Moltissime ricerche sulla dieta mediterranea dimostrano che questo modello alimentare rappresenta uno stile di vita scientificamente valido per preservare la salute proteggendo da malattie croniche e infiammatorie. Le diete mediterranee (plurale perché diversamente interpretate dalle cucine dei Paesi che si affacciano sullo stesso mare), sono caratterizzate da un elevato consumo di frutta, verdura e insalata, pane e cereali integrali, patate, legumi e, in particolare, fagioli, noci e semi. L’olio d’oliva è poi la principale fonte di grassi.
La dieta è associata ad un’alta aspettativa di vita negli adulti e a un minor rischio di gravi malattie croniche cardiocircolatorie e vascolari oltre che obesità e diabete di tipo 2. Queste malattie sono oggi largamente presenti e in aumento, anche in Italia nonostante si considerata la patria della dieta mediterranea.
L’abbandono della dieta mediterranea
L’abbandono di questo modello alimentare da parte degli italiani inizia con il miracolo economico del secolo scorso. Diverse ricognizioni condotte dall’Istituto Nazionale della Nutrizione alla fine degli anni Novanta del XX secolo, mostrano come gli italiani delle Regioni meridionali si sono allontanati dalle abitudini culinarie, abbandonando il modello, nonostante i revival e le mitizzazioni in voga. Dagli anni Sessanta nelle Regioni del Sud aumenta significativamente il consumo di carne, pesce, grassi, zuccheri, mentre diminuiscono pane, pasta, cereali, verdure e olio. Si tratta di un fenomeno che non interessa solo l’Italia ma tutti i Paesi dell’area Mediterranea, mentre al contrario i paesi del Nord Europa la stanno rivalutando.
L’abbandono della dieta mediterranea da parte degli italiani e di altre popolazioni è legato allo stile di vita e alle migliori condizioni economiche. Questi popoli hanno incrementato il loro reddito pro-capite, ma hanno indirizzato la maggiore disponibilità di denaro verso destinazioni diverse da quelle alimentari. In questo modo stanno abbandonando progressivamente gli alimenti tipici della dieta che fra l’altro negli ultimi anni hanno registrato un forte incremento di prezzi rispetto ai prodotti industriali che permettono un risparmio di tempo in cucina.
Prevale il modello fast-food
Altre cause dell’ abbandono sono le disuguaglianze socioeconomiche e il passaggio delle persone da una cultura agricola a una cultura urbana. Si tratta di un fenomeno che si registra anche nei Paesi in via di sviluppo, sempre più orientati e attratti dalle diete occidentali. In questo contesto assume un ruolo importante la ristorazione collettiva e, in particolare, vale la pena di focalizzare l’attenzione sui menu delle catene di fast-food dove la frutta e la verdura sono grandi assenti.
La società orienta le scelte verso alimenti di rapido e facile consumo, come cereali raffinati, grassi animali, grassi vegetali saturi indirizzando i giovani su prodotti ricchi di zuccheri, sale grassi e su carni lavorate. Nelle cucine di casa i piatti tipici che necessitano più o meno lunghe preparazioni e cotture, sono sostituiti da pietanze lontane dalla tradizione la cui preparazione richiede poco tempo.
Dieta da ricchi
La Dieta Mediterranea oggi è un privilegio dei ricchi che possono permettersi cibi biologici, a chilometro zero, senza additivi e conservanti, e prodotti non industrializzati. L’abbandono della dieta interessa soprattutto le persone con minor reddito che – non è certo un caso – sono anche quelle con percentuali più elevate di obesità, diabete e malattie cardiovascolari.
In questa situazione il Governo e le istituzioni che dovrebbero occuparsi della nostra salute, ignorano il problema, e si distinguono per un totale immobilismo. I ministri dell’agricoltura e della salute, le istituzioni e lobby come Coldiretti evocano nei convegni e nei discorsi la dieta mediterranea in modo strumentale.
La narrazione tende a sovrapporre, e quasi a identificare, la dieta mediterranea con i prodotti tipici del made in Italy come il prosciutto curdo, il formaggio grana, i salumi. Le eccellenze gastronomiche italiane sono importanti e restano tali, ma non c’entrano molto con la dieta mediterranea. Sul fronte dell’educazione alimentare il bilancio è disastroso. Nelle scuole ci si affida ai singoli professori e si avviano progetti poco riusciti come “Frutta nelle scuole”.
Nulla viene fatto per orientare i consumi verso i piatti tipici della dieta mediterranea, né per disincentivare i cibi ultra processati. La pubblicità gioca un ruolo decisivo perché riguarda quasi esclusivamente prodotti che l’etichetta a semaforo segnalerebbe con un colore rosso. Non così avviene in altri Paesi del Nord-Europa come nel Regno Unito. Il governo inglese da anni porta avanti campagne e iniziative contro la pubblicità del cibo spazzatura, ha adottato tasse sulle bibite zuccherate e avviato importanti iniziative di educazione al consumo.
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Professore Emerito dell’Università degli Studi di Parma e docente nella Facoltà di Medicina Veterinaria dal 1953 al 2002
Il motivo del successo della dieta mediterranea era l’integrazione di tutti gli aspetti diversi dello stile di vita: sociale, economico, ambientale, e la saldatura tra benesere fisico e psichico nel senso più ampio possibile……una rara congiunzione sinergica, quello che si dice ” un risultato superiore al valore delle singole parti in gioco”.
L’equilibrio si è rotto e a rimetterlo in bolla non interessa più quasi nessuno ammesso che sia ancora possibile farlo, ognuno si aggrappa ad un frammento del tutto come fosse quello decisivo.
Varrebbe la pena ricordare che se non si ha tempo per la salute prima o poi si deve trovare tempo per la malattia ma la d.m. nonostante le evidenze passate e le conferme recenti principalmente non interessa perchè è un sistema salutare a lento effetto, ci vuole costanza, pazienza, forza di volontà e tempo…… ora vanno di moda i frettolosi effetti speciali, spesso falsi ma non importa…..il prossimo funzionerà sicuramente.
Lo sanno bene molte persone malate, incerte e confuse dalle promesse che non si materializzano e che non trovano sollievo, l’aumento del loro numero certifica tutte le contraddizioni attuali.
Lo spazio a disposizione non sarà mai abbastanza grande per elencare tutti i fattori che determinano questa realtà, quelli che hanno qualcosa da vendere sono responsabili ma anche l’effetto “gregge” che accomuna tanti consumatori non va bene .
Che ne penso ? Togliere pubblicità in TV di hamburger e company famiglie felici mangianti prosciutto cotto e crudo
Mostrare di più gli allevamenti intensivi di polli, i mega allevamenti delle galline ovaiole etc. Formare una coscienza!
La primissima ricetta della dieta mediterranea è la frugalità, cioè quanto di più lontano vi sia dalla logica del cibo come prodotto commerciale. Fine della discussione.