
Quello che peggiora la situazione è che ieri l’ignoranza era scusabile ma oggi qualcuno sinceramente può dire di non sapere????????Nessuno.
Quindi malaffare, modernismo e conformismo stravincono alla grande e alla salute ci devono pensare le singole persone o piccoli gruppi che tentano di resistere, nessun altro è di vero aiuto perché TUTTI hanno qualcosa da vendere, parole e/o prodotti, senza nessuna garanzia.
A proposito di complicità poi ognuno deve farsi l’esame di coscienza.