Per chi ha già una malattia cardiovascolare, la dieta mediterranea rappresenta un importante fattore di prevenzione, i cui benefici sono superiori a quelli di un’alimentazione a basso tenore di grassi. L’effetto è emerso nello studio CORDIOPREV, condotto dai ricercatori Hospital Universitario Reina Sofia di Córdoba, in Spagna, che per sette anni ha coinvolto mille persone a rischio. I partecipanti, dall’età media di 60 anni, erano in maggioranza uomini, assumevano quasi tutti terapie anticoagulanti, ACE inibitori, betabloccanti, statine, o una combinazione di essi e il 60% delle persone coinvolte aveva già avuto un infarto.
Metà dei soggetti sono stati invitati a seguire una Dieta mediterranea, l’altra metà una dieta con pochi grassi. La Dieta mediterranea era costituita dal 35% di grassi (22% monoinsaturi e 6% polinsaturi), dal 15% di proteine e per il resto da carboidrati, e includeva da 40 a 60 grammi di olio extravergine al giorno, tre o più porzioni di pesce alla settimana e altrettante di frutta secca a guscio. Per quanto riguarda il vino, erano ammessi al massimo un bicchiere al giorno per le donne e due per gli uomini, se la persona era abituata a consumarlo. La dieta a basso tenore di grassi era invece così composta: meno del 30% di calorie dai grassi, 15% da proteine e il resto da carboidrati complessi, con due-tre porzioni di latticini magri al giorno, pesce magro al posto di quello grasso, limitazioni su frutta secca e olio extravergine e l’indicazione di assumere da 20 a 30 grammi di olio di oliva oppure di olio di semi di girasole, senza alcuno spazio per vino e alcolici.
Non è stata data alcuna indicazione relativamente all’esercizio fisico, né alcuna restrizione calorica. Per verificare l’andamento del programma, sono state fissate visite mediche ogni sei mesi, telefonate di controllo ogni due e incontri del gruppo dei partecipanti ogni tre, per un totale di almeno 12 controlli ogni anno per ogni paziente. Dopo sette anni, il 17,3% degli appartenenti al primo gruppo ha avuto un evento cardiovascolare, contro il 22,2% degli altri.
Negli ultimi 23 anni non sono stati effettuati grandi studi di confronto tra la Dieta mediterranea e altri regimi alimentari, in soggetti a rischio cardiovascolare, sottolineano gli autori. Tuttavia, lo stesso gruppo aveva condotto lo studio PREDIMED, incentrato sulla prevenzione primaria (cioè in persone a rischio, ma non ancora identificate come malate) in relazione con la Dieta mediterranea, ricca di olio extravergine di oliva e frutta secca, coinvolgendo oltre 7.400 persone seguite per poco meno di cinque anni. I risultati avevano già dato indicazioni dello stesso segno, ma la prima versione dello studio era stata criticata per violazioni del protocollo sperimentale ed era stata in seguito ritirata per essere sottoposta a correzioni e approfondimenti. Correzioni giunte nel 2018, con la seconda versione, che aveva comunque confermato che l’effetto preventivo di tale regime alimentare superava del 30% quello attribuibile a una dieta con pochi grassi.
I possibili errori di PREDIMED, secondo alcuni esagerati da alcuni commentatori, sono stati comunque superati in CORDIOPREV, che ha messo in evidenza un effetto preventivo anche superiore rispetto a quello che si è visto in altri studi su soggetti simili trattati con farmaci. I due regimi alimentari, che le persone rispettano senza mostrare particolari difficoltà (fattore importante, sul lungo periodo, per avere effetti significativi) sembrano essere quindi molto efficaci, e quello che punta sulla dieta mediterranea sembra essere il più potente. Nel 2021 anche l’American Heart Association ha messo in rilievo l’importanza di tutta l’alimentazione e non di singoli alimenti, suggerendo un regime molto simile a quello che viene identificato come dieta mediterranea, pur senza citarla esplicitamente.
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Giornalista scientifica